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Viktor Orban e quelli del 32° Battaglione

Creato il 09 gennaio 2012 da Casarrubea
Viktor Orban e quelli del 32° Battaglione

Victor Orban, premier ungherese

Si chiamava Gabor Baross ed era stato, al tempo dell’impero austro-ungarico, un grande economista, un uomo particolarmente attento allo sviluppo economico e commerciale e a favorire l’espansione della rete ferroviaria ungherese. Aveva gettato le basi dell’Ungheria moderna. E, dati i tempi (la fine della prima metà dell’Ottocento e la seconda metà dello stesso secolo), non era poco. Gli ungheresi perciò gli avevano dedicato una strada, a Budapest,  e non so cos’altro in giro.

Fino alla fine dello scorso anno chi prendeva il tram che partiva dal capolinea Moszkva tér (piazza) nella capitale magiara, dopo la fermata di Rakoczi tér, era avvertito che la successiva sarebbe stata quella di Baross utca (via). Perciò anch’io ho avuto un attimo di disorientamento quando, per attraversare la grande dorsale viaria che da Jozsef korut arriva a Szent Istvan korut (circonvallazione) e a Margit hid (ponte), ho dovuto prima rendermi conto che l’intestazione del tram Moszkva era cambiata e sostituita con quella di Szell Kalman. Miracoli della nuova destra! Da una notte all’altra, il signor ministro Baross è entrato, come molti altri personaggi più o meno conosciuti, almeno nella loro patria, nelle antipatie del primo ministro ungherese Viktor Orban. Che deve aver fatto qualche brutto sogno se, come pare sia accaduto, ha dato disposizioni di grandi mutamenti ai suoi amici di partito alla guida di governo e città.

 O, almeno, saranno stati i suoi amici che governano Budapest ad avere gli incubi notturni.  Come il sindaco della capitale magiara, Istvan Tarlos, anche lui del partito Fidesz.

L’anno nuovo, così, è stato foriero di uno sgarbo alla memoria di quel povero economista il cui unico torto era stato di pensare a far crescere meglio il suo Paese. E lo aveva fatto non ricorrendo alle armi, ma a uno sviluppo pacifico. Dati i tempi, la cosa non era per niente indifferente. Di mezzo c’erano guerre di indipendenza, e cambiamenti sociali di non poco conto, come la nascita, a fine Ottocento, del movimento operaio e contadino. In Ungheria come in Italia e in tutta l’Europa civilizzata. Ed evocato come un fantasma dai modelli del consumismo e della guerra, dalla cultura della militarizzazione tanto cara ai neonazi del partito Jobbik, la giunta di Budapest ha preferito dare un ulteriore segnale della sua inconsistenza storica e civile. Ha tolto al nostro tram il nome di Moszkva ter e alla fermata l’intestazione a Baross e ha sostituito a quest’ultima un monumento che Maria Teresa d’Austria volle dedicare al 32° Battaglione. La statua bronzea che  ricorda tutti gli eroici soldati che vi avevano combattuto in tempi diversi è rappresentata da un milite con una baionetta colto nell’intento di lanciare una bomba a mano.

Viktor Orban e quelli del 32° Battaglione

Statua in ricordo del 32° Battaglione

Se non è modernità questa, che cosa è? Specialmente ora che la crisi ha portato la moneta ungherese fino a 324 fiorini occorrenti per pagare un euro, mentre, ancora un anno fa, ne occorrevano 250. La giunta di destra che governa la capitale magiara evidentemente non ha altro a cui pensare. Anzi, addita esempi per le nuove generazioni: ordine e disciplina militare, quando un po’ di sana critica e di doveroso dissenso farebbero bene a tutti.

Il passante che si sofferma a leggere la vanagloria del 32° Battaglione può notare le tappe salienti del percorso storico al cui centro non c’è per niente l’Ungheria. Una nazione che fu tanto cara al poeta Sandor Petofi, che nel 1848 diede il segnale della rivolta antiaustriaca e al generale Lajos Tukory, venuto dalle lande sperdute della Pannonia e della puszta (grande pianura), a morire a Palermo per combattere assieme a Garibaldi contro i Borbone. Aveva trent’anni e i palermitani non se lo sono mai dimenticato. Gli hanno intitolato un’importante corso e lo custodiscono ancora caro nella toponomastica della loro città.  Eroi saranno stati anche quelli del 32° Battaglione. Ma erano stati da sempre al servizio degli Austriaci e non degli Ungheresi: a Obernberg nel 1742, in varie città dell’Europa, e, in ultimo, in Italia, a Bassano nel 1796, Caldiero nel 1805, quando i rivoluzionari di Napoleone Bonaparte si scontrarono con gli eserciti austriaci. O a Novara, nel 1849, a Solferino nel 1859 e a Montello nel 1918. Tutte date che segnano la progressiva autonomia e storia della nostra Italia.

Ma la nuova destra ungherese è dall’altro lato della barricata. Vuoi vedere che gratta gratta Orban vuole rifondare l’Impero austro-ungarico?


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