Se quanto sto per dire è “normale” per molte donne, nel senso che non costituisce una scoperta, non è lo è per parecchi uomini, tra i quali al contrario vi sono i “carnefici”, ossia quel gruppo di persone dedito all’attività di palpeggio, sfioramento e tentativi patetici e/o volgari di abbordaggio. Sia chiaro, si tratta davvero di una minoranza di uomini, ma il loro numero non è trascurabile e sono sicuramente fastidiosi. Lo spunto mi è venuto guardando un video dal titolo 10 Hours of Walking in NYC as a Woman, 10 ore a passeggio a New York quale donna, dove una ragazza vestita semplicemente un paio di jeans e una maglietta, nulla di provocante, riceve 108 molestie da parte degli uomini. Molte di queste “molestie”, è vero, consistono in un semplice “ciao”, però ci si domanda perché questi saluti provengono soltanto dagli uomini e vengano indirizzati soltanto alle donne. In sé e per sé salutare non è una molestia, ma dà fastidio in quanto fa parte di un atteggiamento abituale di scarso rispetto verso il genere femminile, non è un saluto fine a se stesso, bensì nasconde seppur inconsciamente altre intenzioni. Lo stesso vale per i ripetuti complimenti sull’aspetto fisico, fatti sempre con il sorrisetto, con l’aria ammiccante.
I livelli di New York, è doveroso dirlo, non sono certo quelli di Napoli e dell’Italia in generale, qui è difficile raggiungere i 108 tentativi in una giornata, però non possiamo negare che il “popolo dei rattusi” sia ben rappresentato e attivo nelle folle così come gli elegantissimi elargitori di complimenti. Basta chiedere a una ragazza qualsiasi di elencare quali apprezzamenti si sentono rivolgere e lei ti farà una lista che in un primo momento può far scaturire un sorriso, tuttavia in seguito, riflettendoci, lascia amareggiati, a causa della bassezza e del viscidume, specialmente nel momento in cui pensi che quel trattamento viene o veniva riservato anche a tua madre, alle tue sorelle, alla tua fidanzata, tua moglie, alle tue cugine, alle tue amiche. Si va bambola o bambolina a mamma d”o Carmine, splendore, patatina, femmena bella, ciaccara e il grandioso e che te cumbinasse!, opportunamente intervallati da complimentucci, occhiate, mimiche facciali e finti incespicare che hanno lo scopo di toccare la ragazza. Ad un episodio come quest’ultimo è capito di assistere proprio a me, nei pressi di Piazza Dante a napoli, dove un uomo che stava fermo in piedi appena si è accorto dell’approssimarsi di una giovane ha fatto finta di inciampare, toccando il seno della donna. Tutto questo è estremamente avvilente per una donna, poiché non si sente stimata, non si sente vista come una persona, si sente soltanto un pezzo di carne da cui scaturisce il piacere.
L’atteggiamento della gente, poi, non incoraggia certo a ribellarsi ai “rattusi” o agli “eleganti”, a meno che una non sia vestita col burqa, perché se un uomo ti tocca è colpa tua che hai messo i pantaloni stretti, la maglia un po’ scollata, una gonna (non la minigonna), un vestitino carino o qualcosa che in generale non è provocante o particolarmente scoprente. Allora queste donne subiscono e stanno in silenzio, per non ricevere pure le occhiate di disprezzo; l’uomo ha gli impulsi e non vanno stuzzicati, come il can che dorme che non va svegliato: discorso giusto, giustissimo, ma a questo punto andiamo in fondo: se non sai contenere gli impulsi sei una bestia e non c’è nulla da fare, solo allora sei scusabile.
La nostra società, nonostante pian piano stia accettando che le donne possano avere ruoli decisionali, di potere, resta ancora legata al patriarcalismo che la caratterizza da millenni. Non dimentichiamo che fino a pochi decenni fa le donne non potevano votare e che solo in tempi relativamente recenti la Chisa cattolica ha riconosciuto che queste hanno un’anima, nonostante il ruolo che hanno nel Nuovo Testamento e nonostante la Bibbia affermi che esse hanno un’anima e uno spirito, come gli uomini. Misoginia che in ogni caso è un tratto distintivo del Cristianesimo delle origini (basti pensare a San Paolo, tra i tanti), le cui conseguenze si sono ripercosse e ancora oggi vivono, in modo residuo, nella cultura di massa. Tanto bisogna dunque fare a livello educativo, si deve insegnare ai bambini il rispetto verso tutti, ed essenziale è il ruolo delle stesse madri, le quali sono insieme ai padri i principali educatori dei figli.