L’ obiettivo generale è quello di arrivare ad un’intesa sul programma europeo dei prossimi 5 anni, concentrandosi sulla crescita ed abbandonando le politiche incentrate sul rigore e l’ austerity. Infatti il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha organizzato i lavori in modo che i leader dei ventotto stati membri concentrino le loro discussioni nella prima giornata su quattro grandi temi: crescita, occupazione e competitività; giustizia, lotta al crimine organizzato, ai trafficanti e al terrorismo, tutela dei diritti fondamentali dei cittadini; sicurezza energetica e lotta al cambiamento climatico; politica estera con riferimento in particolare alla situazione in Ucraina – essendo stato invitato anche il presidente ucraino, Petro Poroshenko.
Il nodo più importante da sciogliere resta però la scelta del futuro presidente della Commissione europea che prenderà il posto di Josè Manuel Barroso. Secondo le intenzioni di Van Rompuy la discussione dovrebbe avvenire domani. Ma in molti temono che, visto l’ atteggiamento del premier britannico, David Cameron, contrario al favorito Jean-Claude Juncker – ex primo ministro del Lussemburgo, candidato dal Ppe - non si potrà fare a meno di intavolare la discussione già nella serata di oggi.
“La Gran Bretagna non sta negoziando e quindi non sappiamo cosa chiederà. Ma certo non ci aspettiamo che getti la spugna senza prima mostrare i muscoli”, osservano fonti diplomatiche in attesa di vedere i “fuochi d’artificio” britannici. Tra le ipotesi di reazione vi è il mancato appoggio, da parte di Cameron, all’ agenda Van Rompuy, che in mancanza di unanimità resterebbe una disìchiarazione del presidente del Consiglio europeo e non una vera decisione del Vertice Ue. Il tutto per poter poi chiedere un voto formale sulla designazione del presidente della Commissione – per la quale basta una maggioranza qualificata.
Per quanto riguarda l’Italia, con Matteo Renzi, si insisterà affinché l’agenda delle priorità precisi meglio la necessità di fare pieno uso dei “margini di flessibilità” esistenti nelle regole Ue sul consolidamento dei bilanci pubblici, in modo da incoraggiare gli investimenti per sostenere la crescita e tenere conto dei costi a breve termine delle riforme economiche, che producono effetti positivi sul Pil solo a più lungo termine. Sebbene le parole di apertura di Angela Merkel siano state accolte con favore rispetto alle rigidità di qualche mese fa, ancora non sono bastate a rassicurare del tutto il fronte socialista, con Italia e Francia in testa. Si dovrà cercare una soluzione di compromesso tra socialisti e popolari sull’ interpretazione da dare alla flessibilità.