Che meraviglia la Capitale nipponica!
E’ un sogno di tutti, credo, visitare il Giappone con i suoi contrasti fra antico e moderno e la sua cultura così diversa dalla nostra! Ma come se la cava un celiaco in questa terra così lontana?
Oggi ospitiamo Isabella, una nostra lettrice/amica/blogger che ci fornisce una preziosa testimonianza al riguardo.
A proposito….conoscete il suo bellissimo e sanissimo blog?
Dopo anni passati a tentennare -viaggio o non viaggio? – mi sono finalmente decisa e cosí il Natale 2013 l’ho trascorso a Tokyo con le mie due sorelle. Il viaggio é durato solo 10 giorni, ma in un cittá dai ritmi cosí veloci e frenetici sono sembrati anche di piú! Viaggiavo piena di aspettative per la cucina giapponese: una tradizione culinaria antica e raffinata che mi ha affascinata e incuriosita fin dal primo assaggio in un ristorante giapponese a Bologna nel 2002. Il mio bagaglio era composto principalmente da sogni e curiositá oltre che da olio d’oliva, dolci e panettoni italiani per la sorella espatriata. Fin dal primo giorno sono rimasta affascinata dalla cittá e dai suoi ritmi. Inutile negare che per la sottoscritta l’ordine e l’organizzazione sono affascinanti, soprattutto dopo aver vissuto per 4 anni nella caotica Bogotá, apprezzo come non mai il rigore giapponese.
La lingua è stata un ostacolo decisamente insormontabile: dopo la prima settimana ancora confondevo “grazie” e “buongiorno”. Con l’inglese non ci si salva, né per chiedere indicazioni stradali e tanto meno per ordinare nei ristoranti. I locali turistici offrono un menú in inglese ma i posti tradizionali difficilmente lo fanno. Quando pensavo a Tokyo la prima immagine che passava per la mia mente erano: grattaceli altissimi, metropolitane affollate da uomini in giacca e cravatta e donne con borsette Luis Vuitton, sushi e té verde ad ogni angolo della strada e tecnología a prezzi stracciati. Alcuni di questi stereotipo sono stati confermati, altri pienamente smentiti.
Per quanto riguarda i grattaceli, sono rimasta abbastanza sorpresa di scoprire anche una Tokyo immensa fatta di casette di 3 o 4 piani. Alloggiare in uno dei quartieri perifireci (Ikegami, Ota-kuha) ha avuto il fascino singolare di percepire la quotidianitá e l’ambiente comune della realtá locale. Tokyo non è solo grattacieli e centri commerciali ma anche quartieri tranquilli, con biciclette parcheggiate fuori casa, con convenience store aperti 24 ore e con piccoli ristorantini tradizionali. La zona dei gratteciali è limitata al centro mentre la maggior parte della metropoli è ricoperta da edifici di piccole dimensioni. Questa megalopoli da quasi 23 milioni di abitanti combina con estrema armonia gli edifici più moderni con parchi e templi antichi, anche se le case di legno in stile tradizionale sono, ahimé, ormai rare e spesso sono state sostituite da mega palazzoni.
Suhi e té verde ad ogni angolo della strada? Magari…eppure purtroppo no. Anche in Giappone le grandi catene di fast food sono diffusissime e soprattutto molto frenquentate. Per quanto riguarda il té verde, essendo questo una bevanda tradizionale non é facile trovarlo in ogni bar ma solamente nei locali di cucina tradizionale: risoranti di sushi, ristoranti di soba, etc. Entrare in un bar normale e chiedere un té verde implica ricevere un NO assicurato oltre ad un’occhiata fuggevole che lascia intendere “non hai capito dove ti trovi, straniera?”. I giapponesi apprezzano molto la cucina occidentale e si posso trovare sia raffinati ristoranti italiani e francesi che locali semplici che propongono pizza o pasta a prezzi abbordabili. Nonostante le mille attrazioni del Giappone, il leitmotif del mio viaggio è stato la ricerca culinaria. La cucina giapponese è estremamente variegata e sfaccetatta. I piatti tradizionali sono numerosi e presentano ingredienti vari ed eterogenei, molti dei quali sono sconosciuti sulle nostre tavole e solo recentemente stanno iniziando ad apparire tímidamente tra gli scaffali dei negozi “alternativi” o biologici. Io mi sono avvicinata da pochi anni alla cucina macrobiotica e ammiro profondamente i principi di questa alimentazione e la ricerca di armonia ed equilibrio. Uno dei momenti più entusiasmanti del viaggio é stato forse lo shopping in un negozio di cibo naturale, macrobiotico e biologico: Natural House. In quel piccolo angolo mi sembrava quasi di parlare giapponese e ho scoperto con piacere che il mio vocabolario culinario supera le 5 parole. Purtroppo mi sono resa conto, con notevole amarezza, che la cucina macrobiotica non è poi così diffusa e riconosciuta nella sua patria e i ristoranti macrobiotici sono più diffusi in California e a Londra che nel centro di Tokyo.
