Si chiama L’ Arte al Museo, è l’iniziativa lanciata dal Museo Archeologico Comunale di Villasimius, gestito dalla Cooperativa Cuccureddus, con la collaborazione dell’Associazione Culturale Hermaea Archeologia e Arte. Avrà luogo una rassegna di quattro mostre di arte contemporanea ed una etnografica, dall’8 luglio al 30 settembre che acquista il sapore di una scommessa culturale: grazie alla disponibilità del Sig. Valerio Fosco, la Cooperativa Cuccureddus apre le porte alla storica casa padronale della Famiglia Farci collocata di fronte al Museo Archeologico di Via Frau. In seguito ad alcuni lavori di manutenzione verrà inaugurata l’apertura al pubblico di una porzione dell’antico edificio del paese, risalente al 1800, che ospiterà le opere di Sara Vighi dall’ 8 al 18 luglio, Lino Fois dal 20 al 30 luglio, Le Amiche di Freya dal 10 al 20 agosto e Michele Cara dal 20 al 30 settembre. Non si tratta di mere e semplici esposizioni ma di un viaggio in cui il passato si intreccia col presente, in cui l’arte contemporanea si inserisce armonicamente nella storia e nelle tradizioni di Carbonara trovando un ambiente ideale nelle antiche immagini ed oggetti esposti nella mostra etnografica di Arte e Mestieri.
Uno spazio espositivo unico nel suo genere in cui il Museo Archeologico di Villasimius e l’antica casa patronale faranno da cornice all’arte e ad alcune serate inaugurali regalando un’ambientazione suggestiva e autentica in grado di rendere “Archeologia e arte” un connubio perfetto e diffuso.
La rassegna avrà inizio con Hotel Fortuna di Sara Vighi, il museo e la casa padronale saranno visitabilidal martedì alla domenica nei seguenti orari: 10:00 – 13:00 e 18:00-21:00.
Oltre trenta le fotografie in bianco e nero dell’artista, scattate tutte in formato RAW con una reflex digitale non full-frame montante un obiettivo 35 mm e stampate su carta cotone raccontano la bellezza dell’Italia maggiore, ovvero le città descritte e consigliate in tutte le guide turistiche. Tali località sono ritratte da immagini non convenzionali, differenti da quelle più caratteristiche e blasonate che propongono le classiche cartoline utilizzando un punto di osservazione essenziale ed allo stesso tempo alternativo e ricercato, “il livello che in Archeologia chiameremmo del terreno vergine”, situato al di sotto degli strati culturali. In questo modo l’ oggetto più insolito, quello mai considerato di una meta turistica, apparentemente insignificante come una barca, un cancello, il sellino di una bicicletta, un muro vive armonicamente all’interno del piccolo habitat in cui si trova. L’ambiente ed il soggetto inanimato non possono prescindere l’uno dall’altro generando un equilibrio perfetto che attraverso la fotografia ed il bianco e nero che cancella il chiasso dei colori diventa un autentico ed esclusivo bene culturale
Hotel Fortuna è un nome che già esiste, è un albergo di Ancona in cui l’artista soggiornò qualche anno fa. Trovò notevole l’accostamento tra i due termini, riconducibili ad una suggestiva metafora della vita, ad un tetto sotto cui rifugiarsi e chiedere l’aiuto di una buona stella.
Nelle fotografie manca quasi del tutto la natura presente solo sotto forma di materia come il legno, manca l’uomo, non visibile fisicamente ma di cui si percepisce l’operato grazie all’immagine di alcuni ombrelloni messi al riparo dal vento o di un bucato appena steso. Questo vuole essere un esplicito spunto di riflessione affinché la presenza umana sia più propositiva ed efficace là dove regna il degrado e lo scarso senso civico. In Hotel Fortuna si crea uno spazio vuoto,bianco che può essere anche il colore della possibilità, della speranza di scrivere delle memorie collettive là dove esse sono totalmente assenti.