Ai miei tempi da adolescente mi piaceva di mattina, di tanto in tanto, fare qualcosa che per qualche ora mi allontanasse dalla solita routine scolastica settimanale. L’ansia di essere scoperto dai miei certe volte mi fermava ma alcune giornate proprio non riuscivo a tirarmi indietro, dalle mie parti si chiamava “filone”.
Ci si organizzava il giorno prima o, spiniti da un evento positivo,un’ impreparazione o da una qualsiasi bella giornata, la mattina stessa ci si metteva d’accordo con qualche amico fuori ai cancelli della scuola.
Le mete preferite all’ inizio degli anni novanta, oltre al mare e ai posti di comodo vicino casa, per noi ragazzini napoletani erano due: Soccavo per l’allenamento del Napoli al vecchio campo Paradiso e il celebre mercato di Resina per comprare, a mille lire al pezzo, i mitici pantaloni Americani “Lewis 501”.
Quando non si andava a vedere gli allenamenti dei nostri campioni preferiti, i più fortunati qualche anno prima andavano da Maradona, a noi toccava Fonseca e Zola se andava bene o Fausto Pizzi se ci andava male, andavamo al mercato: Il viaggio era lungo dalle 8:00 si partiva, con due autobus e la metro vesuviana, per arrivare alle 9:30. Una volta lì oltre ai pantaloni americani si poteva trovare di tutto, si trattava di uno dei mercati di abiti di seconda mano e di surplus militare più importanti d’Italia. Nato durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, subito dopo l’arrivo delle truppe alleate a Napoli nel 1943 quando lungo la via Pugliano risalivano i camion dell’esercito americano verso l’autostrada carichi di indumenti e materiali vari e durante la sosta al passaggio a livello della ferrovia Circumvesuviana, qualche abitante del posto riusciva spesso ad “asportare” beni di vestiario e perfino i paracadute che venivano smembrati e riutilizzati per confezionare corsetti, panciere e reggiseno. Quando le truppe alleate lasciarono Napoli comparvero le prime improvvisate bancarelle lungo la strada dove si rivendeva un po’ di tutto quanto era stato recuperato dagli alleati, il mercato è cresciuto negli anni successivi fino a diventare un’istituzione, un punto di riferimento per tutti gli amanti del vintage e dell’occasione. Ci accorreva gente da tutta la penisola e non solo, un vero e proprio paradiso dove si trovava di tutto: dalle costosissime pellicce a vestiti dei più importanti stilisti della storia da Dior a Valentino passando per Chanel, persino il Cinema si accorse del fenomeno “Resina” ed in molti casi grandi costumisti si servirono delle “pezze” usate del mercato per i loro Film.
Oggi la situazione è diversa, del vecchio mercato è rimasto ben poco: le bancarelle superstiti si sono trasformate,per non sparire, in un consorzio e non tutte si dedicano alla vendita delle “pezze” usate a buon mercato. Innanzitutto è cambiata la provenienza dei vestiti che una volta dall’America,soprattutto, e da altri paesi del centro e del nord Europa arrivavano il martedi nelle cosi dette “balle” da scartare come veri tesori e dove era molto facile fare grandi affari. Oggi i vestiti arrivano pressappoco dal nord Europa (Germania e Svizzera) ma una buona fetta arriva dall’Italia stessa, la provenienza non è data sapere, ed hanno prezzi di molto superiori rispetto agli anni d’oro del mercato. Molto diffuso anche il fenomeno dei falsi (non proprio d’autore) dove alcune bancarelle,non tutte in verità, mettono in vendita panni marcati ma non originali di dubbia provenienza che non fanno altro che mettere in cantina anni di storia di questo ancora,secondo me, posto meraviglioso e per certi versi magico dove basta entrare in alcune delle sue più vecchie boutique, che una volta facevano concorrenza alle migliori della vicina Napoli, e dare un’ occhiata ad alcuni storici cimeli appesi alle pareti ,vere e proprie opere d’arte, per capire cosa rappresentava un tempo per la cultura popolare e per migliaia di suoi frequentatori “Resina”.