La vita di un celiaco in Giappone non è facile: la celiachia non è molto diffusa e la preparazione del personale della ristorazione è minima, anzi oserei dire nulla. Ció nonostante il rischio di contaminazione è basso poiché i ristoranti, soprattutto quelli tradizionali, tendono a specializzarsi in un solo prodotto. Per esempio i ristoranti di sushi preparano solamente sushi, quelli si soba preparano solo soba e via dicendo. Perciò basta scegliere ristornati piccoli e tipici che si sono specializzati solo in un tipo di piatto che non prevede l’utilizzo del glutine.
Il sushi e i nigiri non hanno bisogno di presentazioni: la loro fama li precede e la preparazione include solo i seguenti ingredienti già in natura gluten free: riso, aceto di riso, zucchero, sale, pesce fresco e wasabi (il wasabi é una radice che generalmente è priva di glutine ma questo puó dipendere anche dalla qualità del prodotto). Per i celiaci occorre usare molta prudeza e cautela soprattutto con tutte quelle fantastiche e deliziose zuppette che contengono il famoso miso. Il miso è un condimento derivato dai semi della soia gialla, di origine giapponese, cui spesso vengono aggiunti altri cereali come orzo (Mugi Miso) o riso (Kome Miso), ma anche segale, grano saraceno o miglio. Non tutti i tipi di miso quindi contengono glutine, ma potrebbero contenerlo… sta quindi a voi evitare i piatti a rischio oppure cercare di capire quale miso hanno usato (in questi caso non mi resta che augurarvi un in bocca al lupo…. per me è stato impossibile riuscirci seppur avessi a disposizione una traduttrice di fiducia).
La cultura giapponese si caratterizza per un’ estrema raffinatezza, un’attenta cura dei dettagli e una meticolosa preparazione. Il posto ideale per percepire questo sofisticato processo è una “casa tradizioanle del té”: un ambiente intimo e tranquillo nel quale potete assaporare i migliori tè tradizionali accompagnanodli con dolcetti tipici e artigianali. Per prima cosa vale la pena sottolineare che la cerimonia del té in giappone è un rito sociale e spirituale nonché una delle arti tradizionali Zen più note. Insomma, partecipare ad una cerimonia del té non ha niente a che vedere con l’andare a bere un caffè al bar, ed è importante preparasi per potere vivere appieno un momento che ha il potere di trasportarci nel XVII secolo.
L’ultimo suggerimento, per evitare rischi portate sempre con voi la vostra card gluten free in giapponese, non pensate che l’inglese sarà sufficiente e tanto meno con la semplice traduzione della parola celiachia sarete a posto. Vi consiglio anche di scrivere in lingua originale i nomi degli ingredienti rischiosi tipici giapponesi: miso, dashi, wasabi, tamago, etc. Nonostante i ristoranti senza glutine non siano diffusi trovo che il giappone sia estremamente gluten free friendly… l’unico limite per potervi abbuffare saranno i prezzi elevati!
Tokyo resta nella mia topo list dei viaggi indimenticabili, in primis per la compagnia delle mie due sorelle minori e poi per il fascino e la ricchezza della cultura giapponese. Qualsiasi sia il vostro interesse, a Tokyo saprete come coltivarlo. Pittura, architettura, spiritualità, cucina, scultura, letteratura, manga, iconografia, sport, moda, musica… sono solo alcune delle arti attraverso le quali Tokyo vi catturerà.