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Vilnius, la capitale che piacque a napoleone

Da Postpopuli @PostPopuli

di Nicola Pucci

Il mio viaggio a ritroso per le terre baltiche arriva oggi a conclusione: affascinato da Tallinn, sorpreso da Riga, trovo accoglienza in Vilnius, capitale della Lituania, città insieme medievale e barocca, dal retrogusto sovietico.

Già, l’occupazione sovietica. Una ferita che a queste latitudini ancora tarda a scivolare nell’oblio. E come potrebbe essere altrimenti, se giungendo col decrepito torpedone che mi scarica alle 7 del mattino all’autostazione i primi avamposti abitativi che scorgo sono blocchi di cemento di nota struttura rettangolare?

VILNIUS, LA CAPITALE CHE PIACQUE A NAPOLEONE

Cattedrale di Vilnius – holidaycheck.it

Neppure troppo stanco per il lungo trasferimento dalla Polonia con cambio notturno a Bialystok, zona di frontiera, salgo a bordo di un vecchio filobus – marca Skoda – che mi conduce all’Arco di Aurora, l’unica delle nove, antiche porte di accesso alla Città Vecchia, ancora perfettamente conservata: si apre qui un centro storico tra i più ricchi ed interessanti dell’Est Europa, tanto da meritarsi il titolo di Patrimonio Unesco, così come Vilnius è stata scelta come Capitale Europea della Cultura per l’anno 2009. Qui converge pure la comunità polacca di fede cattolica, numerosa in città, che può praticare il culto religioso raccogliendosi in preghiera ai piedi della Beata Vergine, icona che trova ospitalità nella piccola Cappella, meta preferita dai pellegrini di questa fetta d’Europa.

Percorrendo Aušros Vartų gatvę la mia attenzione si concentra sul profilo barocco di alcuni edifici curiosi. La Chiesa ortodossa del Santo Spirito spicca tra questi, ha l’involucro color rosa ma è il suo corpo interno che trasmette spiritualità. Si respira sacralità a pieni polmoni in questi luoghi di devozione tanto diversi dai nostri, già muovendomi tra le maestose navate di granito e costeggiando l’altare dalle verdi sfumature ho la sensazione di profanare il sonno eterno dei tre martiri, Antonio, Ivan ed Eustachio, che giacciono imbalsamati in una cappellina centrale.

C’è del gotico, da queste parti, fiammeggiante: la Chiesa di Sant’Anna, poco distante, la preferisco così come la preferì Napoleone, sì il Bonaparte, quando la vide, attraente per le sue guglie e i suoi pinnacoli che inseguono il cielo e per la colorazione dei mattoni rossi della splendida struttura esterna.

Riguadagno velocemente l’arteria più animata di Vilnius, Pilies gatvę, dove si crogiolano artisti di strada, mendicanti, tassisti in bicicletta e artigiani di ogni sorta. Ecco, qui dove pulsa il cuore lituano più autentico, mi trovo a mio agio, non parlo il loro idioma ma conosco il linguaggio universale dell’affratellamento riuscendo a comunicare il mio entusiasmo.

Vilnius è sede culturale importante per le genti baltiche, dal 1579 la sua Università forgia le menti più fertili ed è piacevole aggirarsi nel labirinto dei suoi Tredici Cortili, nascosti ma collegati tra loro da passaggi segreti ed ingressi che rimandano alle strade circostanti.

VILNIUS, LA CAPITALE CHE PIACQUE A NAPOLEONE

Teatro dell’Opera

Ho come meta finale del mio cammino la sontuosa Cattedrale, ma desidero vedere più che posso; mi costringo, così, a risalire per Gedemino Prospektas,  tra tutte la via più elegante e moderna, una sorta di Champs-Élysées. Centri commerciali, negozi alla moda, musei, banche ed alberghi 5 stelle ma soprattutto il Teatro dell’Opera con l’originale facciata sormontata da tre figure vestite di nero, ammonitrici,  che incutono timore al passante distratto, e che forse simboleggiano il passato, sanguinoso, il presente, di rilancio, il futuro, che si attende radioso, di una città anticonformista e poliedrica.

Eccomi infine al cospetto della Cattedrale – e annessa Torre Campanaria -, tempio ricostruito a fine Settecento in stile classico con le statue di Sant’Elena, San Casimiro e San Stanislao che paiono osservare dal loro piedistallo la moltitudine di gente che è solita radunarsi nel sagrato della basilica. Da qui, infatti, nel 1989 si avviò la catena umana che unì le tre capitali baltiche nella rivendicazione dell’indipendenza dal giogo sovietico… e c’è una Mattonella speciale che reca una scritta, “stebuklas” – miracolo in lingua lituana -, a memoria di quel giorno e che si dice avveri i desideri se si completa in giravolta su di essa una piroetta a 360°.

Poco oltre si può salire alla Collina di Gedemino ad osservare dall’alto il fascino discreto di una città che non finisce di stupire: già, immaginereste mai di trovare nel bel mezzo del Centro Storico una statua dello psichedelico Frank Zappa? Ebbene sì, c’è. Ma è solo una curiosità. Arrivederci daVilnius.


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