Ma l’opposizione tagika smentisce questa versione: il blitz contro i signori della guerra avrebbe finora provocato almeno 200 morti tra la popolazione civile, e nasconderebbe in realtà un tentativo del presidente-autocrate Emomali Rakhmon di indebolire l’opposizione, che nelle regioni sud-orientali del Tajikistan ha un forte seguito. Molti attivisti denunciano anche l’oscuramento di YouTube, da ieri inaccessibile, dove nei giorni scorsi erano stati caricati molti video amatoriali girati a Khorog, che mostravano come l’azione dei militari non fosse diretta solo a colpire le mafie locali. E non è la prima volta che internet finisce nel mirino del governo: a marzo furono oscurati (per oltre una settimana) numerosi siti d’informazione vicini all’opposizione. Non sfuggì alla censura nemmeno Facebook, dove gli attivisti avevano aperto pagine web molto critiche verso l’autoritarismo del presidente Rakhmon, che detiene il potere ininterrottamente dal 1992.
E sempre ieri Ikbolsho Muborakshoev, uno dei principali oppositori del presidente, ha inviato una lettera a Vladimir Putin, appellandosi perchè la Russia assuma un ruolo di mediatore nella crisi, in grado di spingere le parti al dialogo.