Niente spiagge: prima parte di un breve anello nella Grecia continentale. E si può fare in pochi giorni, prima di partire per le isole.
«Queste storie non avvennero mai, ma sono sempre»
(Sallustio, in Le Nozze di Cadmo Armonia, di Roberto Calasso)
Forse è un’eredità di anni passati a tradurre (maluccio) versioni di Senofonte, Isocrate ed Erodoto, per non parlare dei versi di Omero che ancora ricordo a memoria, ma in Grecia mi commuovo. Mi emoziono davanti alla rovine, spesso misere, poche pietre. Perché di anticoin Grecia è rimasto poi relativamente poco: non c’è una valle dei Templi, non c’è un sito come Efeso. Ma mai come in questi posti più che nell’occhio l’emozione è in testa, anche irrazionale perché l’antica Grecia era anche quella che oggi è Sicilia, Bulgaria, Turchia. Ma non ci posso fare niente: mi dimentico degli orari assurdi e mai affidabili, del caldo tremendo, delle strade pessime, del traffico insopportabile e anche delle piccole truffe dei tassisti e degli autonoleggi: in quel mare blu mi sembra di vedere Ulisse sulla sua nave in cerca di casa.
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L’arrivo ad Atene
Atene e il Licabetto
(foto di Patrick Colgan, 2012)
Case a perdita d’occhio. Una massa biancastra che allaga una conca fra colline brulle, nella quale spunta solo lo sperone dell’Acropoli. Atterrare all’aeroporto di Atene a metà luglio è impressionante, stordisce. E l’impatto con la città non è dei migliori. E’ caldo, caldissimo. E poi ci sono tassisti inaffidabili, alberghi che avrebbero bisogno di una bella risistemata, auto ovunque e masse di turisti urlanti che si muovono in gruppo. L’impatto con Atene può far paura. Ma non rende giustizia alla capitale greca, che è una città spesso sottovalutata (e lo ricorda Persorsi) e che può anche essere piacevole. Si possono trovare alberghi magari datati ma confortevoli, tassisti onesti, ottimi ristoranti, splendidi musei. C’è il museo archeologico nazionale, che ospita il ‘tesoro’ ritrovato a Micene e la famosa ‘maschera di Agamennone, e un’infinità di altre opere di bellezza struggente, anche poco note. I monumenti funerari che ricordano la peste di Atene ci portano quasi alle lacrime.
La cosiddetta Maschera di Agamennone (da Wikimedia Commons)
E poi c’è il nuovo museo dell’Acropoli, moderno e spettacolare. E i siti archeologici? Il Partenone, sul quale è in corso un assurdo intervento di restauro ricostruttivo, affoga fra comitive vocianti, flussi pazzeschi di persone che rendono addirittura difficile entrare e uscire dai Propilei. Devi andarci prestissimo (e con una certa scorta d’acqua) se vuoi avere un momento di (quasi) solitudine. Ma il Partenone è un simbolo forte, che ad Atene torna di continuo. Più che quella visita frastornante però, finita nel cassetto dei ricordi dimenticabili, preferisco ricordare quel pezzo di muro e quelle colonne illuminate che vedo la sera sopra di me dal balconcino dell’Acropolis house hotel. E’ la mia cartolina di Atene.
L’unico modo per fare una foto del Partenone senza gente: puntare l’obiettivo verso l’alto (foto di Patrick Colgan, 2012)
Capo Sounio
Noleggiamo un’auto a quello che forse è il peggior autonoleggio d’Europa e scappiamo. E’ ora di fuggire da Atene: abbiamo due giorni per visitare la Grecia continentale e dobbiamo ridurre il viaggio all’essenziale. Non andremo alle famose Meteore, ma faremo un breve giro ridotto della Grecia classica prima di prendere il mare per andare a Naxos.
Partiamo da Capo Sounio (o Capo Sounion). Dicono che devi andarci all’alba. Oppure al tramonto. Esattamente i momenti in cui questo spettacolare tempio dedicato a Poseidone che si affaccia sul mare da una rupe si affolla di bus e vomitive. Noi facciamo il contrario: uscire dal traffico di Atene è lungo e faticoso, poi improvvisamente ci ritroviamo in strade quasi deserte. Arriviamo per pranzo. Siamo soli, o quasi mentre cerchiamo, senza trovarla, la firma che Byron avrebbe inciso su una colonna. E siamo soli anche quando ci fermiamo alla splendida spiaggia sotto alla rupe, sulla quale si affacciano due piccoli ristoranti. Pranziamo con i piedi in acqua e il tempio sopra di noi. Come fai a non commuoverti?
