Francesco De Crescenzo del Movimento Neoborbonico ha caricato un video su Youtube, che potete vedere sotto, dove spiega la differenza tra i Napoletani e i napolesi. L’ispirazione gli è venuta quando una signora gli ha detto che non sembrava napoletano, un’affermazione cui non seppe rispondere su due piedi, ma che lo ha fatto riflettere: per la donna non pareva partenopeo perché era lontano dallo stereotipo del napoletano rumoroso e rozzo, detto “napolese” da De Crescenzo, quello radicalmente falso e comune diffuso, solo per diffamare una città ed i propri cittadini. Ecco qual è la differenza tra Napoletani e napoletani, secondo l’autore del video:
“Ci sono delle volte in cui mi tornano in mente episodi della mia vita passata.
Una volta mi è capitato di sentirmi dire “non sembri napoletano”, lì per lì non diedi peso alla cosa anche se ci rimasi male, ma quello che più mi diede fastidio è il fatto che non seppi rispondere a dovere.
Oggi, a distanza di qualche anno, a un’affermazione del genere risponderei così…
Cara/o Signora/e, se non le sembro napoletano è perché non corrispondo ai suoi canoni di “napoletanità”, che per inciso sono quelli del “napolese”, cioè colui il quale ascolta lo stereo in casa o in auto ad alto volume (fregandosene dei vicini), e che magari si dimena sulle note di un brano neomelodico, quando si esprime strapazza il napoletano (seconda lingua d’Italia riconosciuta dall’unesco e per questo patrimonio dell’umanità), e che se emigra al nord per lavoro parla male di Napoli e si sforza di ostentare un’ italiano passabile, dicendo magari ai figli di non parlare il napoletano perché è una lingua “cafona”.
No io la domenica non ho mai “rubato” la macchina a mio padre per andare a fare un giro con gli amici, non ho mai giurato “addà murì mammà”, e se ho mangiato un po’ più tardi (magari anche alle tre) è per un inconveniente ma mai per scelta.
Mi permetta di dirle che i napoletani, o almeno la stragrande maggioranza, sono come me, persone per bene, educate e che amano il bello, l’arte, le tradizioni della nostra antica Capitale, la musica dei grandi poeti quella che a distanza di decenni è ancora apprezzata nel mondo e che nulla a che vedere con ” ‘o latitante” e ” ‘o ballo d’ ‘o cavallo” (per citarne alcuni).
La mia Napoli e il mio modo di viverla è quello degli eroici lazzari del 1799, morti a migliaia per difenderla dall’esercito francese, lazzari che sono ancora vergognosamente tenuti nell’oblio dalla storiografia ufficiale.
È quello dei valorosi soldati borbonici, segregati nel carcere di Fenestrelle e in altri lager del nord (che qualcuno vorrebbe descrivere come alberghi a cinque stelle), lontani dai loro affetti, torturati, uccisi e sciolti nella calce viva solo perché non vollero venir meno a un giuramento fatto al loro Re.
È la Napoli delle quattro giornate, quando gli scugnizzi cacciarono l’esercito più potente del mondo, senza l’ausilio di un esercito proprio e non disponendo di un grosso arsenale.
È la Napoli degli eroi come Salvo D’Acquisto, di Ciro Esposito che è un eroe, anche se i TG nazionali hanno fatto di tutto per descriverlo come un teppista, e poi si sono dati da fare per spiegare alla gente perché, secondo loro, non è un eroe e perché sua mamma Antonella è una madre “nordica” per il coraggio dimostrato.
Io sono un napoletano come loro e come tanti altri, che amano, rispettano e se capita difendono la nostra Napoli, soprattutto dai luoghi comuni che da oltre cento cinquanta anni la vogliono, brutta, sporca e cattiva”.