Le denominazioni di origine dei nostri vini sono salve: non sarà possibile produrre Barolo o Barbaresco in Spagna come qualcuno cerca di fare da anni.
Per settimane è stata in discussione la volontà di porre mano a una modifica dell’attuale regolamento sull’etichettatura dei vini, per superare le denominazioni di origine locale dei prodotti a favore della tipologia del vitigno.
Avevo chiesto al commissario all’Agricoltura Ue, Phil Hogan, di chiarire le indiscrezioni in merito, perché una scelta di questo tipo sarebbe stata incongruente con tutte le politiche che l’Europa ha sempre sostenuto con le Dop e le Igp, proprio per certificare la provenienza territoriale dei prodotti agricoli, e avrebbe vanificato decenni di sforzi fatti per sostenere la filiera corta, a favore invece dell’industria. Non si cambia una cosa che funziona. Avevo segnalato i gravi rischi di questa ipotesi anche al presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Siekierski, e al presidente dell’Intergruppo Vino, Dorfmann, oltre che al presidente del Partito Popolare Europeo Daul, che è anche un agricoltore. Una mobilitazione che ha portato i suoi frutti: per voce del direttore della Direzione Agri, il commissario Hogan ha confermato che è in atto, effettivamente, uno studio per modificare il regolamento dell’etichettatura dei vini, ma data la forte presa di posizione contraria non verranno toccate le denominazioni di origine.
Siamo felici di questa marcia indietro. Il rapporto vino-territorio è salvo con buona pace dei “furbi” che, ancora una volta, hanno provato a rubarci i nostri marchi più prestigiosi e preziosi, cercando di produrli in altre parti d’Europa.
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