Compiaciuta della mia quasi totale invisibilità alle forze dell'ordine e ignorando completamente l'infallibile
legge di Murphy, quello stesso pomeriggio il destino mi stava aspettando, nascosto dietro l'angolo, sotto forma di vigile meticoloso e pedante. Mai pavoneggiarsi sugli allori! Mai gloriarsi troppo. Se qualcosa può andar storto, stai sicuro che lo farà.Qualche ora dopo le mie provvidenziali riflessioni, infatti, mi stavo dirigendo dal veterinario SENZA cintura e con entrambi i cani che sonnecchiavano liberi e beati sul sedile del passeggero (senza la rete di protezione). Incrociando l'auto bianca e blu dei vigili urbani, ma soprattutto osservando il vigile strabuzzare gli occhi al mio passaggio, mi si accende un campanellino d'allarme che francamente ignoro davanti al parcheggio del veterinario, la mia meta. Dallo specchietto retrovisore intravedo l'auto nemica invertire la marcia, tuttavia, non essendo abituata a delinquere, ignoro anche il secondo campanellino d'allarme che quasta volta trillava incessantemente nella mia zucca cercando di avvisarmi dell'imminente disastro.Il tempo di mettere il guinzaglio ai cani e di trovare il libretto veterinario che sento l'infausto e mefistofelico bussare di qualcuno al mio finestrino: prego, favorisca patente e libretto. Scendo dall'auto e obbedisco in silenzio.«Sa perchè l'ho fermata signorina?» mi domanda l'agente.Secondo voi? Cos'avrei dovuto rispondere? Ora, col senno di poi, mentre scrivo e rifletto sull'accaduto mi vengono in mente le risposte più sensate: Non so, me lo dica lei oppure non ne ho la più pallida idea (corredata dalla più angelica delle mie espressioni facciali). State a sentire invece cosa sono stata capace di confessare (presa dal panico, da un leggero attacco di tachicardia, vertigini, un vago senso di stordimento, ansia, gomito del tennista e anche dal ginocchio della lavandaia): « Lo so, non avevo la cintura, mi scusi la prego!»La conversazione doveva tuttavia ancora prendere la sua piega più strana perché, udite udite, il vigile risponde con aria stupita e al contempo severa, molto severa: « Ma no, l'ho fermata perchè stava parlando al cellulare!».WHAT? WTF?!Con l'aria più sincera che potessi trovare, anche perchè stavo per dire la verità e nient'altro che la verità, giuro e spergiuro di non aver mai telefonato alla guida del mio veicolo aggiungendo inoltre di aver appena acquistato un nuovissimo smart phone touch screen (colpendolo senz'altro per la mia spiccata poliglossia) che anche volendo delinquere lo renderebbe tecnicamente impossibile.Entrambi estremamente imbarazzati ci guardiamo sperduti. È la fine, penso. Mi toccherà conciliare. Chiederò di pagare a rate, ipotizzo. Senza cintura, senza rete per i cani, al telefono perdipiù. Un mutuo assicurato.Invece, quel brav'uomo di vigile sfortunatamente capitato sulla mia strada, forse colpito da una strana congiunzione astrale indubbiamente favorevole nei confronti della sottoscritta, decide di sgridarmi e di intimarmi a non accendere mai più il motore senza prima assicurami di essere perfettamente in ordine.E sapete che vi dico, quell'uomo mi ha convinto!Grazie alla sua magnanimità ho solennemente promesso a me stessa di non essere mai più tanto sbadata! Grazie di cuore, mio strano amico vigile! Grazie davvero.Magazine Cultura
Guidavo allegramente e canticchiavo spensieratamente un motivetto passato dalla mia radio preferita quando ho accidentalmente appoggiato lo sguardo sul cruscotto, sul contachilometri per la precisione. 120.000 chilometri, segnava. Numero che lì per lì mi ha fatto riflettere a quante volte un qualsivoglia agente in divisa abbia sfoggiato la sua paletta al mio passaggio da quanto possiedo la mia auto. I miei ricordi si sono spinti indietro nella mia personale linea temporale di vita fino a giungere alla conclusione di 4 controlli, con una media di 30.000 chilometri ogni fatidico "Favorisca patente e libretto".