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Viaggio alla scoperta dei monasteri isolati dal resto del mondo
Creato il 08 maggio 2014 da Viaggiando WebOggi vi presentiamo 5 posti soprannaturali e sublimi, monasteri isolati dal resto del mondo, annoverati tra i più belli ed inaccessibili del mondo, in cui potrete unire al viaggio in senso letterale, quello alla scoperta profonda di voi stessi.
Questi magnifici luoghi sono stati costruiti dagli asceti delle varie religioni, nel momento in cui decidevano di volersi ritirare in solitudine alla ricerca di se stessi attraverso il loro Dio e lo facevano in modo che nessuno dal mondo esterno potesse anche minimamente disturbarli.
Per secoli, infatti, questi luoghi sacri, dove si può riscoprire il silenzio e la meditazione, furono irraggiungibili dagli stranieri, ma spesso anche dalle persone del posto.
Scopriamoli insieme.
Meteora che in greco significa "sospeso in aria" ed è, dopo il Monte Athos, il secondo per grandezza e per presenze costanti di monaci (dal tempo della loro costruzione fino ai giorni nostri) complesso monastico oggi presente nel territorio greco.
Sono situate nella regione della Tessaglia, nel cuore della Grecia continentale e nei pressi della cittadina di Kalambaka.
Da diverse testimonianze storiche si deduce che i monasteri di Meteora, al tempo successivo alla loro edificazione, erano 30 in totale.
Oggi solamente 6 sono ancora funzionanti, sospesi tra storia, spiritualità ed arte, e ricevono tantissimi pellegrini ogni anno da tutto il mondo. Questi sei monasteri sono i seguenti: Monastero Aghios Nikolaos (Monastero di San Nicola), Grande Meteoron ossia Monastero della Trasfigurazione, Monastero Varlam, Monastero Roussanou, Monastero di Agia Triada (Monasteri di Santa Trinità) e Monastero di Aghios Stefanos (Monastero di Santo Stefano). Esistono anche molti piccoli monasteri abbandonati.
La maggior parte di loro sono stati fondati nel 14° secolo, quando Sant'Athanasios chiamato "il Meteoritis", dal quale hanno preso il loro nome, costituì in questi luoghi la prima comunità monastica organizzata, con regole dettate secondo i tradizionali monasteri di Monte Athos, raccogliendo i monaci che vivevano isolati nelle grotte. Secondo fonti scritte esistenti, il primo monaco che nel 950-970 costruì il convento di Aghio Pnevma (S. Spirito) fu un certo Barnaba.
Dopo la caduta dell'impero bizantino e l'occupazione ottomana, questi monasteri situati sulle cime di roccia inaccessibile a tutti, hanno assunto un ruolo preciso: difendersi dai turchi e proteggere la fede cristiana.
I primi asceti scalavano le rocce delle Meteore per mezzo di una serie di impalcature, che venivano appoggiate su tante travi bloccate nella roccia, oppure da lunghissime e vertiginose scale di corda.
I più paurosi che soffrivano di vertigini, venivano tirati su attraverso una rete comune e tutta questa operazione durava più di mezz'ora (sospesi nel vuoto in mezzo ad altezze mozzafiato di 613 metri sul livello del mare).
Da allora e fino ai giorni nostri, sopra queste rocce sacre hanno dedicato la loro vita a Dio tantissimi monaci e monache, che faticano giorno e notte lavorando la terra, digiunando, implorando per la salvezza di tutti gli uomini attraverso lunghe preghiere e suppliche.
I sei monasteri di Meteora che attualmente si possono visitare, sono stati accuratamente restaurati sia all'esterno che all'interno, e oggi, i suoi splendidi affreschi, si presentano molto bene conservati.
Nel 1989 l'Unesco ha inserito Meteora nel Catalogo dei Monumenti del Patrimonio Internazionale, come bene culturale e naturale di particolare importanza.
Il monastero buddista di Popa Taungkalat è situato in cima del Monte Popa, montagna considerata dalle persone del posto, la dimora spirituale dei 37 “Nat“ del Myanmar, gli spiriti di un culto animista molto diffuso in tutto Myanmar.
I Nat non fanno parte della conformità religiosa ufficiale, ma sono ammissibili con il credo locale e sono divinità della superstizione locale.
I Birmani sono Buddhisti e credono nella reincarnazione, ma si rivolgono ai Nat per gli aspetti e i bisogni della vita presente.
Il monte Popa (detto anche l’Olimpo dei Nats), è un vulcano estinto, alto 1517 metri, coperto di foreste rigogliose e verdeggianti, sulle cui pendici e precisamente su una formazione vulcanica alta 737 metri che ricorda una torre, si trova il tempio buddista dorato Popa Taung Kalat, che ospita sacri altari di culto buddisti ed animisti e di cui nessuno conosce la data di costruzione.
Dal tempio si gode di una vista grandiosa su tutta la pianura di Myingyan. Questo santuario sul Monte, si può raggiungere e visitare salendo una scalinata contorta e intricata di 700 gradini, coperti da tettoia, animata dalla presenza di tantissimi macachi pronti a rubare qualsiasi cosa gli colpisce la curiosità (specialmente oggetti commestibili).
Il Monastero Kozheozersky è un monastero cristiano ortodosso situato vicino al lago di Kozhozero, nella parte nord-occidentale della Russia, una delle zone più isolate e dimenticate del pianeta.
