Oporto e il Portogallo del nord erano nella mia lista desideri da tempo. Le mie precedenti tappe in questo paese, targate Lisbona, Valle del Douro ed Estremadura, mi hanno lasciato un piacevole ricordo tanto da desiderare ancora questa terra, accogliente, solare e mai eccessiva.
Oporto é diventata una parte di questa Pasqua 2015 fly&drive, conoscendo così una città che mi ha conquistato in poche ore. Dopo 4 giorni di scoperta di monasteri, valli, campagna e paesi, raggiungo Oporto giá entusiasta dei colori e della gente che ho incontrato. Essa in due giorni si rivela a me come una dolce scoperta.
Ho camminato fra le rue del centro ammirando i suoi palazzi e mi è venuto di paragonarli a delle torte a strati. Nelle vie più commerciali, ai tempi del logo, lo strato inferiore é spesso un monomarca, ma non é una regola. Ancora resistono i negozi con oggetti di artigianato e insegne anni 50 che incantano, quasi fossero di un'altra epoca e di un altro continente.
Quando le scorgi ti viene spontaneo buttarci un occhio perché spesso proprio queste vetrine contengono qualcosa di naif, di personale, come un biglietto da visita più che per la merce venduta, su chi la vende. È così che la vetrina di un ortopedico mostra statue sacre accanto a protesi e scarpine correttive. Oltre gli strati, lo sguardo corre su fino ai tetti rossi, tra muri screpolati dal tempo e dall'incuria e tra i balconi, le maioliche, le piante e le finestre, dove non è difficile scoprire pezzi di vita che hanno l'odore del bucato appena steso ed i volti della gente che si affaccia.
Queste case sembrano non finire mai; quando credi di scorgere il tetto, ti accorgi che hanno costruito una casetta all'ultimo piano, messa la, pure un pò storta, proprio come una ciliegina di una torta che ha il sapore genuino di quelle fatte in casa. Tutte attaccate, tutte screpolate, tutte deliziosamente asimmetriche danno vita proprio come nelle città costruite con i lego, al profilo irregolare di Oporto, il cui volto, illuminato dal sole, trattiene la bellezza dei segni del tempo che si sono ad essa sommati senza sottrarre bellezza.
Oporto vive di commerci, della vita dei quartieri popolari, dei bambini che giocano a nascondino e dei palazzi dalle facciate liberty e squadrate dell'epoca di Salazar. Vive degli anziani con il bastone e il cappello che salgono con fatica le sue Rue e delle donne che stendono il bucato che mostrano senza vergogna.
Cosa può privilegiare un turista attento in visita a questa città? Sicuramente una immersione nei quartieri più popolari e meno di facciata. Non è difficile trovarli perché, per quanto aperta al turismo, Oporto non ha rinnegato la sua natura, operaia, di rione e familiare. Passeggia dunque fra le salite e le discese fra Rua dos Caldeiros, Rua do Souto, Rua de Santana, rua Dos Mercadores, Rua San Joao, i rioni piú popolari, fallo senza fretta, senza lesinare nessuno sguardo verso alcun portone, insegna, esercizio commerciale o artigianale.
Se ti verrà fame entra come ho fatto io dentro alle taverne meno di turistiche, quelle senza insegna o simbolo di tripadvisor, quelle che in Italia non abbiamo più, e fatti servire il menu del giorno. Mangerai con pochi euro come fossi a casa di tua nonna 30 anni fa, comunicando in italiano e capendo il portoghese, fra operai in pausa, la tv con una partita di calcio a qualsiasi ora, e il canarino dentro alla gabbia appeso alla porta.
Tra un quartiere e l'altro, tra una bottega e l'altra scoprirai la Oporto culturale, con le sue università ed una libreria, Librería Lello e Irmao, che è un vero e proprio monumento liberty nazionale. Varrà la pena fermarsi, fare la fila e scoprire la scalinata e la vetrata che corona il suo soffitto, una cosa unica nel suo genere.
E fra cultura e case di gente comune, farai visita a chiese e chiostri le cui facciate esterne sono spesso arricchite di azulejos magnifici, con storie bibliche e messaggi cristiani, perché la vita della chiesa è si all'interno ma anche fuori, in un paese in cui il sole splende quasi sempre.
