In Giappone: dalle zone colpite dallo tsunami al panorama senza tempo di Matsushima
Quante isole!
Va in mille frantumi
Il mare d’estate
(Matsuo Bashō)
Mi sono svegliato con la mente popolata di pensieri cupi. E’ vero che avevo lasciato Watari e Yuriage, due cittadine vicino a Sendai devastate dallo tsunami del 2011 con lo spirito sollevato, vedendo l’energia, l’impegno della gente che avevo intervistato per scrivere un articolo per il mio giornale (questo). Mentre apro gli occhi steso sul futon del mio ryokan ho ancora in testa le parole del pescatore che aveva detto: “Non spero in un futuro migliore, lo renderò migliore”. In quel momento sapevo già che sarebbe stata anche la conclusione del mio articolo. Però vedere quegli alberi secchi e contorti, quel vuoto dove c’erano prima le case, sentire i racconti di quei momenti terribili mi ha lasciato un senso di sgomento che mi è rimasto sotto la pelle. Neanche il venerdì sera di Sendai con Mizue e Lorenzo, fra un piatto di gyutan (lingua di manzo, piatto tipico locale), birra, sake e una conclusione al karaoke, è riuscito a stemperarlo.
Yuriage (foto di Patrick Colgan 2014)
Non voglio che quella terra ferita – che ricorderò sempre – sia l’ unica immagine che mi porterò dietro da quella zona. E’ per questo che mi sono alzato presto, voglio andare alla baia di Matsushima, uno dei nihon sankei, i tre grandi panorami del Giappone, uno dei luoghi amati dal poeta Bashō, uno dei posti che da tempo volevo vedere, che ho immaginato tanto. Foto ne ho viste poche, piuttosto in testa ho lo splendido dipinto della mia amica Ayano che dopo lo tsunami del 2011 creò uno dei suo quadri più belli, dedicato a questo luogo che, pur subendo dei danni, aveva incredibilmente resistito a quell’onda mortale.
Matsushima, di Yamamoto Ayano
Matsushima (松島 isole dei pini) è una baia nella quale sono disseminati circa 260 scogli di roccia bianca ai quali sono aggrappati boschetti di pini o singoli alberi che sembrano rimasti impigliati per qualche strano scherzo. Alcune isole sono minuscole, altre sono più grandi. In quel terribile marzo del 2011 hanno formato uno scudo naturale contro lo tsunami e sicuramente non è stata la prima volta. Per vedere queste isole voglio prendere la barca da Shiogama una cittadina di pescatori vicina a Sendai, famosa per il suo mercato del pesce che però stamattina non ho la possibilità di vedere.
Soffia un vento gelido, graffia la pelle. Ma ho avuto fortuna: è una di quelle giornate limpide, terse che amo dell’inverno giapponese. In cielo ci sono solo poche nuvole a spezzare un azzurro intenso eppure così diverso dal mare color blu profondo, violaceo. Una tinta omerica. E poi ci sono quelle isole, come cocci di porcellana che galleggiano grazie a una forza ignota, spiccano in quel mare come denti luminosi in una bocca sdentata. Mentre mi passano davanti scatto foto freneticamente, cambio obiettivo, cerco di cogliere il particolare più che il panorama. E’ una sfida affannosa e persa in partenza per evitare lo scatto da cartolina. Poi a un certo punto mi arrendo e metto via la macchina: ho l’impressione, su questa barca, di farmi scivolare via un momento prezioso, voglio dimenticare la gente che è intorno a me, immergermi almeno per qualche minuto in tutto questo blu e in questo bianco che scappano via, cercare di rallentare il tempo.
