"Vietato non cambiare". Ovvero una serie di proposte organiche per una riforma del calcio, vista dal lato dei tifosi. Vi avevamo annunciato l'iniziativa ed i criteri con un post della settimana scorsa, adesso entriamo nel vivo.
In questo post Domenico Amicarella ed Ottavio Virtuani iniziano ad entrare nel merito del ragionamento, con proposte che riguardano la governance nel calcio.
Riduzione del numero di squadre partecipanti ai campionati professionistici
Al fine di garantire il livellamento delle principali competizioni verso l’alto, rendere più agili e gestibili i tornei, ridurre il numero delle partite ufficiali permettendo di ottimizzare i vari calendari agonistici e compendiare le varie necessità (di preparazione dei team, di riduzione degli infortuni, competizioni delle nazionali etc.) si propone di portarli gradualmente a 18 squadre.
Professionismo ed indipendenza arbitrale
L’AIA è una delle componenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio e di conseguenza gli arbitri dovrebbero godere di una totale autonomia rispetto alle altre componenti (fra cui la Lega di Serie A). Il condizionale è d’obbligo poiché la ricusazione è una delle caratteristiche prettamente italiana che nella realtà delle cose sancisce una sorta di sudditanza psicologica che porta l’arbitro a pensarci bene prima di fischiare, nel dubbio e ribadiamo in perfetta buona fede (altrimenti cadrebbe definitivamente la nostra passione per questo splendido sport!), contro le cosiddette grandi.
È per questo motivo che riteniamo che debbano essere gestiti da un ente autonomo che li renda di conseguenza totalmente indipendenti dalla Federazione e dalla Lega. Contemporaneamente va studiato un percorso verso il puro professionismo: quello dell’arbitro diventa un lavoro unico retribuito in modo da garantire la massima indipendenza ed applicazione.
Il presupposto di esclusività di occupazione, rende possibile mettere a punto un sistema che migliori sempre più la preparazione atletica e didattica dei direttori di gara.
Gli arbitri debbono sottostare a valutazioni periodiche basate su criteri oggettivi in riferimento alle performance (da prevedere declassamenti anche da internazionale a non internazionale ed eventuale espulsione per il fatto di non aver risposto alle aspettative), sulla base dei criteri di valutazione della loro prestazione.
Nel momento in cui si realizza il professionismo puro, chiunque sia selezionato è ritenuto in grado di poter arbitrare in Serie A qualsiasi partita, perchè risponde ai requisiti per far parte di un elite sino a prova contraria (i.e. la valutazione della prestazione). Le designazioni sono quindi abolite rimandando ad un sorteggio integrale. Quanto detto va applicato anche per il commissioner [di cui si parlerà in un post successivo, NdR], egli stesso un arbitro, ed i guardalinee.
La terna/quaterna arbitrale potrebbe lavorare come team sistematicamente insieme, oppure potrebbe essere prevista l'attuale rotazione. Si possono ravvisare pro e contro in entrambe le situazioni, siamo aperti in via preliminare a tutte le soluzioni, salvo aggiustare il tiro a medio termine).
Vengono altresì abolite le punizioni “temporali” per chi commette un’errore: c’è il sorteggio arbitrale, l’errore viene corretto con la moviola, se uno è inadeguato verrà giudicato solo ed unicamente durante la valutazione periodica.