Foto: Corriere del Mezzogiorno
Vincenzo Tiberio, un nome sconosciuto a troppe persone, uno scienziato e medico incompreso con una vita passata tra la ricerca e il fronte. Fu proprio lui a scoprire 30 anni prima di Fleming il potere delle sostanze antibiotiche, ma il suo studio finì ben presto del dimenticatoio.
Come pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno, era il 1895 quando ad Arzano Vincenzo Tiberio individuò il primo antibiotico che nel 1928 portò ad Alexander Fleming la conquista del Nobel insieme ad Ernst B. Chain e Howard W. Florey. I meriti di questa incredibile scoperta andarono dunque tutti a Fleming che è conosciuto da tutti come l’inventore della penicillina.
A scoprire il grandioso potere delle muffe fu proprio Vincenzo Tiberio che notò come tutte le volte che ripuliva il pozzo della sua abitazione tutta la sua famiglia veniva colpita da disturbi di salute. Da qui arrivò la grande intuizione che lo portò a fare alcuni esperimenti in laboratorio proprio su quelle muffe.
Lo stesso anno lo scienziato su “Annali d’Igiene Sperimentale“, prestigiosa rivista scientifica italiana, pubblicò con la supervisione dell’Istituto d’Igiene della Regia Università di Napoli gli esiti dei suoi studi.
Nell’articolo, che fu intitolato “Sugli estratti di alcune muffe”, si poteva leggere: ” [..] Nella sostanza cellulare delle muffe esaminate sono contenuti dei principi solubili nell’acqua forniti di potere battericida… per queste proprietà le muffe sarebbero di forte ostacolo alla vita e alla propagazione dei batteri patogeni”.
Le sue intuizioni però non vennero comprese nè in Italia nè all’estero e ben presto anche Vincenzo Tiberio abbandonò i suoi studi per arruolarsi nella Marina Militare. Nel 1912 al medico venne poi affidato il laboratorio biochimico dell’ospedale militare alla Maddalena per poi rientrare a Napoli per dirigere il Gabinetto di Igiene e Batteriologia dell’ospedale della Marina. In questi anni il medico decise di riprendere i suoi studi sugli antibiotici ma purtroppo il 7 gennaio del 1915 venne stroncato da un infarto.
Le sue scoperte sono state apprezzare anni dopo con meriti, libri e articoli scritti in suo onore. Tiberio e la sua ricerca sono però ancora poco conosciute ed è per questo che il Museo delle Arti Sanitarie ha voluto celebrare lo studioso con uno spazio espositivo all’interno del Complesso Monumentale degli Incurabili: “Una pagina fondamentale per la storia della medicina, quella napoletana e quella mondiale, che era doveroso ricordare insieme alla comunità scientifica campana, un omaggio a un geniale figlio della nostra terra ingiustamente messo in disparte”.