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Si è fatta attendere e desiderare a lungo, da brava Primadonna qual è, costringendoci a navigare attraverso acque impervie e dolorose prima di concedersi al nostro sguardo: la cara Parigi è finalmente comparsa all'orizzonte, pronta ad essere catturata dallo sguardo luminoso e attento di Ragnar Lothbrok, nel settimo episodio della terza stagione di Vikings intitolato, appunto, "Paris".
Basta seguire l'episodio per capire che tale scelta da parte degli autori non è affatto casuale: arrivare a Parigi e realizzare l'ambizione di Ragnar significa anche portare sotto i riflettori un popolo del tutto nuovo, che vive protetto da mura alte e spesse ma non è egualmente immune a problemi e lotte intestine: in procinto di affrontare l'assedio degli uomini del Nord, conosciamo quindi il Re di Francia Carlo, nipote di Carlo Magno eppur ben lontano dalla grandezza del suo avo, che dimostra immediatamente di non avere la tempra giusta per regnare e di non essere in grado di prendere decisioni con la dovuta autorità e freddezza: dietro le quinte, si aggira misteriosa e caparbia la Principessa Gisla, figlia di Carlo e chiaramente in possesso di un grande ascendente sulla fragile figura paterna, alla quale persino i nobili più illustri del Regno sembrano appellarsi per chiedere supporto e consiglio.
Il contrasto fra la raffinatezza del Regno dei Franchi e l'ancora primitivo equilibrio degli Anglosassoni è evidente e il confronto con la minuta ricchezza dei Regni del Wessex, Mercia e Northumbria, più che mai impegnati a scontrarsi fra loro e a cercare di sottrarre all'altro un'altra piccola fetta di potere disponibile è abbastanza impietoso: ciò non toglie che sia sempre un piacere rivedere Re Ecbert in tutta la sua spudorata spietatezza, ironicamente mascherata sotto una deliziosa maschera di rettitudine, e seguire le nuove trame che il sovrano ha intenzione di ordire ai danni di Re Aelle e della nuova regina Kwenthrith.
In questo Alto Medioevo così ricco e incredibilmente vivo nell'umanità dei suoi personaggi, negli usi e nei costumi i nostri vichinghi si preparano con pazienza ad attaccare, ma Re Ragnar non ha certo dimenticato di aver da poco perso il suo amico più caro e di dover trovare il responsabile per avere vendetta: nulla viene detto chiaramente e tutto viene rimandato in nome dell'Impresa, ma gli occhi di Travis Fimmel così bravi a celare sentimenti e sfumature di ogni sorta ci dicono che Ragnar sa bene dove cercare il colpevole dell'assassino di Athelstan.
La questione verrà però agli dei piacendo risolta in seguito: per il momento, non possiamo fare altro che riunire tutto il nostro coraggio, tirar fuori asce, spade e scudi e fissare bene la nostra preda, quella Parigi che ne sta lì davanti a noi mentre l'urlo di Guerra si sparge nella notte; il tutto in un episodio di nuova decompressione, eppur tanto ben costruito ed entusiasmante da costringerci a lanciarci a perdifiato verso la prossima puntata che finalmente lascerà la battaglia libera di consumarsi.
Leggi su cinefilos/serietv: Vikings 3×07 recensione dell’episodio con Travis Fimmel
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