Chi mi conosce abbastanza (sia di persona sia dai miei articoli) avrà capito che ho una certa passione per i tempi che furono a livello videoludico, pur non precludendomi alcuna esperienza moderna della “maxima ars fruitio” (massima arte del divertimento, a tale livello considero i videogiochi appunto). Per questi motivi ho spesso guardato con malcelato disappunto all’evoluzione (se così si può chiamare) di una delle serie che maggiormente amo a mero “clone” di God of War, sbandierato con pubblicità da blockbuster sulle console dell’attuale generazione…un tempo avrei perso la mascella sul pavimento nel vedere pubblicizzato in TV un episodio della serie Castlevania. Torniamo quindi indietro di qualche anno (precisamente nel 1997) e rimettiamo le mani su uno degli episodi più riusciti di una saga originale e che spesso ha portato le colonne sonore allo stato dell’arte: Castlevania Symphony of the Night (悪魔城ドラキュラX 月下の夜想曲 – Akumajo Dorakyura Ekkusu: Gekka no Yasokyoku).
Castlevania Symphony of the Night – il punto di svolta
Si parla di un capitolo eccellente della saga targata Konami, ma non soltanto per l’evoluzione tecnica del gioco (approdato per la prima volta su console a 32 bit) o per il comparto sonoro (da sempre eccellente, che assurge a livelli artistici) ma soprattutto perchè da questo punto in avanti la serie si è concentrata su un gameplay più vario ed impegnativo, trasformando il classico action/platform 2D lineare in un inedito ibrido RPG/action/platform 2D non lineare con tanto di statistiche, oggetti, equipaggiamento e grandi luoghi da esplorare interamente. Già in precedenza era stato tentato questo passaggio di stile con il gioco Castlevania II: Simon’s Quest (ドラキュラII呪いの封印 Dorakyura Tsu: Noroi no Fuin) uscito al tempo per NES, ma i capitoli successivi si riportarono nuovamente allo stile classico. Con splendidi artwork disegnati da Ayami Kojima e colonne sonore composte da Michiru Yamane, questo titolo ci immerge nell’oscurità claustrofobica di un castello enorme tutto da esplorare, con nemici e boss da fronteggiare in un’avventura lunga ed appagante.
Dracula al contrario
Anno 1797: sono passati 5 anni dal precedente episodio (Dracula X: Chi No Rondo); il protagonista di questo capitolo è Alucard, figlio dhampir di Dracula ma per fortuna dalla parte dell’umanità alla quale apparteneva la sua defunta madre, che si sveglia dal proprio torpore auto-imposto a causa del male irradiato dal castello di suo padre, nuovamente apparso per seminare morte e distruzione. Alucard si dirige verso il castello maledetto per sconfiggere Dracula e per indagare sulla sorte del cacciatore di vampiri Richter Belmont, scomparso dopo il duello decisivo contro Dracula nel precedente episodio. Alucard può contare su spada e scudo per farsi largo tra le ampie file dei mostri scagliati contro di lui da Dracula: oltre alle armi convenzionali, il nostro avatar potrà utilizzare un buon numero di magie ed abilità che la sua natura di dhampir offre, cosa che renderà possibile esplorare aree prima inaccessibili ed affrontare i nemici in modi diversi e più vantaggiosi. Il castello è enorme e la sua esplorazione completa richiederà un nutrito numero di ore, sommando poi la versione “rovesciata” del maniero che sarà visitabile nel caso si arrivi al boss finale con determinate condizioni.
Considerazioni finali
Una perla del passato che va assolutamente giocata almeno una volta da chi è appassionato di questa serie, ma anche da chi semplicemente cerca una sfida interessante ed ampia, alla quale dedicare svariate ore immerso nell’atmosfera elegantemente cupa di un Castlevania che sa come prendere l’anima di un giocatore. Dracula non è mai stato così bello.
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