Dentro troverai altari fastosi e monumentali, statue a grandezza naturale che ricordano la passione. Le facciate romaniche verranno tradite da altari barocchi, zeppi d'oro, come nel caso di San Francesco, chiesa di mirabile bellezza in cui non c'e un mm di parete che non sia un cherubino o una foglia di vite.
E se sei innamorato, come me, degli azulejos visita la stazione, ordinata e liberty, ed il chiostro della cattedrale, in cima all'altura da cui ammirerai tutta Oporto, nella sua grandezza e nella sua "piccolezza". Affacciandoti dal belvedere con dietro la "Sé" guarderai infatti, a perdita d'occhio, ciò che è più lontano, ossia i grattaceli all'orizzonte e i tetti dei quartieri popolari limitrofi.
Probabile che come me ammirerai il suo profilo che brilla sotto al sole e a ciò che è lontano sommerai quello che che ti sta più vicino, ossia gli anziani di quartiere che vendono loro oggetti sui marciapiedi e badano ai nipoti, magari cantando una canzone; ed i bambini che giocano a nascondino o a pallone, in ogni spazio che si può definire piazzetta.
La somma che risulterà non sarà aritmetica ma Oporto nella sua essenza di vita e di cemento. Durante la scoperta di questa città potrai fare una cosa che ti aspetti ed una che non ti aspetti. La prima, è giungere e sostare nella zona più fotografata e conosciuta, quella dei ponti lungo il Douro, la Ribeira, un tempo zona di commerci e popolaresca, oggi turistica e tranquilla. Qui potrai sedere come ho fatto io in uno dei tanti locali che pigramente si adagiano sulla battigia e sorseggiando del vino Porto o mangiando un gelato, vedere la vita lungo il fiume, oggi votata al turismo ma comunque piacevole e cheta.
Scorgerai i vascelli che dalla parte di Villa da Gaia sono ancorati sui moli, come punto di riferimento delle cantine per chi vuole realizzare degustazioni dall'altra parte del fiume. Ammirerai il panorama al sole, immerso nelle diverse tonalità della luce, osservando la linea armonica dei ponti, le facciate delle case e i portoni colorati. Passeggiando, una volta che deciderai di aver impresso nella tua memoria questa che non è più una cartolina, ma la tua Oporto, tornerai a dirigerti verso la scoperta di chiese, piazze e gente prendendo la teleferica. Ciò che invece non ti aspetti di vivere forse nella visita alla capitale del Douro, è un centro culturale di arte contemporanea di grande valore. Ho trascorso l'ultima mattina prima di tornare a casa in quella Oporto che non ti aspetti. È la Oporto catalizzatrice di esposizioni permanenti e temporanee di arte contemporanea, in un polo culturale moderno e funzionale.
Il museo Serralves non è solo un museo ed un parco ma uno spazio polivalente dove materia, idee, forme, natura e luce interagiscono. È uno luogo libero ed interattivo, alla stregua di molte esperienze del nord Europa simili e che ho giá conosciuto; tante le occasioni che offre per bambini e scuole. Nel visitarla scoprirai il suo parco, una fattoria, un lago ed una sala da the sotto un glicine oggi fiorito. Ma visiterai sopratutto la "Casa Villa" un mirabile esempio di architettura funzionalista ed arte decò dove potrai, forse occasione unica per te, interpretare la forza emotiva e visiva delle linee di un edificio vuoto al suo interno, le cui forme razionali sono in dialogo con lo spazio che le circonda. Nulla si frapporrá fra te, la geometria sensibile e l'ambiente esterno.
Oporto può essere tante cose e tu potrai viverla come meglio credi ma difficilmente essa tradirà, per accogliere te turista la sua natura spontanea, aperta e sincera. A me Oporto ha fatto poi un dono: mi ha ricordato, passeggiando fra le sue vie un po' decadenti, come in tanta parte del Portogallo, che la parola bellezza ha poco a che fare con perfezione, quanto con armonia e varietà. A Oporto infatti anche la ruga più profonda, segnata dal tempo e dall'incuria ha un senso estetico positivo e profondo.
diario di viaggiooportoPortogallo