Magazine Cultura
Studiosi a convegno sulla Sardegna nuragica:
«Nessuna Atlantide e nessuno tsunami»
di Carlo Fadda
La Sardegna può essere identificata con la mitica Atlantide di Platone? E la fine della civiltà nuragica può addebitarsi a un catastrofico maremoto che avrebbe invaso le pianure del Campidano e della Marmilla? Entrambi i quesiti sono fermamente respinti con argomentazioni e ricerche scientifiche da archeologi, geologi e antropologi. E quanto emerge dal convegno “Atlantide e i nuraghi” svoltosi alla biblioteca di Villanovaforru nell'ambito della XIII Settimana della cultura.
«È un'Isola che non c'è», esordisce l'archeologo Mauro Perra, direttore del museo Genna Maria. «Quando mancano risposte scientifiche, si ricorre a ipotesi come un meteorite caduto nel Mediterraneo che avrebbe provocato il maremoto. E allora come mai lo stesso tsunami che distrugge parte della Sardegna non lasciò tracce in altre zone costiere dello stesso mare?».
Un tema che appassiona i curiosi, suscita dibattiti e ricerche e divide gli esperti. Alcuni interessati, altri, come quelli riuniti a Genna Maria, assolutamente contrari. «Le colonne d'Ercole citate da Platone sono i segni che indicano il passaggio tra l'aldilà e l'aldiqua. Sono la parte del sole che scende in occidente e rinasce in oriente. Colonne che possono essere collocate a Malta, in Sicilia, Spagna e così via.
Atlantide in Sardegna? No grazie», sottolinea l'archeologo Alfonso Stiglitz. Il mito di Atlantide risalente al 480 a.c. appartiene al filosofo greco Platone, che fa uso di racconti fantastici, facendoli risultare utili e nobili per il suo popolo. L'archeologo Paolo Bernardini tuona: «Atlantide è una nobile menzogna, è un'invenzione, e non appartiene alla storia degli eventi, ma solo all'immaginazione di Platone che l'ha sognata e tramandata alle successive civiltà».
E la gigantesca onda marina che provocò morte e distruzione sino ad arrivare alla barriera dell'altipiano della Giara di Gesturi ponendo fine alla civiltà nuragica? Il geologo Antonio Ulzega puntualizza: «La Marmilla è composta di sedimenti marini a strati risalenti a centinaia di migliaia di anni fa, per questo si trovano ancora resti di conchiglie e altri fossili. In Sardegna non ci sono segni che giustificano un tsunami di quelle proporzioni. I nuraghi ricoperti e semidistrutti sono dovuti a modificazioni legate al tempo, al vento, pioggia, clima, e altri eventi».
Il folto pubblico segue con estrema attenzione le varie teorie che smontano il mito di Atlantide legato alla Sardegna, con la delusione di alcuni che credevano in Platone. L'antropologo Giulio Angioni aggiunge: «I miti sono racconti necessari per spiegare chi siamo, dove andiamo. Sono una cosa seria e non riescono a dare risposte convincenti». Perciò niente cataclismi marini che hanno stravolto il Campidano e l'Oristanese, ma un periodo ciclico, continuo, a strati, che ha fatto il proprio corso. «Oggi abbiamo diversi riscontri scientifici per dimostrare il contrario della fantasia di qualche giornalista o studioso che sostengono Atlantide nella terra sarda e la fine della civiltà nuragica dovuta a un maremoto», conclude l'archeologo Alessandro Usai.
L'affascinante argomento che ha riscosso notorietà internazionale col giornalista Sergio Frau, autore di un fortunato libro di archeologia storica, sarà ancora al centro del dibattito.
Sabato 30 Aprile a Cagliari, con inizio alle 17.00, nel parco di Monte Claro, gli studiosi si incontreranno per il secondo appuntamento sulla questione. In questo quotidiano on line fra qualche giorno sarà pubblicata la locandina dell'evento.
Fonte: pagina della cultura, Unione Sarda, 12 Aprile.
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