12 OTTOBRE – Quella storica è la Fête des Lumières di Lione, che si festeggia il giorno della ricorrenza cristiana dell’Immacolata, l’8 dicembre, a parire dal 1643, anno di una terribile epidemia di peste, che la Madonna sembra aver miracolosamente scacciato. La più famosa invece è quella di Berlino, che dal 2004, illumina i principali edifici e monumenti della capitale tedesca per dodici sere consecutive di ottobre. Sono molte comunque le città che da alcuni anni hanno deciso di ospitare questo tipo di manifestazione, da Amsterdam, a Praga, a Helsinki, dedicando una serie di serate a spettacoli di luce, installazioni, concerti di musica e colori. Anche la capitale russa non fa mancare il suo.
Dal 2011 a Mosca si tiene, una volta all’anno, il festival internazionale “Circle of Light” (in russo: Krugo Svetnoe), dedicato alle nuove possibilità tecnologiche di illuminazione. Il tema dell’edizione 2014, che si è tenuta dal 10 al 14 ottobre, è stato quello del viaggio attorno alla Terra, descritto dagli organizzatori (il dipartimento della città di Mosca per la comunicazione e la pubblicità), come “un’affascinante odissea della luce, in continuo movimento, che unisce il mondo”. Scenario delle installazioni, degli spettacoli di luce, pirotecnici e di videomapping, dei concerti accompagnati da proiezioni grafiche 2 e 3D, delle lezioni e workshop sull’argomento, sono stati il centralissimo teatro Bolshoj, la via Kuzneckij Most, la piazza Manežnaja, la tenuta imperiale di Tsaritsyno, il centro di mostre ed esposizioni VDNH e la torre della tv di Ostankino.
Le installazioni di luce hanno seguito due linee: da un lato hanno ricreato sui muri degli edifici moscoviti immagini di luoghi remoti, culture e tradizioni distanti; dall’altro hanno dato un’idea della crescente integrazione ed importanza della tecnologia moderna nella vita di tutti i giorni e nello spazio cittadino.
Sulle facciate esterne dello spazio espositivo VDNH ha avuto luogo nei quattro giorni di manifestazione il contest internazionale ART VISION, diviso in tre categorie: classical architecture mapping contest, contemporary art mapping contest e VJs battle contest. Giudici delle esibizioni sono stati sia critici internazionali che il pubblico della manifestazione. Hanno partecipato oltre 50 artisti di diverse nazionalità, di cui ben 7 italiani (uno di questi, Luca Agnani, alla precedente edizione si è classificato secondo): dopo la Russia, presente con 17 partecipanti, l’Italia è stato il Paese con più rappresentanti al contest. Vincitori sono stati decretati per la categoria Classic, la crew indonesiana Sembilan (secondo posto per l’italiana Apparati, terzo per la messicana AVA), per la categoria Modern, la crew russa Stain (secondo posto per la russa Ži-Ši production, terzo per la danese Dark Matters), per la categoria VJs l’artista ucraino VJ Yarkus (secondo posto per il russo Sila Sveta, terzo per l’indiano Tejasvi Mashram). I premi sono stati di 20.000 euro per i primi classificati, 15.000 per i secondi e 10.000 per i terzi.
Il videomapping, concetto nato ancora negli anni Sessanta, si conferma attraverso questo tipo di festival come una nuova e vincente forma di espressione artistica, capace di arrivare ad un pubblico vasto ed eterogeneo. Come arte d’avanguardia, traccia un nuovo canale interattivo, comunicazionale con il fruitore. La grafica computerizzata esce dagli ambiti lavorativi, multimediali, pubblicitari, per farsi nuova espressione d’arte. Inoltre, attraverso il videomapping si riqualificano spazi dimessi o si esaltano monumenti ed edifici storici, ed al tempo stesso si propongono immagini di luoghi e tempi lontani, reali o solo immaginari, scanditi spesso da accompagnamenti musicali classici e moderni.
Martina Napolitano
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