Vincenzo Gasparro - A che servono le rose - Ed. L'Arca Felice
Si sente,
Arrivai nella piazza alla controra
i piedi ulcerati dalla calura sulle chianche.
Solo il cane cercava l'ombra
rantolava pallido un vecchio pagliaccio.
E' inutile aprire le finestre
gli ultimi brandelli dell'anima
fuggono nel fruscìo delle lenzuola.
ll ventilatore é rimasto spento
e immota la casa affetta il silenzio.
Passano biciclette blu con ragazze
vestite di bianco e bimbi che giocano a palla
***
Ti vestivi d’acqua leggera nel vento
rapita mentre le dita intrecciavano il filo
sorridevi al profumo del pesco.
La chioma del faggio sfavillante
nella stella chiara del mattino
ma durò un attimo quell'acqua azzurra.
La mamma aveva mani bellissime
come quelle di un Cristo dipinto.
Anche la farfalla è stanca di lottare con la morte.
Tra le mie carte scruto un destino mentre
riordini i tuoi vestiti la gonna
la camicetta pill adeguata.
La porta di casa é sbarrata per non sentire
la città chiassosa e vedere i lampioni spenti.
***
Sono giunto alla meta la vita m'appare
un crepuscolo dai colori indefiniti.
Non so dopo tanto cercare. Ho conosciuto
più di mille uomini le scarpe si sono bagnate
i calzini fracidi. Scorre il Tevere un uomo
lo fissa e non sa che farsene del mondo.
***
Le parole sono come le città
indicano ripari strade piazze
intrighi d'affluenti le parole
rischiarano il mondo salvano
dallo smarrimento anche se oscure
indecifrabili le parole cantano
la voluttà i sentimenti tutto
le parole sono come le città
di luci merci dolori fontane
limpide giochi d'alabastro
e di colori sguardi sul fiume silente
sono il cerchio dei sogni sono l'uomo.
***
Sono approdato nella terra di nessuno
nella casa delle sedie vuote dove
il silenzio rimbomba di fantasmi.
Scalzo sulla terra brulla inciampo tra
i solchi né disseta il succo del verdello.
Mi rimane il bianco del mandorlo
di marzo il bruco avido sul sambuco
mentre le anatre frullano su a volo insieme.
***
Amore mio la luce del mattino s'é levata
ma tu non vedi la tristezza del passero
nel giardino, né la rugiada sull'ultima rosa.
Non senti il freddo vetro di gelo.
Amore é nato un altro giorno ma non so dove
ti sei persa nell'arancet0 dei sogni nel chiarore
dell'alba trafitta dal cacciatore appostato in attesa della preda.
***
La morte arriva dall'ombra
mentre le rondini disegnano
geometrie di vento e aria.
Sono estraneo al luogo non ho
più la parola é caduta la fiducia
nel tempo. Nell'esodo permanente
dalla distanza infinita l'armonia
é coperta dall'urlo e dallo sguardo
posato sullo specchio rotto.
Non consumare l'attesa
a piedi nudi sulla palizzata.
***
Sei l'acqua dell'estuario le ultime
gocce sul vetro su transiti ciottolosi
ombre fugaci sul muro bianco
e segni evanescenti sulla sabbia bagnata.
Davanti volteggiano le foglie
nelle parole della partenza mentre
il sole declina nel patio e scruta
il profilo della notte nel volo dissennato
della rondine ingoia parole spezzate.
Non sono sicuro dei miei passi
mentre il cielo mi scruta.
***
Perla di valore inestimabile al trullo
poggiata alla pergola delle rose rampicanti
e del melo fiorito all'improvviso avevi
il volto dell'acqua fresca e cangiante
flessuosa come il ruscello nell'estate arsa
racchiusa nella conchiglia che ho aperto
mentre le stelle impazzavano discrete.
***
Sotto la regolarità dello sguardo
le ciglia hanno smarrito la musica
l'anima precipita per ogni dove
e i quadranti temporali sono sghembi.
Siamo rimasti ostaggi delle lunghe piogge
e delle partenze forse senza ritorno
l'acqua e la pianura segnata dal serpe
per nascere non ebbero bisogno di noi
ma ci danniamo per attribuire un senso.
Le tarme hanno rosicchiato la madia
le mani fredde gelano l'impasto del pane
ed é inutile strigare e strigare.
Vincenzo Gasparro é nato a Ceglie Messapica (Br).
Tra le opere di poesia: Taccuino (L’Autore Libri Firenze, 1994); Parole mai distratte (Gazebo, Firenze, 2000); Grazie per i balconi fioriti (Bastogi, Foggia, 2001); Barchette arancio e limone (Bastogi, Foggia, 2002); Nel mattino disperso (LietoColle, Faloppio, Como, 2004); La cura di Gaia (LietoColle, Faloppio, Como, 2006); Il passero maldestro, (LietoColle, Faloppio, Como, 2008).