Come per ogni altra attività umana, anche l’atto del viaggiare è stato oggetto di profonde trasformazioni nel corso dei secoli. Sono cambiati i motivi per cui si viaggia: una volta a spostarsi erano soprattutto eserciti, ambasciatori, commercianti e pellegrini, mentre oggi si viaggia anche per piacere. Sono cambiati i rapporti tra le differenti culture, la tecnologia ha alterato la percezione delle distanze e naturalmente sono cambiati anche i mezzi di trasporto di cui si dispone e i costi che essi comportano.
Oggi una compagnia aerea low cost ci permette di raggiungere quasi qualunque capitale europea in poche ore e a prezzi molto contenuti. Io non sono un amante del volo – pratica che considero fuori da ogni ragion logica e intrinsecamente contraria al mio sano attaccamento alla vita – ma posso godere dello scorrere dei paesaggi dal finestrino di un treno, o addormentarmi contando le stelle seduto più o meno comodamente sul sedile di un autobus. Qualunque sia la meta, raggiungerla non è mai un’impresa troppo ardua – salvo rari casi in cui ce le avventure ce le andiamo a cercare – e il mondo è divenuto il nostro parco giochi, un giardino dai confini così facilmente raggiungibili da spingerci a sempre nuove evoluzioni per rendere il viaggio un’esperienza unica e avvincente.
Per ricordarci quanto tutto ciò sia un dono prezioso che solo di recente si è reso disponibile ai più, l’università di Stanford ha realizzato un modello virtuale che ricostruisce gli spostamenti umani nientemeno che all’epoca dei Romani. ORBIS – questo il nome del programma – fa uso delle informazioni a sua disposizione per calcolare il costo in termini di tempo e di denaro di un viaggio entro i confini dell’Impero Romano del II secolo dopo Cristo.
Basato su una semplificazione dell’enorme network globale di città e vie di comunicazione, il software di Stanford raccoglie 751 località sparse su quasi 10 milioni di chilometri quadrati. Il reticolo di strade considerato si estende per 84.631 chilometri, a cui si aggiungono 28.272 chilometri di acque navigabili. Su questo mondo virtuale vengono poi applicate le varianti determinate dal mezzo di trasporto selezionato dall’aspirante viaggiatore: quattordici opzioni diverse, tra cui il carro trainato dai buoi, il mulo a pieno carico, la carovana di cammelli, l’esercito in marcia e il cavaliere solitario, ciascuna delle quali genera nove possibili risultati in base ai tempi e alle spese richieste.
La scoperta di questa affascinante macchina del tempo la devo ad un mio vecchio amico, lo stesso che mi ha condotto per le vie di Bologna alla scoperta dei movimenti studenteschi. Sempre a lui devo la perdita di innumerevoli ore trascorse a calcolare le rotte più svariate.
Ho così scoperto che viaggiare da Milano (Mediolanum) a Bari (Barium) – un’ora e mezza in aereo (ahimé!) lo scorso settembre per circa 50 euro – avrebbe richiesto almeno nove giorni, ammesso che avessi un cavallo, lo sapessi cavalcare e disponessi di 430 dinari. Quest’ultimo dato è quello che mi ha impressionato meno, dal momento che non saprei proprio come tradurlo in euro.
Un altro? Per andare da Roma a Londra – cioè da Roma a Londinium – con un mulo (questa volta ho immaginato le mie condizioni essere un po’ più umili) avrei impiegato almeno 50 giorni. Io per evitare le due ore di irrimediabile angoscia e terrore in aereo avrei accettato di buon grado anche le 20 ore di treno, ma 50 giorni solo per raggiungere la destinazione prevaricano qualunque ipotesi vacanziera che la mia pur scarsa voglia di lavorare mi consenta.
D’altra parte sta voi: nessuno più di me appoggia la filosofia del viaggiare con lentezza. Se avete a disposizione anche un mulo o un cavallo, non resta che mettere in valigia la toga e partire alla volta di angoli inesplorati del glorioso Impero!
Flavio Alagia
Dopo una laurea in giornalismo a Verona, mi sono messo lo zaino sulle spalle e non mi sono più fermato. Sei mesi a Londra, un anno in India, e poi il Brasile, il Sudafrica… non c’è un posto al mondo dove non andrei, e non credo sia poco dal momento che odio volare. L’aereo? Fatemi portare un paracadute e poi ne riparliamo.
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