Questo è stato il terzo anno di fila per me al Vinitaly e ogni volta mi riprometto di degustare più vini possibile e di decretarne il migliore, che rasenti insomma la perfezione. Ma ogni anno, questa impresa enoica ed “eroica” è sempre più dura!
Forse perché siamo un gruppo di amici appassionati (io ho anche certificato la mia passione diplomandomi sommelier FISAR lo scorso anno) e ognuno ha le sue preferenze: chi preferisce i rossi strutturati, chi i bianchi profumati e freschi, chi va matto per le bollicine e chi invece preferisce la dolcezza dei passiti… Insomma, difficile mettere d’accordo tanti palati differenti!
Tutti gli anni si parte sempre con buonissime intenzioni provando a organizzarsi per tempo scegliendo i padiglioni su cui soffermarsi e gli espositori da andare a trovare, ma alla fine ci si perde nei meandri di questa grande fiera che raccoglie il meglio di tutta la produzione enogastronomica italiana e non solo!
Ci sono però delle regole base alle quali attenersi: per esempio l’ordine di visita dei padiglioni è dato dalla tipologia dei vini. In genere la mattina appena arrivati si inizia con un brindisi benaugurale nel padiglione della Lombardia, dove ci lasciamo sedurre dalle bollicine delle migliori etichette della Franciacorta e dell’Oltrepò Pavese. Poi si prosegue con i bianchi della Campania: dai più conosciuti Falanghina e Fiano di Avellino per poi scoprire vitigni rari e interessanti come il Coda di Volpe. E poi si prosegue in zona Alto Adige e qui è finita perché in genere ci rimaniamo per ore: qui infatti ci sono ottimi vini come il Gewürztraminer e il Kerner che con la loro freschezza e i loro profumi sono davvero in grado di mettere d’accordo chiunque.
Dopo l’Alto Adige, un saltino al padiglione del Friuli Venezia Giulia è d’obbligo: anche qui degustiamo grandi bianchi strutturati di buona gradazione alcolica, capaci di regalarti delle emozioni uniche. Fra questi assaggio sempre con vero piacere l’Oasi dell’Azienda Agricola Aquila del Torre che produce un fantastico Picolit vinificato in secco.
Il momento pranzo in genere funziona così: rompiamo le fila e in modo piuttosto disordinato e perdendoci tutti, proviamo a trovare un posto dove sederci per consumare dei panini rigorosamente portati da casa. Ogni anno c’è la gara a chi porta il panino migliore. Quest’anno ha vinto la tradizione: prosciutto crudo e formaggio per tutti… o quasi!
Dopo il pranzo inizia il pomeriggio impegnativo dedicati ai rossi: Veneto, Marche e Umbria sono i nostri “territori di caccia”. Tante nuove scoperte e qualche conferma. Gli Amaroni mi conquistano al primo assaggio ma poi mi lascio tentare – trasgredendo la regola dell’ordine dei vini – anche dalla dolcezza di un Recioto spumantizzato che è la fine del mondo!
Ormai il “danno” è fatto, e la mia giornata al Vinitaly prosegue con la disperata ricerca di un muffato di Orvieto, il Sauternes italiano, un vino ricco e sontuoso che si ottiene da uve surmaturate attaccate dalla cosiddetta muffa nobile. Io lo adoro, soprattutto in abbinamento a formaggi erborinati!
Ecco, finisce qui la mia esperienza al Vinitaly 2014 e come tutti gli anni vado via con la consapevolezza di non aver ancora trovato il mio vino perfetto! Ho ancora tanto da assaggiare e da imparare… Insomma, un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo no?!
Quest’anno un grande grazie va ad Air Dolomiti per aver reso possibile la mia “missione impossibile”!
Al prossimo anno #Winelovers!
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