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Viaggiare in Sicilia senza rendersi complici della mafia

Creato il 30 giugno 2013 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Di Palermo si possono dire molte cose. Capoluogo della Sicilia, città imperiale ricca di storia e di cultura, sede di numerosi monumenti, di teatri, di piazze secolari. Una città complessa, non priva di lati oscuri – compreso il “traffico”, come dicevano in un film di Benigni – il cui affascinante centro storico spesso sembra abbandonato alla rovina.

Un incontro responsabile e coscienzioso con Palermo deve però fare i conti con la sua storia, sia quella antica che quella moderna. E fare i conti con la storia di Palermo significa fare i conti con la mafia, un termine che nel corso degli ultimi trent’anni ha descritto situazioni criminose di quasi qualunque genere, dalle commistioni finanziare e politiche alla vendita di stupefacenti, passando per le sparatorie, le stragi, la violenza dietro cui talvolta si nasconde per non far capire che la mafia è innanzitutto una cultura da combattere con l’educazione e lo sviluppo.

Palermo, Piazza della Memoria

A Palermo parlare di mafia significa anche parlare di pizzo, vale a dire l’estorsione, il denaro richiesto come forma di protezione a commercianti, imprenditori ed esercenti. Un fenomeno concreto, ma non omogeneo, legato a dinamiche molto locali che cambiano da quartiere a quartiere. Cionondimeno una realtà con cui misurarsi, a partire da una semplice domanda: se vado a Palermo, mangio, bevo e dormo a Palermo, compro a Palermo… parte dei miei soldi andranno alla mafia?

Rispondere a questa domanda non è semplice, ma oggi esiste un modo per garantire che la risposta  sia un chiaro ed inequivocabile “no”. Si chiama Addiopizzo Travel, un’associazione nata da una costola di Addiopizzo, l’associazione di volontari che raccoglie imprese e commercianti opposti al pagamento del pizzo in Sicilia. Addiopizzo Travel offre una lista di operatori ed esercenti estranei all’estorsione mafiosa, propone percorsi turistici realizzati su misura che coinvolgono i visitatori nella storia dell’antimafia siciliana e illustrano un altro lato della città, il terzo: quello consapevole e contrario al fenomeno mafioso.

Durante il festival del libro “Una marina di libri”, tenutosi il 7 giugno all’interno della splendida Chiesa di San Domenico in centro a Palermo, i ragazzi di Addiopizzo Travel hanno presentato il libro di Pico Di Trapani “Viaggio in Sicilia”, un percorso etico e responsabile attraverso alcune delle località simbolo della lotta alla mafia siciliana. Alla presentazione ha partecipato anche Giovanni Impastato, il cui fratello Peppino è stato ucciso perché non voleva tacere la verità che affliggeva la sua terra. Dopo la morte di Peppino, per anni si sono sovrapposte montature che coinvolgevano ipotesi di suicidio e di terrorismo, e la madre ha aperto la sua casa affinché la vita del figlio potesse raccontare la sua lotta e il suo sacrificio a chiunque fosse interessato alla verità. Oggi l’abitazione è sede di un’associazione, “Casa Memoria”, e fa parte dei percorsi suggeriti da Addiopizzo Travel.

Presentazione del libro Viaggio in Sicilia durante Una marina di libri, Palermo

Aprire la propria casa, far parlare i fatti: un gesto per non tacere, per non essere complici con la propria inattività. È questo quello che cercavano di fare anche i ragazzi di Addiopizzo nel 2004, quando ancora non sapevano nemmeno che avrebbero creato un movimento così importante. Tutto quello che volevano era aprire un locale, e quando si è discusso – quasi per scherzo – di inserire tra le spese da preventivare la voce pizzo, la riposta è stata unanime: mai. Poi l’idea, un gesto senza pretese, una provocazione: attaccare in tutta la città un adesivo con la scritta: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità.”

Oggi le attività che hanno aderito ad Addiopizzo sono oltre 800: una percentuale piuttosto bassa in una città come Palermo, ma capace di fare da megafono a un messaggio estremamente potente. Lo hanno capito tutti, tanto che ora l’associazione gode di grande rispetto anche tra le istituzioni e le autorità cittadine. Non che le istituzioni facciano granché – non sia mai, in Italia – ma il fatto che appoggino le loro iniziative per farsi belle accanto al logo di Addiopizzo fa intuire la portata del fenomeno creato da un pugno di ragazzi pochi anni fa. Lo hanno capito anche gli estorsori: recenti intercettazioni hanno rivelato le direttive impartite dai capi mafiosi agli estorsori che girano per i negozi alla richiesta del pizzo, direttive che raccomandano di non rivolgersi agli esercenti che espongono il logo di Addiopizzo, perché oltre a non pagare avrebbero prontamente denunciato i colpevoli.

