Vibrisse dieci anni dopo

Creato il 05 agosto 2010 da Pupidizuccaro

Il bollettino di Giulio Mozzi compie due lustri. Tutto ebbe inizio via mail per tener i contatti tra Mozzi e quelli che frequentavano i suoi corsi di scrittura. Poi il boom e finalmente il nome trovato da Mauro Mongarli. L’aumento esponenziale degli abbonati al bollettino insospettirono i fornitori del servizio internet a cui s’appoggiava il curatore. Con pazienza spedì l’autorizzazione di ogni singolo abbonato, invano. Vibrisse sparì. Per tornare qualche tempo dopo sul web, in forma di blog, con un indirizzo tutto suo: vibrissebollettino.net. Crebbe la redazione, con la riproposizione della storica squadra e il ritorno di una delle più belle rubriche: “Dopo Carosello”.

Dal bollettino nacque anche la bottega di lettura e la casa editrice vibrisselibri, le vibrisse cartoline, la presentazione dei libri porta a porta e la gettoniera di vibrisse. Per ricordare solo qualcuna delle idee più luccicanti.

E oggi cosa resta di una delle voci più originali del web letterario? Quasi nulla, Mozzi che ha reso epici i suoi viaggi in treno per l’Italia vive di rendita. Ha ripreso le redini del bollettino ma per uno scritto degno d’attenzione ci sono almeno quattro-cinque post tappabuchi. Secondo uno schema ben preciso: musica, analisi iconografica d’un tema, retoriche e un paio d’articoli rilanciati dalle pagine culturali del web, dei quotidiani o di blog amici. Periodicamente Mozzi si presta anche alla riesumazione richiamando dall’oblio un suo riuscitissimo racconto dalle raccolte precedenti o ci fa sbirciare nel suo scrittoio, con lacerti del romanzo a cui lavora in maniera altalenante.

Vibrisse ha dieci anni, nel web corrispondono a più d’un paio d’ere geologiche: Vibrisse ha iniziato il suo cammino con gli stegosauri e oggi barcolla insieme alle auto ad idrogeno. Se la poesia e lo spirito ha fin troppi collaboratori (“purtroppo”, annota Mozzi tra i suoi link) , vibrisse soffre verosimilmente della situazione contraria. Si regge solo su Mozzi e sulle sue personalissime idiosincrasie.

Leggi anche la nostra intervista a Giulio Mozzi


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