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Il vino rosso da tavola
Nell'immaginario collettivo il vino da tavola rappresenta spesso un prodotto più semplice di un vino DOC, un figlio di un dio minore che va bene per i pasti in famiglia ma male si presenta per una cena più formale con amici e ospiti.
La scritta vino da tavola ricorda ai non competenti il famoso “Tavernello” e i vini in cartone industriali o quelli del contadino venduti sfusi o direttamente o in una di quelle vecchie osterie che in molti posti d'Italia ancora resistono all'avanzata della globalizzazione.
In realtà i vini da tavola possono riservare delle sorprese, oltre ad avere spesso un buon rapporto qualità prezzo, anche se spesso la dicitura vino da tavola rappresenta alte rese e grosse produzioni per una commercializzazione più veloce e immediata nella vita di tutti i giorni.
La legislazione del vino da tavola
È la legislazione meno restrittiva per quanto riguarda la commercializzazione dei vini, senza i particolari vincoli delle altre legislazioni, senza obblighi per quel che riguarda l'assemblaggio delle uve, tempi di raccolta e trattamenti specifici, ma questo non significa che molte aziende non possano produrre vini di buona fattura sotto la denominazione vino da tavola.
Infatti un'azienda potrebbe decidere anche di rinunciare al DOC in etichetta, nonostante faccia parte di un'area vinicola determinata, per poter produrre liberamente il proprio vino, reputando il proprio lavoro competente e altrettanto nobile rispetto a un'area a denominazione di origine controllata.
Se appartenere a un DOC sembra essere una buona promozione commerciale, oltre che una garanzia di qualità, la scelta di non produrre marchi garantiti, può significare una scelta libera e un po anarchica da parte di viticoltori con grosse esperienze capaci di assemblare vini di indubbie qualità.
Nel mondo vinicolo, nonostante la tendenza a ricercare un'appartenenza a denominazioni che costituiscano di per se una garanzia per il consumatore, alcuni viticoltori fanno la scelta opposto.
Poi chiaramente ci sono i casi in cui la vigna e la produzione non siano ubicati in un territorio in cui sia presente una legislazione di garanzia, vuoi per motivi culturali, vuoi per “debolezza” delle aziende, ma possono comunque produrre buoni vini.
Soprattutto in questi momenti in cui la crisi economica morde i portafogli e i desideri enologici dei consumatori, avere una buona conoscenza di vini da tavola, offerti spesso a prezzi inferiori rispetto ai DOC, può essere una vera manna per poter consumare comunque il proprio bicchiere di vino durante i pasti come da tradizione
Il rosso da tavola può essere di qualità
Alcuni viticoltori che hanno deciso di non imporsi una denominazione di origine controllata o che non ne possono far parte per mancanza di una legislazione specifica producono vini da tavola con tecniche del tutto naturali e spesso anche dispendiose.
È il caso di quei viticoltori che effettuano la raccolta delle uve a mano ad esempio, utilizzando le stesse uve che vengono coltivate per la produzione di grandi DOC, con processi di vinificazione del tutto naturali.
Non di rado, invece di commercializzare immediatamente il proprio prodotto, ne eseguono un affinamento e in alcuni casi particolari anche un piccolo periodo di invecchiamento.
Inoltre affidano la cura dei vigneti ad agronomi ed enologi esperti e laureati, proprio come è solito fare nelle aziende più rinomate per la produzione di DOC e IGT.
Le aziende
Molti fulgidi esempi vengono dalla Toscana, terra di grandi tradizioni vinicole, che ha fatto del Sangiovese un uva nobile e invidiata in tutto il mondo.
Non necessariamente Sangiovese deve corrispondere a un DOC importante come il Brunello di Montalcino o il Chianti.
I Marchesi Bartolini Baldelli ad esempio propongono in provincia di Firenze un rosso da tavola dal colore rubino intenso, vinoso e maturo dai retrogusti vanigliati, che ben si abbina a primi piatti al ragù di carne, alle verdure grigliate e a carni rosse non elaborate.
Il Sangiovese è predominante e la vendemmia è effettuata a mano nelle vigne, poste a 200 metri di altitudine su terreni argillosi.
L'azienda Petro, in provincia di Livorno, offre il suo Zingari assemblato con Merlot, Sangiovese e Syrah a 8 euro. I profumi sono fruttati, ciliegia e prugna predominanti. L'abbinamento suggerito è con lo stinco di vitello.
Il sangiovese è il protagonista nelle Vignecorte di Petricci e Del Pianta, che produce un vino rosso molto chiaro da abbinare addirittura ai gamberoni alla griglia a un prezzo intorno ai 6 euro.
Il sangiovese è protagonista indiscusso dei rossi da tavola romagnoli, con numerosi buoni prodotti come il Tiglio Rosso dai profumi fruttati e di viola da accompagnare a carni grigliate e primi al sugo ma anche carni più elaborate come stracotti e brasati.
In Piemonte dal Barbera si vinifica il Casotto Antico, dell'Azienda Agricola Boggero, che viene affinato per 12 mesi in barrique.
Tutte le regioni italiane concorrono alla produzione di ottimi vini da tavola.
Per chi ha avuto la possibilità di girare un pochino la penisola e fermarsi in ristorantini tipici locali, il mondo dei vini indigeni da tavola ha sempre rappresentato un ottima prima scelta, come ne caso della Puglia dove, ad esempio, le Cantine Due Palme lavorano un vino da tavola esclusivamente da uve Syrah, con un prodotto di un colore rubino intenso, elegante e armonico da abbinare alla cucina tipica e a carni non troppo elaborate.
Fare una lista vera e propria dei vini da tavola della penisola è un compito arduo che richiederebbe centinaia di pagine con le peculiarità regione per regione.
La miglior soluzione rimane sempre la classica gita fuori porta, magari per far visita a una delle tante sagre tradizionali della nostra provincia, dove buttarsi con cieca fiducia nella ricerca dei prodotti locali e farsi aiutare dal suggerimento degli abitanti del posto, che conservano la memoria storica del vino italiano e delle tradizioni.