Napoli viene sempre associata a luoghi comuni. Questi, a volte, sono di natura folkloristica, e si basano su realtà ormai tramontate, o comunque rare e legate a poche persone, che ancora vivono di una dubbia “napoletanità”. In genere però questi racconti, che sfiorano le leggende metropolitane, non possono che suscitare sorrisi, sia da parte del popolo partenopeo, che dagli ignari spettatori italiani.
Purtroppo però, spesso si scade in stereotipi negativi, forvianti, nati dalla cattiva informazione, o dal business che si può costruire, attorno a racconti di puro terrore, facilmente trasportabili in contesti televisivi o cinematografici. Ultimamente poi, con le tragiche dipartite di Ciro Esposito e di Davide Bifolco, questo fenomeno sta di nuovo raggiungendo dimensioni impressionanti.
Basti pensare ad un servizio recente di Striscia la Notizia, in cui il noto giornalista Luca Abete, si reca presso un istituto elementare, trovando numerosi genitori, che accompagnano i propri figli senza indossare il casco e senza farlo indossare ai più piccoli. Inutile dire che il servizio mostrava molte persone che viaggiavano in tre sul mezzo, se non di più, rispondendo con fiera arroganza, alle legittime domande del giornalista. In altri termini qui nessuno vuole negare il problema sociale che è presente in alcune zone della città, ma come mostra il video sotto riportato, sarebbe giusto mostrare anche il resto di Napoli, dove il casco, lo si usa tranquillamente.
Ed ecco che sbucano ovunque report e servizi su alcuni aspetti della città, che, appaiono come frequenti, quasi all’ordine del giorno, ma che in realtà, spesso sono tipici di zone particolari, e sono fenomeni, se non marginali, quanto meno ridotti, rispetto a quanto si voglia far credere. Questa è la denuncia che Unione Mediterranea ha realizzato su Youtube, girando un video dal titolo: Napoli col casco – Quanti napoletani mettono il casco?
Questo è il commento al servizio:
“Questo video è stato realizzato dalla nostra portavoce per dimostrare in che modo l’informazione viene distorta quando si tratta di raccontare la città di Napoli, offrendone sempre un’immagine parziale e razzista, che mostra solo quartieri difficili, abbandonati dalle istituzioni. Soffermarsi sistematicamente sugli aspetti negativi del Sud, come se non ci fosse nient’altro da raccontare, crea gravi ripercussioni sull’economia e il turismo nei territori meridionali, che inevitabilmente finiscono per diventare bersaglio di luoghi comuni, pregiudizi e cattiva reputazione.”
Una cosa è certa: alcuni napoletani rappresentano un elemento su cui potrebbero basarsi numerose operazioni di SputtaNapoli. E’ vero anche però, che gran parte dei cittadini partenopei, si sono sempre dissociati da questi, e che da tempo cercano in tutti i modi di far comprendere la differenza fra persone civili e quelli che rientrano nel macro contenitore dell’ignoranza e dell’inciviltà.
Sarebbe quindi opportuno che invece di recarsi nelle strade dove ci sono persone orgogliose della loro mediocrità e cercare a tutti costi coloro che vivono nel mito delle mafie, si cominciasse a fare chiarezze, dando una soluzione ovvia, quanto veritiera: che il bene e il male sono presenti ovunque, e che di napoletani buoni ce ne sono, tanti, quanti sono i cattivi. Se solo si cominciasse a dare una panoramica reale sulla vera e bella Napoli, ci si renderebbe conto che il lato sano della città, è di gran lunga migliore, di tutto il resto dell’Italia.