Sono quotidianamente alle prese con esempi di giornalismo cialtronesco, oggi mi sono finalmente imbattuto in un articolo di cui vale la pena parlare: anche se l’argomento non è propriamente la Turchia ma i rapporti tra “civiltà”, anche se il suo autore non è un giornalista ma lo storico Timothy Snyder. Lo studioso di Yale, che si occupa prevalentemente di Europa orientale, ha infatti pubblicato sul blog collettivo della New York Review of Books un dotto e incisivo intervento dal titolo “Toleration and the Future of Europe“: in cui facilmente smonta le idee fallaciane che hanno ispirato il manifesto di Andreas Breivik – Europa 2083, nel 400° anniversario della sconfitta ottomana a Vienna determinata dall’arrivo dei cavalieri polacchi – e la strage che ha compiuto a Oslo.
Due le considerazioni importanti. La prima, che l’Impero ottomano e la Confederazione polacco-lituana erano stati plurali, multietnici e multireligiosi: e che, addirittura, della cavalleria polacca facevano parte dei Tatari musulmani (straordinari cavalieri e guerrieri). La seconda, che non è possibile né tornare a questa situazione premoderna cancellata dalle pulizie etniche e i genocidi del XX secolo, né usare il metodo hitlerian-staliano nei confronti degli immigrati: e che la sfida determinante del XXI secolo sarà adattare lo stato moderno ispirato all’omogenità nazionale a un rinnovato pluralismo etnico, religioso e culturale.