25 FEBBRAIO – Io sono una di quelle persone a cui riesce meglio dare il cattivo esempio piuttosto che dei buoni consigli, e per questo l’unico consiglio che mi sento di trasmettere alle generazioni presenti e future è il seguente: viaggiate. Se siete tristi, viaggiate; se siete felici, viaggiate; per tutti gli stati d’animo intermedi fra lancinante infelicità e gioia all’ennesima potenza non c’è decisione migliore che partire e vedere un po’ di mondo. Sono stati spesi fiumi di parole (come cantavano i poveri Jalisse, ora dispersi nell’iperspazio dell’oblio) sul valore formativo e catartico del viaggio, per cui non sarò l’ennesima persona a raccontarvi di quanto esso apra la mente e via discorrendo, ma vorrei piuttosto segnalare alcuni spunti di riflessione che, almeno per me, si sono rivelati utili.
1. Vuoi viaggiare? E allora viaggia! Ovvero: non createvi alibi. Tutti abbiamo degli ovvii limiti alla possibilità di partire: tempo, soldi, lavoro ecc., ma spesso quello che ci frena veramente è la pigrizia mentale. “Beata te che viaggi molto, io non me lo posso permettere” mi ha confidato affranto un amico mentre guardavamo un film in blu-ray della sua collezione che occupa un’intera parete, sullo schermo a millemila pollici della sua tv nuova di pacca. Con il valore di tutti i suoi blu-ray e della tv ho calcolato che avrebbe potuto girare Australia e Nuova Caledonia per un paio di mesi. Ognuno fa le sue scelte.
2. Viaggiamo leggeri! Se ci portiamo dietro mezza casa forse non vogliamo davvero partire. La “sindrome di Obelix”, che si porta in spalla un masso senza ragionevole motivo, è la piaga dei viaggiatori recalcitranti. La miglior lezione per convincerci a viaggiare solo con bagaglio a mano è imbarcare il bagaglio e poi ritrovarsi soli ad attenderlo invano davanti al nastro trasportatore ormai deserto. Una delle varie volte in cui mi hanno perso la valigia (sempre all’andata, sennò non è abbastanza fastidioso), la compagnia aerea mi ha consegnato il “kit del passeggero iellato”: un sacchettino con una t-shirt bianca di taglia circa 58, uno spazzolino da denti corredato di microscopico dentifricio che, spremendolo, ha sparato il contenuto sul bordo del lavandino; un pettine; due cotton fioc. Che lusso! Tenetevi pure la mia valigia, qui ho tutto ciò che mi serve per essere felice. Un’altra volta, andando in Scozia, il mio zaino nella stiva ha litigato con una cassa di aringhe affumicate, ed ha avuto la peggio. Quando l’ho visto comparire all’orizzonte del nastro trasportatore, tutto fradicio di roba marrone e puzzolente di pesce, ho giurato che mai più avrei imbarcato il bagaglio. L’importante è riderci su: dopotutto siamo in vacanza, mica a fare il turno di notte in fonderia, no?
3. Liberatevi delle abitudini! La mente deve essere aperta, e lo stomaco pure. Se la mattina dopo che siete arrivati, diciamo, in Cambogia, il vostro massimo desiderio è un caffè espresso e a cena smaniate per una pizza, state a casa. Se invece siete curiosi di assaggiare le specialità locali, perchè spaghetti e pizza li mangiate tutto l’anno, allora vi sentirete a casa ovunque. In Thailandia ho mangiato cavallette fritte. Perchè? Che domande…Ma per la foto, ovviamente! Se non esistesse Facebook, col cavolo che avrei mangiato delle cavallette. Comunque ora so che sapore hanno le cavallette fritte: sanno di fritto.
4. Attenzione ai compagni di viaggio! Sono quelli che fanno veramente la differenza e hanno il potere di mettervi di malumore. Ognuno ha le sue fisse, io ad esempio ho la fobia di quelli che continuano a parlare di lavoro anche in vacanza, che sono continuamente alla ricerca di connessione a internet per sapere come vanno le cose in Italia, e soprattutto che ascoltano musica brutta. Il mese scorso ero in Sudafrica e avevo in macchina un tizio che, mentre guidavo fra elefanti e impala nel meraviglioso parco Kruger, mi ha inflitto, nell’ordine: La dura legge del gol degli 883; Brutta di Alessandro Canino; Adesso tu di Eros Ramazzotti. Per me che ascolto Bruce Springsteen e i Police vi assicuro che è la cosa che più si avvicina alla mia idea di inferno, musicalmente parlando. Avrei preferito gettarmi fuori dalla macchina e venire calpestata da un ippopotamo piuttosto che subire quel tormento. E per questo vi dico: state MOLTO attenti a chi v’imbarcate, perchè potreste passare il resto della vostra vita a ricordare immagini di gazzelle che saltellano leggiadre con in sottofondo Eros Ramazzotti che strilla “nato ai bordi di periferiaaa…”.
5. Cerchiamo di essere educati. La filosofia lavoro – guadagno – spendo – pretendo è orrenda. Si vedono sempre meno persone che sorridono e chiedono “per favore” e sempre di più che con arroganza buttano fagotti di banconote accartocciate sotto il naso altrui con l’atteggiamento “siccome ho i soldi, faccio quello che mi pare”. E smettiamola con lo stereotipo dell’italiano all’estero che urla e sbraita e cerca di saltare la fila e poi si stringe nelle spalle sornione giustificandosi “eh vabbè, siamo italiani”.
Credo che queste semplici regole siano sufficienti per rendere il nostro viaggio un’esperienza indimenticabile, e per quanto mi riguarda non c’è oggetto, gioiello o auto di lusso che possa competere con il piacere di scorrazzare in giro per il mondo e riempirsi gli occhi di meraviglia.
Sarah Baldo