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Videocracy

Da Kobayashi @K0bayashi

Questa volta non c’entra nulla Berlusconi con le sue reti tv, ma piuttosto i siti di condivisione di video sul web: secondo una ricerca di Pew Research Center condotta tra fine aprile e fine maggio tra 2,277 internauti maggiorenni (margine di errore di +/- 3.7%), infatti, il 71% degli americani online utilizzano siti come YouTube o Vimeo e sono in aumento del 5% rispetto alla quota del 66% registrata lo scorso anno da una simile indagine.

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Non solo: lo stesso trend di crescita si verifica anche tra chi ammette di visitare almeno uno di questi spazi digitali in un giorno tipico di navigazione in rete, dal 23% del 2010 all’attuale 28%. Insomma, più di un americano su 4 si sofferma abitualmente a curiosare tra i video del momento o a rivedere qualche filmato del passato più o meno recente.

Il tutto, naturalmente, è fortemente influenzato dalla rapida crescita dell’accesso a banda larga e soprattutto in mobilità: smartphone e tablet hanno radicalmente cambiato le modalità di connessione anche fuori casa, con la conseguenza di permettere a qualunque possessore di uno degli ultimi gadget tecnologici – ormai per altro sempre più a buon mercato – di indugiare sulle pagine dei colossi del videosharing mondiale.

Questo, come si è notato negli ultimi tempi, ha avuto ripercussioni anche sui mass media tradizionalmente più legati a un approccio testuale, che puntano invece ora sempre più spesso sull’informazione video come supporto (e in certi casi anche come sostitutivo) della tradizionale comunicazione in forma solo scritta – o al limite fotografica – delle news del giorno. Lo dimostrano le videorubriche degli editorialisti, le sezioni con le clip più cliccate del web, le videoinchieste, le dirette streaming, fino alle ipotesi di vere e proprie web-tv con un palinsesto studiato su misura.


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