Paolo Villaggio, attore più che ottuagenario famoso per la saga di “Fantozzi”, in cui interpretava il ragioniere che simboleggiava l’italiano medio, in una critica molto forte alla società, frivola, rozza, volgare, superflua, ignorante; una critica, giusta, che tuttavia la massa non ha capito (non poteva essere il contrario, altrimenti sarebbe stata senza fondamento materiale), tant’è vero che molti atteggiamenti e citazioni di quei film sono diventate delle massime, ancora oggi resistenti, come quello di riferirsi al capolavoro del maestro Eisenstein, La corazzata Potëmkin, come una “cagata pazzesca”, epiteto allargato inoltre a tanti lungometraggi, quelli che vanno oltre l’intrattenimento, che aspirano all’arte.
Una deriva che non ha risparmiato lo stesso Paolo Villaggio, che si fregia dell’onore di essere stato il migliore amico di Fabrizio De André, uno che amava Napoli al punto da dire che gli sarebbe piaciuto avere i suoi natali in Partenope, uno che è stato sempre dalla parte degli emarginati, dei discriminati, contro il pregiudizio e a favore della bellezza vera, quella si deve cercar dietro le apparenze: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, cantava in “Via del Campo”.
Fabrizio De André
Il nostro Fantozzi, infatti, in un video “riscoperto” da Angelo Forgione, si riferisce ai partenopei come “la monnezza di Napoli”, parlando del rapporto con la gente, al microfono di un’emittente settentrionale, con indosso una giacca con la “manica a mappina”, invenzione dell’alta sartorialità napoletana che funge da modello per il mondo intero. Tuttavia, devo ammetterlo, è ingiusto l’accostamento di Paolo Villaggio a chi nella vita è stato un artista, quale De André o Marcello Mastroianni, costui sì protagonista di capolavori del cinema, icona ancora viva nonostante i quasi venti anni dalla scomparsa:
“A Roma per esempio, in Via del Corso, sentii dietro di me uno che fece: << Ammazza le rughe, hai visto come s’è invecchiato! >>, detto forte, perché io potessi sentire. La stessa cosa mi è accaduta a Napoli: << Marcellì, ci siamo fatti vecchierelli, eh? Lo volete un caffè? >>. La vedete la differenza, che garbo, che gentilezza d’animo. Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano, perché so che ci starei bene”.