Lingua romanza, oggi patrimonio dell’Unesco, che accanto all’italiano è la lingua più parlata in Italia nelle sue molteplici variazioni dell’Italia meridionale. Signori e Signore è la lingua napoletana!
O’ napulitano, come si pronuncia, è la lingua che ha dato i natali agli altri dialetti dell’Italia del sud, infatti veniva parlato nel Regno delle Due Sicilie e si ha testimonianza di napoletano scritto già dal 960 d.C. Ma è soprattutto negli ultimi tre secoli che esso ha avuto una fiorente letteratura con Salvatore di Giacomo, Raffaele Viviani, Ferdinando Russo, Eduardo Scarpetta, Eduardo de Filippo e Antonio De Curtis (Totò). Per non parlare della canzone classica napoletana, erede di una lunga tradizione musicale, i cui pezzi più famosi (come O’ sole mio) sono noti in diverse zone del mondo, a partire dagli Stati Uniti e dai paesi di cultura anglosassone.
Come ogni lingua che si rispetti, il napoletano presenta una grammatica molto complessa ed una sintassi rafforzata. In poche parole studiare il napoletano è difficile e non è alla portata di tutti. Ci vorrebbe un vero e proprio corso linguistico. Ma a questo ci ha pensato, Enzo Fischetti, un comico noto al pubblico grazie al programma televisivo “Made in Sud”.
Il suono del suo campanello, annuncia l’intervento del “terronometro”, strumento che traduce alcuni termini napoletani non esattamente chiari al nord. Il comico, nato a Firenze, si è trasferito a Napoli intorno agli anni Ottanta e da subito si è scontrato con le difficoltà della lingua napoletana: “In realtà, essendo nato a Firenze, – racconta Fischetti – quando sono arrivato a Napoli ho subito capito che…non ci capivo nulla. Semplicemente perché il napoletano non è un dialetto, ma una vera e propria lingua, quindi con tutta la sua complessità“.
Nel monologo, (allegato nell’audio in fondo all’articolo) che ha presentato in diversi trasmissioni televisive, Fischetti da delle vere e proprie lezioni di napoletano a chiunque decidesse di iniziare a parlare questa lingua. In pochi minuti riesce a riassumere le sue “regole grammaticali” e le sue caratteristiche principali, come la ripetizione di alcune parole per rafforzarne il significato, oppure gli avverbi di tempo. Scherza sulla complessità della sua sintassi e della sua fonetica, con parole che perdono delle lettere o che le cambiano in altre e sulla straordinaria capacità di sintesi dei napoletani con termini che vanno a sostituire addirittura intere frasi lunghe.
Una meravigliosa lingua che va gelosamente custodita e trasmessa alle generazioni future. Buona lezione!