Andremo in quelle terre lontane, che tanto solleticano la fantasia di molti. Quelle Ande che già nel libro Cuore di Edmondo de Amicis stuzzicavano l’immaginario dei lettori. Quelle Ande così remote, al di là del mondo, che neppure sembrano far parte del nostro orizzonte di conoscenza.
A farci da guida sulle Ande sarà Simona, una studentessa universitaria di Torino poco più che ventenne, desiderosa di viaggiare e scoprire diverse culture, conoscere nuovi popoli e antiche tradizioni. L’abbiamo incontrata in un bar del capoluogo piemontese, in questi giorni di fine primavera verso un’estate incerta. Simona è felice di raccontarci la sua testimonianza di viaggio. Sulle Ande ci tornerebbe anche subito.
“E’ stato un viaggio quasi mistico”, racconta. “Fin da subito l’atmosfera che mi ha accolta aveva un che di spirituale. E’ difficile per me pensare di poter ritrovare quelle sensazioni nella città in cui vivo”. Il volo è iniziato all’Aeroporto di Malpensa, a Milano, per chiudersi poi a Lima, in Perù, dopo uno scalo al JFK di New York. “Sono arrivata stremata in Sud America, ma sapevo che avrei soddisfatto il mio desiderio di toccare con mano le Ande”. Nel dire ciò Simona non nasconde una certa nostalgia di quei giorni.
Lago Titicaca – da Wikipedia
“Quando sono atterrata a Lima non potevo crederci. La capitale del Perù sembra un immenso formicaio. Ho pensato che fosse almeno un paio di volte più grande di Roma.Ti senti come una goccia in un mare gigantesco” continua Simona, mentre fruga nella sua borsa di pelle. Forse sta cercando delle fotografie di quel viaggio. “Il giorno successivo al mio arrivo a Lima, sono ripartita per Cuzco, una città nel sud del Paese nella valle fra il Rio Huatanay e le colline che la circondano. Ero lì d’estate, e il clima, dunque, era fresco. Non certo le estati torride che abbiamo noi qui in Italia”. A Cuzco Simona afferma di aver visitato il Barrio de San Blas, un quartiere destinato per gran parte all’artigianato locale. Un quadrato di strade strette e inerpicate sulle colline tutte attorno, ad un altezza di 3.400 metri dal mare. “Se guardi Cuzco dall’alto” fa sapere Simona, “ti sembra un’immensa piana d’argilla. Vedi tutte le tegole rosse distese lungo una valle”.
Dopo aver visitato Cuzco, il Barrio de San Blas e la Plaza de Armas, dove un tempo il condottiero Francisco Pizarro proclamò la conquista della città, Simona proseguì il suo viaggio alla volta di Machu Picchu, nella valle sacra dell’Urubamba. “E’ forse la città simbolo delle Ande. Quando vivi in Italia e ti parlano della Cordigliera andina, il pensiero di tutti va a Machu Picchu. Dunque, non potevo che andarci di persona”. Il nome di quella città a 2.430 metri sul livello del mare deriva da un paio di termini quechua, una delle lingue native del Sud America: “machu” vecchio, e “pikchu” montagna. Machu Picchu è una città costruita a livelli e divisa in due aree: una agricola e l’altra urbana. La prima è riconoscibile dai numerosi terrazzamenti. La seconda, invece, è a sua volta divisa in due settori: la città alta (hanan) un po’ come l’acropoli dell’Atene antica, e la città bassa (hurin). “Quando visiti Machu Picchu,” aggiunge, “hai la conferma di mettere i piedi su un enorme sito archeologico. Te ne accorgi quando visiti l’Acllahuasi, altrimenti detta La casa delle donne scelte. E poi ancora il Gruppo del condor”. Nel parlare di Machu Picchu, Simona sottolinea la dimensione mistica che aleggia su queste terre. Sorridendo un poco, sottolineacome questa sensazione possa essere ricondotta alle notevoli altezze di queste città: “Ti sembra per un momento di toccare il cielo”.
Ultima destinazione del viaggio sulle Ande è il Lago Titicaca tra Bolivia a Perù, a 3.812 metri sul mare. “Qui senti il freddo” esordisce così Simona, parlando di Puno; la città sulla riva del lago, dove lei stessa ha soggiornato in una delle tante tappe. “A quell’altezza, probabilmente, non si superano i 10°C e non si riesce a capire se è estate o inverno”. Il Titicaca è il 19° lago al mondo per estensione. Occupa una superficie di 8.372 chilometri quadrati per una profondità massima di 281 metri. “Sulle rive di quel lago in cima alle Ande ti accorgi di cosa sia la natura incontaminata. Lo stazionamento dei fenicotteri è un assoluto spettacolo”. Simona ci racconta della riserva naturale, dello splendore di tutto quel rigoglio di vita, della bellezza di sapere che un angolo remoto di mondo si prende ancora cura del benessere della Terra.
“Quando ho lasciato le rive del Titicaca” conclude Simona, “non nego di aver pianto un po’. Sapevo che mi sarei lasciata alle spalle quel mondo”. E’ così che le abbiamo chiesto se volesse ancora tornarci un giorno, se in agenda si fosse appuntata un secondo viaggio sulle Ande. Simona ha sorriso. “Tornerò dopo nuove avventure. Ora vorrei tentare un safari in Africa. Voglio allargare i miei orizzonti, accumulare tante esperienze. E poi certo, vorrò rimettere piede sulle Ande. Ma quel giorno sarò una donna più matura. Una persona più consapevole delle bellezze di questa nostra Terra”.