Il governo russo ha pubblicato due giorni fa le prove del traffico clandestino di petrolio tra Turchia e Stato Islamico: sul sito del ministero della Difesa è stato infatti pubblicato un video in cui si vedono chiaramente colonne di autotreni, con i quali frequentemente Ankara rifornisce di armi i miliziani dell’Isis, e di camion cisterna che dal territorio del Califfato si dirigono verso il confine turco, carichi del greggio acquistato illegalmente ai terroristi.
Il video, girato dall’Aeronautica Militare di Mosca, mostra anche gli istanti del bombardamento da parte dei caccia russi, i quali spesso compiono raid sia colpendo direttamente l’Isis sia contro i suoi finanziatori, come in questo caso distruggendo la colonna di camion turchi.
La vendita illegale di petrolio è uno dei tanti mezzi con cui lo Stato Islamico finanzia la propria guerra mentre la famiglia del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, come dimostrato da prove diffuse sempre dal Cremlino, è particolarmente attiva in questi traffici, che possono garantire larghi margini di profitto.
Le relazioni tra Mosca e Ankara si sono notevolmente deteriorate in seguito all’abbattimento, da parte dell’aviazione turca, di un caccia russo Sukhoi SU-24, impegnato in una missione contro il Califfato, fatto che ha scatenato la dura reazione del Cremlino, il quale ha emanato sanzioni economiche contro la Turchia mentre il presidente russo, Vladimir Putin, non ha risparmiato duri commenti nei confronti della politica, più o meno segreta, di Erdogan e della sua “cricca” in sostegno dei terroristi.