Matsushima (foto di Patrick Colgan, 2014)
Matsushima, foto di Patrick Colgan (2014)
Matsushima, foto di Patrick Colgan (2014)
Matsushima (foto di Patrick Colgan, 2014)
Matsushima (foto di Patrick Colgan, 2014)
Matsushima (foto di Patrick Colgan, 2014)
Però Matsushima non mi ha ancora rivelato tutto. Nel quadro di Ayano l’isola è come sospesa in un vuoto. E’ un’idea, il sogno di un’isola e quell’immagine mi dice che devo ancora cercare qualcosa oltre al panorama. Fra gli alberi dipinti si intravede un ponte rosso che forse è lì, forse è da un’altra parte, come un’immagine sospesa, si vede e non si vede. E’ l’idea di un ponte. Non so perché mi è rimasto in testa quel dettaglio del quadro, ma lo cerco. E lo trovo. Dal vivo, è molto diverso. E’ lungo centinaia di metri e si slancia sul mare, collegando la terraferma all’isola di Fukuura. Nel 2011 stato danneggiato dallo tsunami – e, chissà, forse Ayano si riferiva a questo quando ne ha nascosto dei frammenti nel suo quadro – ma ora è di nuovo percorribile. Attraversarlo è come scivolare in un’altra dimensione: improvvisamente non c’è più nulla, nessuno, solo il suono del vento ghiacciato, il fruscio degli alberi, le onde del mare. Il luogo è bellissimo, ma non c’è niente da fotografare, niente che si stacchi e attiri il mio occhio. Cammino senza meta lungo un sentiero e piuttosto registro un video per ricordarmi del suono di queste fronde, dell’ululato dell’aria che si insinua fra le pietre e i tronchi. Ed è questa la bellezza di Fukuura, in questo momento.
Alzo lo sguardo verso le cime degli alberi e anche se non c’è nessun’altro mi sembra di condividere questo momento con tutte le persone che hanno amato questo luogo nei secoli, forse in compagnia di queste stesse piante: per questo istante sono in ogni tempo. E’ un momento che voglio ricordare. E allora prendo la macchina fotografica e scatto l’ultima foto.
Ora posso ripartire.
Un ponte fra i pini (foto di Patrick Colgan, 2014)
Gli alberi sopra di me, Matsushima (foto di Patrick Colgan)
Come arrivare a Matsushima
Le due stazioni del ferry sono vicine alla stazioni ferroviarie di Hon-Shiogama (dalla stazione chiedete, perché le indicazioni per il traghetto sono pessime) e a quella di Matsushima Kaigan. Ci sono frequenti treni locali da Sendai e entrambe le fermate sono sulla stessa linea (circa mezz’ora, 320 yen, coperto da Japan rail pass). Shiogama è famosa oltre che per il suo mercato del pesce – e quindi il sushi freschissimo – anche per il suo tempio (lo Shiogama jinja). Anche a Matsushima si può visitare lo Zuigan-ji, se hai tempo, e il Godai-do, un piccolo tempietto di legno che però apre solo una volta ogni 33 anni (la prossima è nel 2039!). E poi si può andare all’isola di Fukuura (200 yen per percorrere il ponte di 250 metri e andare sull’isola), che richiede un’oretta di cammino per essere esplorata. Il piatto tipico locale sono le ostriche (la cui stagione va da ottobre a marzo).
Per quanto riguarda il traghetto ci sono varie formule, fra le quali il ‘percorso Basho’ che ripercorre il tragitto che avrebbe compiuto il poeta fra le isole. Il percorso costa 1400 yen e dura una quarantina di minuti, dopodiché si può riprendere il treno per tornare a Sendai. I traghetti si possono prendere in entrambe le direzioni.
Partendo presto è una gita che si può fare in giornata da Tokyo col Japan rail pass: il tragitto per Sendai in Shinkansen dura infatti solo 100 minuti. Sendai è però una città interessante, anche se fuori dalle rotte turistiche: consiglio di passarci almeno una notte.
Matsushima, di Yoshu Chikanobu 1898 (da Wikipedia Commons)
Link utili
Visita a Matsushima e Sendai (Ente del turismo giapponese)
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