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Victor Gischler: Notte di Sangue a Coyote Crossing

Creato il 23 marzo 2011 da Fabriziofb

Victor Gischler: Notte di Sangue a Coyote Crossing
Sotto di me, la Harley si risvegliò con un ruggito. Udii i latrati furibondi di Lucifero, sul retro della casa. Fottiti cagnaccio.Imboccai il vialetto a velocità sostenuta e mi parve di essere seduto su un missile. Il vento nei capelli. Mi sentivo come un essere mitologico, con quel brontolio tra le gambe: sembrava di cavalcare un terremoto…
(Victor Gischler, Notte di Sangue a Coyote Crossing, Meridiano Zero, Padova 2011, p. 146; Traduzione di Luca Conti)

Coyote Crossing, Oklahoma, oggi.
Toby Sawyer è un giovane aiuto sceriffo precario e con contratto part-time, e, come se non bastasse, colleghi e popolazione non hanno alcuna fiducia in lui, non gli riconoscono alcuna autorità.
Ma a casa, nel vecchio trailer ereditato dalla mamma defunta, Sawyer ha una moglie e un figlio neonato, e, dato che non ha altre prospettive di lavoro, è ben deciso a cambiare le cose.
L’occasione gli è offerta dal misterioso furto del cadavere del piccolo delinquente Luke Jordan; un cadavere che, secondo gli ordini del capo della polizia (nonché sceriffo) Krueger, proprio lui, Sawyer, avrebbe dovuto sorvegliare.
Deciso a recuperare la salma prima del ritorno del boss, l’aiuto sceriffo fronteggia, nel corso di una lunghissima, infernale notte di violenza, i fratelli Jordan -informati della morte di Luke, armati fino ai denti e assetati di vendetta- e una banda di pericolosi messicani, ritrovandosi, in fine, a indagare su una serie di loschi traffici.
Come avrà occasione di verificare, marcio e corruzione hanno intaccato la “ridente” Coyote Crossing molto più a fondo di quanto visitatori occasionali o cittadini distratti non siano disposti a credere…

Scritto con la consueta lingua(1) rapidissima, dura e asciutta (ma non per questo meno evocativa o inadatta a produrre effetti compresi in una gamma che va dalla riuscita, sottile ironia, all’aperta comicità), con la solita, Gischleriana irriverenza, con il classico citazionismo post-moderno (2), con gli usuali, sboccati, impagabili dialoghi, Notte di Sangue a Coyote Crossing, terzo romanzo di Victor Gischler proposto ai lettori italiani da Meridiano Zero(3) è esattamente ciò che promette lo strillo di copertina targato Don Winslow: “Una splendida miscela di western e noir”.

E se questa definizione evoca alla mente degli appassionati del genere il Jim Thompson di Colpo di spugna, c’è da dire che Gischler affronta la miscela (a dir poco classica) con fare del tutto personale, e il risultato ricorda piuttosto -anche se l’associazione, tenendo conto di tutte le differenze legate non solo ad ambientazione e intreccio, ma anche alle singole scelte narrative, è difficilmente motivabile- il Willeford della serie di Hoke Mosley…

Narrato in prima persona in regime di focalizzazione interna e senza l’uso di stratagemmi quali parallissi, omissioni ecc. (e pertanto retto solo da un’invidiabile linearità e da una ritmica furiosa), dalla voce di Toby Sawyer, il nuovo Gischler è il perfetto romanzo d’azione in salsa western contemporanea, ed è bello vedere che, al di fuori di un panorama letterario nazionale che ha la presunzione di essere raffinato, sfaccettato e cosmopolita, ma che in realtà troppo spesso trasuda barocco provincialismo e periodicamente si produce in ipocrisie istituzionalizzate che pretendono lo status di “correnti letterarie” (sia detto senza offesa per chi credeva nel post noir…), sì, insomma, è bello vedere che, oltre e al di fuori dello strapotere (nazionale) della falsa “alta letteratura”(4), c’è ancora chi si propone (“s’accontenta” diranno forse i detrattori) di intrattenere, sa come farlo e lo fa.

E non resta che sperare che i lettori riconoscano la differenza.

Notte di Sangue a Coyote Crossing è edito in Italia da Meridiano Zero.

(1)Magistralmente resa, come di consueto, dall’inarrestabile Luca Conti.
(2)Si vedano, per esempio, il chopper preso in presto nella citazione d’apertura, immancabile strizzata d’occhio all’ormai abusatissimo Pulp Fiction tarantiniano e la scena della fuga con fucile in spalla e bambino in braccio, troppo vicina a una delle sequenze più note dell’honkonghese Hard Boiled di John Woo per essere semplicemente casuale.
(3)I precedenti La gabbia delle scimmie e Anche i poeti uccidono sono usciti rispettivamente nel 2008 e nel 2010.
(4) Anche perché, data la vuotezza della distinzione non si può dare alcuna “vera” alta letteratura, a meno che non si prenda l’“alta” a sinonimo di “buona”…


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