Una marina di libri, Palermo

Da Addiopizzo, che raccoglie gli imprenditori che si sono già liberati del pizzo o che non vi hanno mai avuto a che fare, è nata Libero Futuro, che invece assiste chi denuncia e deve confrontarsi con minacce e intimidazioni. La cosa più importante è far capire a vittime e carnefici che i denuncianti non sono soli, che lottare contro la mafia e vincere è possibile: ad ogni processo partecipano centinaia di volontari dell’associazione, affinché il messaggio sia chiaro e inequivocabile, affinché paura e ansia diventino un problema di chi estorce invece che di chi paga.

Poi ecco arrivare da un’altra costola Addiopizzo Travel, oggi una cooperativa ma presto un tour operator a tutti gli effetti. Lo scopo è sfruttare le competenze e i contatti raggiunti dall’organizzazione originale per creare percorsi etici che sviluppino cultura e conoscenza del fenomeno mafioso, ma anche di quel lato della Sicilia che non si è mai arresa di fronte alle ingiustizie. Ci sono anche itinerari guidati per italiani o per stranieri, e di recente hanno preso in gestione un tratto di spiaggia a Capaci – dove morirono il giudice Falcone con sua moglie e tre agenti della scorta – dove realizzare dibattiti, spettacoli e presentazioni.

La sede in via Lincoln, nel centro di Palermo, è un immobile confiscato alla mafia (si tratta della sede originaria di Addiopizzo, mentre lo spin-off di natura turistica sarà presto trasferito in un’ambiente più adatto). Al suo interno non trovo sognatori che si crogiolano in effimeri successi, ma persone impegnate tra mille carte, documenti e telefonate. Sopra l’ingresso di una sala piena di sedie campeggia una scritta, una variazione del messaggio primordiale dell’associazione: “Un intero popolo che non paga il pizzo è un popolo libero.”

La sede di Addiopizzo

Alla base di Addiopizzo Travel c’è un concetto molto preciso: il consumo critico. Infatti, sebbene le operazioni di sensibilizzazione abbiano fatto crescere notevolmente il gruppo di Addiopizzo, più difficile è orientare i consumi del pubblico. Ecco allora che i ragazzi hanno pensato di coinvolgere il turismo, in modo da creare un mercato che premiasse le adesioni all’associazione e al tempo stesso diffondesse la cultura contraria all’estorsione.

Per aderire alla lista di attività libere da pizzo presente sul suo sito, Addiopizzo Travel svolge dei controlli molto dettagliati, che includono la consegna da parte del richiedente di certificazioni precise e la collaborazione con le autorità di polizia. I tentativi di infiltrazione, a dire il vero, sono quasi nulli, ma la costante e severa vigilanza costituisce l’unica garanzia possibile.

Dario Riccobono, uno dei fondatori di Addiopizzo Travel

La cooperativa si rivolge soprattutto a gruppi organizzati, per i quali prepara itinerari studiati su misura, ma anche i singoli turisti possono partecipare a visite guidate della città. Le imprese coinvolte sono oltre 200 – ma il numero è in continua crescita – e riguardano ogni genere di attività. Per strada è possibile riconoscerle dall’adesivo esposto in vetrina, mentre guide aggiornate vengono pubblicate periodicamente, come anche nel caso di Addiopizzo.

palermo_ negozio addiopizzo

Proprio una di queste guide presenta un’introduzione che si chiude con queste parole significative con cui vi lascio.

Se mai verrà il giorno in cui potremo dimostrare a noi stessi il fatto di esserci definitivamente lasciati alle spalle questa triste, dolorosa e umiliante realtà, allora sapremo che ognuno di noi è stato parte di una vera e propria Liberazione, e che quindi potremo finalmente diventare ciò che potenzialmente già siamo: un popolo onesto, laborioso e creativo.


Flavio Alagia

Flavio Alagia

Dopo una laurea in giornalismo a Verona, mi sono messo lo zaino sulle spalle e non mi sono più fermato. Sei mesi a Londra, un anno in India, e poi il Brasile, il Sudafrica… non c’è un posto al mondo dove non andrei, e non credo sia poco dal momento che odio volare. L’aereo? Fatemi portare un paracadute e poi ne riparliamo.

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