Capo Sounio (foto di Patrick Colgan, 2012)
Capo Sounio (foto di Patrick Colgan, 2012)
Capo Sounio (foto di Patrick Colgan, 2012)
Pranzo con vista Capo Sounio (foto di Patrick Colgan, 2012)
Micene
Il nostro viaggio continua verso Micene, la citta omerica, la città di Agamennone. Attraversiamo l’istmo di Corinto e ci infiliamo in strade roventi, tortuose, estenuanti e arriviamo quasi alle 17. Ma con sgomento ci accorgiamo che gli orari non sono quelli segnati sulla guida. Sull’orario di chiusura delle 20 (un po’ ottimistico, in effetti), indicato anche sui cartelli hanno attaccato un foglietto: si chiude alle 18 (mai, mai fidarsi di un orario in Grecia!). E il volto annoiato e sonnolento dei custodi ci fa capire che non sono disposti a transigere nemmeno di cinque minuti.
La porta dei Leoni di Micene
Il sito è meraviglioso: stretto fra due monti, domina una vasta area che scende verso il mare. Qui tutti i nomi rimandano all’Iliade, fin dalle scoperte di Henrich Schliemann alla fine dell’800, anche se le attribuzioni sono state da tempo smentite dagli archeologi. Ma l’impressione è forte comunque: da qui Agamennone guardava verso Troia. Visitiamo prima le incredibile tombe a tholos di Atreo e Agamennone, monumenti imponenti ed enigmatici, completamente spogli. Poi superiamo la Porta dei leoni, praticamente l’unica cosa rimasta dell’antica città rimasta intatta, dopo una decadenza e un oblio di millenni. Ma che fossero o meno le maschere e le armi degli eroi omerici, ci emoziona immaginare qui quanto abbiamo visto al museo di Atene. Il sito è bellissimo, il sole si abbassa e i colori si accendono: ci siamo solo noi. Quasi. Ci dimentichiamo anche del custode che ci sta seguendo con discrezione, per controllare che non indugiamo troppo fra le rovine e che l’orario di chiusura sia rispettato.
La ‘Tomba di Agamennone’
A Micene sono rimaste poche pietre (foto di Patrick Colgan, 2012)
A Micene. Il paesaggio è bellissimo e la vista corre fino al mare (foto Patrick Colgan, 2012)
Verso Nauplia
Arrivando da Micene l’ideale è fermarsi in questa piccola città su uno splendido golfo, accanto all’antica Tirinto (purtroppo non abbiamo tempo di visitarla). La città vecchia è circondata dalla solita caotica periferia delle città greche, che però nasconde un vero gioiello, forse il più bel centro storico di una città greca che abbia visto. Nauplia (o Nafplio, in greco), reca una marcata impronta veneziana e sembra di essere in una cittadina croata – a Sibenik o in certi angoli di Dubrovnik – fatta di stradine strette e ingombre di tavolini, una rocca che domina dall’alto e ovunque la presenza del mare.
Il lungomare di Nauplia
Il golfo dall’alto
Il giorno prima eravamo ad Atene, ma ci sembra di essere in viaggio da una settimana. E siamo solo a metà. Ci aspettano ancora Epidauro, Delfi e Acrocorinto (nel prossimo post)
Informazioni utili
L’ideale – anzi l’unico modo! – per spostarsi e visitare questi siti è l’automobile, la propria se si è arrivati fino in Grecia in traghetto o via terra. O a noleggio. Personalmente ho avuto una pessima esperienza all’autonoleggio Europcar – agenzia altre volte fantastica, anche in Grecia – di Sygrou, ad Atene (per la cronaca, non hanno nemmeno risposto alle mie rimostranze via mail). In ogni caso fate in modo che non ci sia alcun aspetto nascosto, che il chilometraggio sia illimitato (è ridicolo che alcune agenzie continuino a proporre chilometraggi limitati) e se c’è qualcosa che non ti convince cerca di far valere i tuoi diritti. Purtroppo spesso vengono proposte condizioni capestro e si rischia di dover pagare il noleggio se ci si rifiutasul posto dopo aver prenotato.
Come arrivare ad Atene dall’aeroporto
Il taxi costa sui 35 euro di giorno e 50 di notte. Se sei in un gruppetto può essere conveniente, anche se ci metterà probabilmente poco meno di quanto ci mette il bus (40 minuti). Fai attenzione al tassametro (dev’essere su 1 di giorno, 2 di notte): io ne ho visti schizzare a velocità pazzesche. Se puoi fallo chiamare dall’albergo, in genere è meglio (qui un po’ di info sui taxi di Atene, in inglese). Altri servizi di trasferimento come 4transfers vi aspetteranno in aeroporto e vi porteranno all’albergo al prezzo fisso sui 55 euro. Un po’ più veloce (non ci sono file, contrattazioni, problemi), ma forse non vale il prezzo. Io, quando è possibile, preferisco comunque usare i mezzi pubblici. Meglio il bus: l’x95 per piazza Syntagma costa cinque euro e il biglietto si può prendere sul bus. E’ attivo 24 ore su 24 ogni 20 minuti circa. Per completezza aggiungo c’è anche un bus, l’x96, che va direttamente al porto del Pireo (calcolate 90 minuti, la metro ci mette un po’ meno). Infine, l’ultima possibilità è la metro: andare a piazza Syntagma costa 8 euro (con prezzi a scalare se si comprano più biglietti).
Come arrivare dall’aeroporto ad Atene (Zingarate)