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Viaggio ad atene, non solo acropoli e partenone

Creato il 16 novembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Nicola Pucci

Una premessa ed una promessa, all’atto di buttar giù qualche appunto disordinato di viaggio sull’Ellade: uno, Atene non è una bella città; due, mi asterrò dal ricordare gli effetti della crisi che stringe la Grecia in una morsa soffocante. Detto questo, seguitemi, perchè se è vero che la capitale non si lascia ammirare per la sua beltà ha pur tuttavia alcuni gioielli di fama planetaria e fascino discreto che non si possono proprio tacere.

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Tempio di Zeus – da paesionline.it

Il cammino si avvia dal cuore pulsante della città, Platea Syntagma, un crogiuolo di genti che si confondono, la silenziosa sentinella degli alberi secolari che osservano dall’alto, il Palazzo Presidenziale a regalare un tocco non così necessario di cemento. Le diramazioni da qui volgono a nord, verso la collina del Licabetto, quartiere residenziale di buon lignaggio, oppure declinano verso Ermou, per soli pedoni, fiancheggiata dai negozi più alla moda, che oltre la piccola chiesa ortodossa di Kapnikarea entra come una lama tra le mille luci e i mille profumi che annunciano il mercato delle pulci di Monastiraki. Ecco, in questo magma di sensi in movimento, tra i chiassosi bazar che vi inviteranno a far compere e i ristoranti a basso costo che vi offriranno souvlaki e ouzo, vi sentirete a vostro agio perchè l’incrocio umano è vita e qui si parla la lingua universale del “siamo tutti figli di uno stesso Dio”.

Si comincia a respirare aria di vetusto, di antico, di cadente, le pietre chiamano con la forza magnetica della loro storia ed ecco a noi l’Agorà Romana, a ricordare che Atene fu città cara ai Cesari di qualche secolo fa. Mi accorgo che il passo punta verso l’alto partendo dal basso; tra gli alberi fa capolino il Tempio di Efesto, conservato mirabilmente, che padroneggia l’Antica Agorà dove a quel tempo l’oratoria di Socrate plasmò le menti più evolute e vide la luce l’esempio più straordinario di vita sociale e democratica. Già, le rovine testimoniano l’uomo che seppe confrontarsi con i suoi simili ed oggi, la modernità, pur nella sua evidente degenerazione, deve la sua legittimazione civile a quel miracoloso tentativo. Coronato dal successo.

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Acropoli – da storiadigitale.zanichellipro.it

Costeggio lo sperone roccioso dove gli Dei avevano dimora, l’Olimpo, avventurandomi per il groviglio di strette viuzze di Plaka, greci e turchi che si mescolano tra loro. Qui è caratteristico, e spudoratamente turistico, cenare a ritmo di sirtaki, ma tra un piatto di tzatziki e un bicchiere di retsina possiamo ammirare questa collina che solo il citarne il nome ci proietta al fianco di Zeus e Atena. Acropoli, sì, avete capito bene, il vanto di questa città, con il padrone di casa, lassù, che ammalia l’osservatore che vien da fuori ed evoca la memoria di quando Atene fu centro dell’universo allora conosciuto. Ci inerpichiamo verso la sommità della montagnola sacra agli ellenici, passando per il Tempio di Dioniso, sormontando l’Odeon di Erode Attico, entrando per la Porta di Atena, scorgendo il Tempio di Atena Nike, apprezzando le copie in gesso delle cariatidi dell’Eretteo, inginocchiandoci al cospetto del Partenone.

A proposito, conoscete la storia del fregio? No? Non dimenticate allora una visita al modernissimo Museo dell’Acropoli, che al terzo piano riproduce le dimensioni del Partenone ed è allineato ad esso. Se avete qualche altra ora a disposizione uscite dal circuito turistico più centrale e raggiungete il meraviglioso Museo Archeologico Nazionale, con il Poseidone di bronzo, la maschera di Agamennone e la ricca collezione di Kouros dalle forme perfette e provocanti.

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Poseidone di bronzo – Museo Nazionale di Archeologia

Sincerità per sincerità? D’accordo, l’Acropoli è affascinante seppur un po’ malandata, ho preferito piuttosto girare attorno al maestoso Tempio di Zeus, poco distante, con le sue 15 colonne rimaste delle 104 originarie e l’Arco di Adriano a far da cornice. Così come allontanandoci qualche metro lo Stadio del Panatinaico è simbolo dei Giochi che in era moderna debuttarono nel 1896 e fu palcoscenico del successo olimpico del nostro miglior maratoneta, Stefano Baldini, anno di grazia 2004.

E’ l’ora del commiato, magari proprio dal porto del Pireo, il più grande del Mar Mediterraneo, una sorta di città nella città. Quale moltitudine di genti, quale operosità tra queste banchine… e probabilmente chissà quanti traffici oscuri: era il luogo preferito di quella gran penna di Henry Miller, lo sapevate? Andìo, αντίο.

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