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“Viaggio sola”. Hotel Tognazzi a 2 stelle

Creato il 28 maggio 2013 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Viaggio_Sola

Meglio soli che male accompagnati. Sembra essere questo il motto di Irene (Margherita Buy) per il suo lavoro, i suoi viaggi, la sua vita. Quarant’anni senza pensieri, senza figli a carico né mariti a rimorchio. Un’esistenza apparentemente a cinque stelle, in business class. Ma quanto questo senso di libertà è sinonimo di solitudine? Da questa classicheggiante ma bella idea nasce Viaggio sola, quarto film di Maria Sole Tognazzi. Ma lo spunto, si sa, spesso non basta…

“Prendetevi qualche secondo per ragionare su questa esperienza. E’ stata all’altezza delle vostre aspettative? La consigliereste a qualcuno?”. Questi alcuni degli interrogativi sul viaggio che chiudono il lungometraggio e il trailer. Riportandoli al film, purtroppo risponderei negativamente sia alla prima che alla seconda domanda. Perché dietro una superficie di diffusa piacevolezza e leggerezza, Viaggio sola, immerso in una candida luce paradisiaca e asessuata, rimane freddo, neutro, etereo, confinato e rinchiuso in uno spazio bianco, come imprigionato in un jet lag tematico che non riesce a mettere a fuoco la propria destinazione.
Pur rifuggendo (grazie a Dio!) qualsiasi venatura sentimental-andante, e puntando tutto sulla stridula bravura di Margherita Buy e la bisbigliata piacioneria di Stefano Accorsi, il film della Tognazzi delude.
In molti vi hanno visto facili paragoni con Tra le nuvole (Up in the air) di Jason Reitman (George Clooney “tagliava le teste” dei lavoratori, Margherita Buy taglia il rank agli albergoni). Ma siamo proprio su due livelli diversi, come viaggiare con l’ultra-chic Singapore Airlines e la low cost Ryan Air.
Osannato come un piccolo grande caso cinematografico del discontinuo cinema italiano, aveva tutte le carte in regola per essere un signor albergo a 4 stelle, invece vola (anzi precipita) basso su 2 sole stelline. Sconsigliato anche da TripAdvisor.

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