Il Monastero Kozheozersky, fu fondato nel 1550 da Niphont di Kozheozero, un monaco del monastero di Syryinsky in cerca di un posto remoto ed isolato, e da Serapione di Kozheozero, un principe Tataro battezzato cristiano che, una volta arrivato a Lalke Kozhozero, si fece monaco cambiando il suo nome in Serapione.
Questo monastero è uno dei più remoti e difficili del mondo da raggiungere, visto che non esistono strade accessibili di collegamento.
All'inizio del 1730, un disastroso incendio distrusse tutte le parti in legno del monastero, e da allora non è mai stato possibile recuperarli e restaurarli. Nell'inverno del 1919 - 1920, il monastero fu chiuso in seguito ad un attacco massiccio dell'Armata Rossa, e tutt'oggi resta sconosciuta la sorte dei pochi monaci ivi presenti al momento della presa.
Ma nel 1997 il monastero fu nuovamente ripopolato grazie alla sua consacrazione avvenuta nel 1999. Attualmente l'unico monaco che risiede permanentemente nel monastero è il suo igùmeno.
Per tutti coloro che, invece, desiderano visitare il monastero, per prima cosa si deve prendere un treno per la stazione Nimenga. Una volta arrivati lì, si deve chiedere un passaggio a qualsiasi camion locale che trasporta legname, per attraversare la foresta, ed infine, usciti dalla foresta, percorrere gli ultimi 32 km che portano al lago di Kozhozero a piedi.
E non è tutto. Una volta giunti al lago devono accendere un fuoco come segnale ed attendere l'arrivo di una barca per l'attraversamento. Inutile aggiungere che il monastero è privo di elettricità, telefono o Internet.. quindi assicuratevi bene prima di partire.
Il Monastero di Sumela (dal greco Παναγια Σουμελα e cioè Madonna di Sumelà), noto anche come il monastero della Madonna nera, è un monastero greco ortodosso costruito precariamente su una parete di roccia a strapiombo nel Parco Nazionale Altindere, nella provincia di Trabzon (sulla costa nord-orientale) in Turchia.
La leggenda narra che fu fondato nel 386 da due monaci eremiti ateniesi, Barnabas e Sophronius, i quali, in seguito ad un'apparizione della Vergine Maria, avrebbero individuato questo ripido pendio per costruire un monastero, dopo che in una grotta della montagna , ad un'altitudine di 1063 metri, era stata trovata, la santa icona della "Panagia Athiniotissas", di carnagione scura o nera, che, sempre secondo la tradizione, dipinse San Luca. A quest'icona scura molto probabilmente è dovuto anche il nome del monastero Sumelà, in quanto “melas” in greco vuol dire nero o scuro.
Nel corso degli anni i lasciti hanno arricchito il convento divenuto luogo di pellegrinaggio e di grande ricchezza grazie ai molti privilegi, poderi, votivi e reliquie donati da diversi imperatori del Bisanzio, ma soprattutto dagli imperatori di Trebisonda Ioannis II Comneno (1285-1293), Alessio II Comneno (1293-1330) e Basilio I Comneno (1332-1340). Preziosi documenti e molti manoscritti antichi sono stati conservati nella biblioteca del monastero fino al 1916, anno in cui gli ultimi monaci sono stati cacciati via con la forza dai Turchi e mandati in Grecia in seguito allo scambio di popolazioni tra Turchia e Grecia.
Nel 1922 i Turchi, dopo aver derubato tutti gli oggetti di valore custoditi all'interno del monastero, lo distrussero completamente dandolo interamente alle fiamme, cancellando così le tracce dei loro crimini a sfondo religioso. Nel giugno del 2010 il governo turco ha dato il permesso al Patriarcato Ecumenico Bartolomeo I, di celebrare nello storico monastero la messa della Dormizione della Madonna, ricorrenza festeggiata dai cristiani ortodossi il 15 agosto di ogni anno. E così, il patriarca ecumenico Bartolomeo ha celebrato una messa dopo 88 anni. Adesso questo storico monastero è trasformato in un museo.
Nascosto nella regione sud-orientale dello Zanskar, tra gli altipiani Himalayani, nella valle di Zanskar si trova il monastero buddista Tibetano di Phugtal Gompa (spesso traslitterato come Phuktal). Sbalzato dalla parete rocciosa di una gola enorme, a 3.850 metri di altezza sul livello del mare, uno splendore architettonico di 2 piani, dipinto in colori tradizionali Ladakhi (rosso, nero e giallo), arroccato a strapiombo sulla valle sottostante.
Questo complesso architettonico a prima vista ricorda più una fortezza medioevale che un luogo di preghiera ed è costruito all'interno di una grotta sul fianco della montagna, su una scogliera della gola del fiume Lungnak.
All'interno si trova una sorgente sacra e diversi affreschi murali risalenti a circa sette secoli fa.
Un posto inospitale, selvaggio, arido e in completo isolamento, popolato da monaci e corvi. Un labirinto fatto di porticine alte poco più di un metro, percorso da un groviglio di scale buie, senza geometria, costruite dal tempo, una costruzione unica innalzata nella scogliera come un nido d'ape.
All’interno del monastero vivono circa 70 monaci, e ci sono una biblioteca e alcune sale di preghiera. Il monastero fu fondato nei primi anni del 12° secolo da Lama Gangsem Sherap Sampo e letteralmente Phugtal significa "attraverso le grotte". Per chi lo vuole visitare il monastero è raggiungibile solo a piedi (non esistono strade) mediante un lungo percorso che dura 1 giorno di cammino.
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