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Una vasta area disabitata estesa tra il comune di Pisa e quello di Livorno.
Poi dal 1925 furono avviati importanti interventi di bonifica e la costruzione di colossali edifici per ospitare la Gioventù fascista nel suo percorso di sana crescita grazie all’azione del sole e del vento.
Così nacque nacque Calambrone a Tirrenia, che come le nuove città costruite nelle terre conquistate di là dal mare, fu definita colonia.
Le colonie marine divennero uno dei punti di forza della propaganda fascista: sole e di mare avrebbe inoltre ritemprato il fisico e giovato alle malattie tubercolari, prima causa della mortalità infantile che, negli anni ’20, incideva per il 30% sulla popolazione.
Fu così che molti bambini tra i 6 e i 12 anni, figli di lavoratori statali, proprio a Calambrone conobbero per la prima volta il mare.
Le nuove città erano improntate alla visionarità dell’ideologia fascista: le costituivano edifici futuristici caratterizzate dai grandi spazi in cui si scandiva il tempo tra esercizi ginnici e adunate collettive.
In quella Tirrenia che allora appariva lontana dalle condizioni polverose e spesso degradate della città, la sabbia, l’architettura moderna, i pini, e le montagne della Toscana in lontananza sarebbero sembrate ai bambini un’evocazione vivida del nuovo Italia il regime stava creando.
Visitare la città è un vero e proprio viaggio nel tempo alla scoperta di un luogo che negli ’30 ha visto nascere i primi studios cinematografici d’Italia, ancor prima della nascita di Cinecittà.
A Calambrone si trova una delle più importanti realizzazioni dell’architetto Angiolo Mazzoni, a cui si devono alcuni dei più importanti edifici postali e ferroviari in Italia.
Con i suoi 14.000 mq la colonia Rosa Maltoni (dal nome della madre di Benito Mussolini) è la più grande di Calambrone, costruita per ospitare i figli dei lavoratori delle Ferrovie e delle Poste.
Il complesso architettonico è riconoscibile dalla strada per le due alte torri che si ergono ai suoi lati e che sono in realtà serbatoi dell’acqua, pensati per rendere la cittadella completamente autonoma. Le torri, avvolte da scale elicoidali, sono un motivo ripreso anche nella progettazione della stazione Termini a Roma.
Oggi la colonia ha ritrovato il suo originario colore arancione acceso grazie alla ristrutturazione che ne ha trasformato una parte in un complesso turistico ricettivo, riscattandola dal degrado e dall’abbandono.
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