Burocrazia invadente, sovrapposizione delle competenze, conflittualità degli enti e difficoltosa applicazione delle norme. Sono tanti e tutti gravi i lacci che imbrigliano lo sviluppo urbanistico delle città italiane e che, lungi dal garantire uno sviluppo armonico del territorio e dell’ambiente costruito, finiscono solo per allontanare i possibili investitori dal mercato italiano.
“Ci sono norme che paradossalmente impediscono il riutilizzo delle costruzioni a causa dei vincoli ai cambi di destinazione o per il loro costo eccessivo rispetto alle possibilità dei cittadini”. La denuncia arriva da Armando Zambrano, intervenuto la scorsa settimana al convegno di Taranto “Il Piano territoriale paesaggistico”.
Per superare quest’impasse occorre produrre un regolamento edilizio prestazionale unico. Ma non solo. Zambrano ha chiesto anche una maggiore presenza dei professionisti di area tecnica nei processi decisionali di vincolo, inseriti in un processo di piena condivisione tra amministrazione e comunità locali.
“Riteniamo che i professionisti di area tecnica abbiano tutti requisiti, culturali ed etici, per essere sussidiari allo Stato, assumendosi le piene responsabilità alla conformazione alle leggi di questi provvedimenti”, ha detto ancora il presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri.
Strumento indispensabile al raggiungimento di tali obiettivi appare, pertanto, la necessità di provvedere alla realizzazione di un unico regolamento edilizio prestazionale, “capace – dice ancora Zambrano – di utilizzare al meglio i nuovi e moderni strumenti di adeguamento antisismico, risparmio energetico e di rifacimento degli impianti senza entrare in conflitto con le complicazioni burocratiche”.
Ma non si rischia, allentando le norme sui vincoli paesaggistici, di dare la stura a fenomeni di consumo di suolo e di depauperamento del territorio?
“È opportuno definire limiti rigorosi”, aggiunge Zambrano, “ma anche lasciare margini a quelle azioni di risanamento o abbellimento in grado di far vivere e non sopravvivere un’area”.
Di certo, la sostenibilità ambientale può coesistere anche con quella economica e della crescita, solo se basata su una concezione del quadro paesaggistico imperniata sul principio di condivisione:
“È esclusivamente recependo le istanze della popolazione, coniugando la volontà delle amministrazioni con quelle delle comunità locali e delle categorie economiche e professionali che il territorio potrà realmente essere tutelato, e questo non sempre coincide con il vincolo”.
E va in questa direzione la richiesta del presidente Zambrano di rendere obbligatoria la consultazione dei professionisti di area tecnica da parte delle stesse Soprintendenze, prima di emettere le proprie decisioni e definire i criteri di vincolo.