Il tema del costo economico sviluppato in questa indagine non sposta ovviamente su un argomento più prosaico tutta la drammaticità della violenza contro le donne, che rimane sempre viva e presente, ma vuole essere un ulteriore stimolo ad agire -non solo a livello legislativo ma anche culturale- per quella che, dati alla mano, sembra ormai una conclamata emergenza:
In Italia non è più procrastinabile l’intervento contro la violenza sulle donne. Nel nostro Paese, infatti, questo fenomeno ha raggiunto dimensioni allarmanti: oltre il 30% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza almeno una volta nella propria vita. Nonostante questo, solo il 18% ha considerato questo atto di violenza un reato. Solo nel 2012, sono state 124 le vittime di femminicidio in Italia.Non inganni il numero delle sole vittime di femminicidio, sempre comunque troppo alto, ma si osservi l'impressionante numero di episodi di strisciante e conclamata violenza domestica che costella la nostra quotidianità. I numeri sono agghiaccianti: 1 milione e mezzo di singoli episodi di violenza riferiti dalle donne nelle interviste che diventano in totale più di 14 milioni di episodi, se si considera l'intero arco dell'anno, in una tragica e quotidiana recidiva che una sommaria indolenza trasforma quasi in normalità.
Prima di osservare, in sintesi, l'allarmante dato economico, e cioè un costo complessivo che si aggira sui 16,7 miliardi di euro, vorrei ripassare, e non solo mentalmente, gli effetti pratici della violenza contro le donne. In questa purtroppo parziale ricostruzione delle conseguenze risaltano l'ampio gruppo di distretti corporei interessati e la severità e durata dei danni psicologici.
Tra i possibili disturbi fisici che si possono
manifestare ancora a distanza di anni, e
che quindi ricadono sotto la responsabilità di
cura dei servizi territoriali, medici di famiglia,
consultori e ASL, si possono elencare:
disturbi ginecologici: infiammazioni dell’utero
o delle ovaie, uretriti, infezioni vaginali,
dismenorrea, dolore pelvico, irregolarità del
ciclo mestruale; infezioni sessualmente trasmesse,
incluso AIDS; cefalea e rachialgia;
disturbi gastrointestinali: sindrome dell’intestino
irritabile, disturbi cardiovascolari (ipertensione
arteriosa, infarto del miocardio),
asma, malattie cutanee, dolori articolari,
comportamenti autolesivi: fumo, alcolismo,
sesso non protetto (Campbell 2002).
Tra i possibili disturbi di carattere psicologico,
che richiedono una cura di tipo sanitario
e relativi costi di prestazione, diversi studi
hanno registrato reazioni delle donne relative
a: scarsa stima di sé, ansia, attacchi di panico,
depressione, suicidio e tentato suicidio,
disturbi del comportamento alimentare,
disturbi ossessivi, disturbo post-traumatico
da stress, comportamenti auto-lesivi (automutilazioni,
abuso d’alcool, fumo, sesso non
protetto), abuso di farmaci. A titolo di esempio,
si ricorda che il 35,1% delle donne che ha
subito violenza dal partner nella vita soffre di
depressione, e che il rischio di essere depresse
è dalle 5 alle 6 volte superiore rispetto alle
altre donne. Il 18,5% delle donne vittime di
violenza ha dolori ricorrenti (Istat, 2006).
La tabella qui sotto presenta in modo sintetico l'analisi del costo della violenza contro le donne. E' divisa in due parti, un dettaglio dei costi diretti (costi sanitari, spese legali ecc. ecc) e costi indiretti (stima risarcimento danni fisici e morali): la prima parte ha un costo medio di circa 2,4 miliardi, la seconda di quasi 14,4 miliardi. Si consideri che, ovviamente, si tratta di stime, che vanno da un minimo a un massimo, ma più che sufficienti e attendbili per considerare, oltre quello umano e sociale, anche quello economico, tra i costi che la società deve pagare a questi insani comportamenti.
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