A detta dell’ex boss dei casalesi, Antonio Iovine, quel clan è ormai distrutto, e ha invitato tutti gli altri camorristi a fare come lui, cioè a pentirsi e collaborare con la giustizia. In effetti, negli ultimi anni, la magistratura e le forze dell’ordine hanno praticamente messo in ginocchio il clan che ha (aveva) le sue basi a Casal di Principe, comune da qualche settimana guidato da Renato Natale, il nuovo sindaco anti-camorra, tuttavia i segni dei fasti della camorra sono ancora ben visibili per le strade di Casale: ville lussuose, decoratissime, protette da mura e cancelli, spesso pacchiane, a testimonianza del potere raggiunto dagli uomini di spicco dell’organizzazione.
Nonostante, come detto sopra, il clan dei casalesi sia considerato ormai finito, e nonostante la svolta che la cittadina sembra aver imboccato con l’elezione del nuovo sindaco, resiste in determinati quartieri, tra alcune delle persone che vi abitano, una sorta di servilismo, di timore, di “rispetto” verso i vecchi boss, tanto che se qualcuno che non sia di Casal di Principe si aggira per quelle strade con apparecchi per fare fotografie o riprendere video, viene attorniato dalla gente che gli chiede di smettere. Qualcuno, addirittura, afferma che le strade di casale devono essere accessibili solo ai Casalesi, gli altri devono starne fuori. Bisogna dire, per correttezza, che tale atteggiamento si riscontra solo in un gruppo esiguo di persone su un totale di meno di ventunomila abitanti.