Anna Lombroso per il Simplicissimus
Un ordigno e’ esploso stamattina, il giorno del silenzio elettorale prima dei ballottaggi, davanti all’Istituto professionale per i servizi sociali ‘Falcone-Morvillo’ di Brindisi, a breve distanza dl tribunale. . Una ragazza e’ morta in ospedale, altri studenti sono feriti, uno molto gravemente. Tre in uno: colpire una scuola, luogo di istruzione e “addestramento” al lavoro, colpire i giovani, colpire un luogo, intitolato simbolicamente a due vittime della mafia.
Intanto tutti i 5.400 dipendenti degli Enti Centrali di Mirafiori, la maggior parte impiegati, andranno per la prima volta in cassa integrazione ordinaria sei giorni. “E’ una pessima notizia: vuol dire che anche a livello della testa di Fiat ci sono forti problemi”, commenta Edi Lazzi, responsabile V lega Fiom, che continua, “Questi giorni, si sommano a quelli già programmati del 22 giugno e del 20 luglio in cui ci sarà la chiusura dello stabilimento utilizzando i permessi personali delle lavoratrici e dei lavoratori”. Una disposizione che suona come campana a morte del lavoro.
E in Parlamento, come sottolinea il Simplicissimus, grazie ai solerti uffici di un guardasigilli che forse ne saprà di diritto, ma ben poco di giustizia, è morta la probabilità che la “politica” faccia un gesto dimostrativo della volontà di agire contro la corruzione, che nel nostro paese in particolare si intreccia con gli altri reati economici e ha stretto una solida alleanza con la criminalità, in una circolazione oscura e tossica di favori, quattrini, voti.
Oggi tutti parleranno dell’importanza di arrivare alla verità, di smascherare mandanti e esecutori, sentiremo i soliti pistolotti rituali, di quelli che hanno l’effetto di allontanare la comprensione dei fatti, di disperderla in una caligine opaca che ci avvolge da almeno cinquant’anni.
E’ che ci sono tanti tipi di bombe che scoppiano e sono pronte a esplodere. Ma ormai la cupola, la diabolica alleanza che le innesca è evidente per chi vuol vedere. Magari non hanno nemmeno bisogno di mettersi d’accordo tra loro su strumenti, azioni, armi più o meno sanguinarie, chè tanto sono tutte cruente e uno solo è l’obiettivo, creare una condizione di buia incertezza, nutrire instabilità e caos, ribaltare definitivamente la democrazia, demolire quel poco rimasto di autorevolezza di istituzioni già impoverite e umiliate dall’interno, annientare la sovranità dello Stato, a cominciare dalla sua moneta e dalla capacità di farsi “impresa” per il futuro dei cittadini, cancellare diritti grazie al ricatto della necessità.
I diritti, il lavoro, la libertà, l’autodeterminazione, il desiderio di contare nelle scelte sono i loro ostacoli da rimuovere, insieme ai lacci e laccioli della legalità della trasparenza, del diritto, insieme alla tutela dei beni comuni, alla salvaguardia dell’ambiente, alla promozione della cultura, perché la loro finalità è l’appagamento di una illimitata avidità, dell’imposizione dell’egemonia del mercato, del trionfo della religione del profitto.
Si fanno dei servizi tra lor, c’è chi fa leggi ad personam, chi colloca ordigni, chi licenzia, chi premia la stessa finanza che ha divorato le produzioni, in una strategica ripartizione degli incarichi di quella implacabile task force bellica planetaria, fatta di grandi patrimoni, di alti dirigenti del sistema finanziario, di politici che intrecciano patti opachi con i proprietari terrieri dei paesi emergenti, di tycoon dell’informazione, di criminali ormai in grisaglia, più a loro agio in banca che nel covo, insomma quella classe capitalistica transnazionale che domina il mondo e è cresciuta in paesi che si affacciano sullo scenario planetario grazie all’entità numerica e al patrimonio controllato e che rappresenta decine di trilioni di dollari e di euro che per almeno l’80% sono costituiti dai nostri risparmi dei lavoratori, che vengono gestiti a totale discrezione dai dirigenti dei vari fondi, dalle compagnie di assicurazioni o altri organismi affini. E sservita da quelli che qualcuno ha chiamato i capitalisti per procura, poteri forti per la facoltà che hanno di decidere le strategie di investimento, i piani di sviluppo, le linee di produzione anche di quel che resta dell’economia reale, secondo i comandi di una cerchia ristretta e rapace, banche, imprese, investitori e speculatori più o meno istituzionali, insieme a banditi espliciti sempre più inclini a covertirsi a più redditizie iniziative “legali”.
Ieri scrivevo che è il tempo della vigilanza. Ma non basta, siamo in guerra, bisogna svegliarsi per non diventare una “gente” di schiavi e di vittime.