Non hanno un contratto di lavoro vero e proprio, nemmeno un contratto a termine, scritto. Vengono “chiamati” ogni 20 giorni. Quasi un “job on call”. All’inizio erano dei “volontari”. Gente che magari faceva altri lavori anche se è difficile con gli orari (anche quelli discontinui) di un vigile del fuoco, farsi ingaggiare da un imprenditore per altri lavori.
Molti sono stati stabilizzati, con le disposizioni del governo di Romano Prodi. Ora, come spiega il segretario nazionale della funzione pubblica Cgil Adriano Sgrò, il governo del centrodestra ha bloccato quel percorso. Loro, i vigili precari, hanno manifestato anche davanti a Montecitorio. Tutto nasce dal fatto che l’organico del corpo nazionale dei vigili del fuoco denuncia una carenza di oltre 3761 unità. Finora si è sopperito utilizzando i precari-discontinui. Con un costo a carico dell'amministrazione attorno ai 100 milioni di euro. E’ la cifra esatta con la quale, dice il sindacato, si potrebbe finanziare la “stabilizzazione” dei precari o discontinui o volontari.
E' un “Corpo” noto per la solerzia, il coraggio, la professionalità. Pare quasi impossibile che tali meriti non vengano riconosciuti, assegnando loro almeno un contratto stabile, un futuro dignitoso. Non si può non riflettere sul fatto che una tale situazione di disagio, di precarietà, appunto, non può non incidere sulle loro condizioni psicologiche. Scrive il sindacato “cresce in modo esponenziale il rischio per l’incolumità della popolazione e della stesse squadre di soccorso, le quali operano frequentemente al di sotto dei limiti standard di sicurezza”. Ma questo è un Paese che va così: si colpiscono i vigili del fuoco come gli insegnanti come una generazione assetata di lavoro.