Dopo gli avvenimenti di Roma, dovuti all’ira inaspettata dei tifosi olandesi presenti nella capitale italiana, per assistere alla competizione sportiva europea, tra Roma e Feyenoord, è molta l’attenzione che si è posta sul fenomeno del calcio violento in Italia e in Europa.
Purtroppo, molto spesso, la violenza che si riversa in ambito calcistico, non ha nulla a che vedere con le reali motivazioni che portano a gesti estremi. Esagitati e accecati dalla voglia di distruggere, fare danni e in alcuni casi addirittura uccidere, i tifosi più facinorosi si riuniscono spesso in gruppi organizzati molte volte riconosciuti con l’appellativo di “ultras”.
Prima di ogni altra cosa, è giusto specificare che il termine in origine “ultrà” e poi col tempo “ultras”, non nasce dalla volontà di identificare un gruppo pericoloso, ma semplicemente un insieme di persone unite dalla stessa passione per una squadra, che si organizzano per esprimere in coro la loro fede sportiva.
Quelli che in Italia vengono definiti ultras, in Gran Bretagna vengono chiamati hooligans, e anche se in alcuni atteggiamenti si distaccano dal modo di fare italiano, il principio del sostegno sportivo è identico.
Col passare degli anni, purtroppo, quelli che erano gruppi nati per seguire una passione, in alcuni casi si sono trasformati in tane di violenza e odio da sprigionare verso gli avversari, quella violenza che troppo spesso sporca e infanga uno sport nato per unire e divertire e che oggi invece si trova dividere ed uccidere.
Secondo il giudizio di molti, la rovina di questi gruppi organizzati è la politica, che da anni ormai ha invaso la mentalità ultras allontanandoli dal principale motivo di unione che è lo sport.
Sempre più politica e meno calcio sugli spalti, hanno dato il via a continue battaglie simili a guerre civili che hanno distrutto città e ucciso persone, e tutto questo perchè la violenza si è imposta.
E’ possibile disegnare una vera e propria mappa europea e italiana, dei gruppi più facinorosi che negli ultimi anni hanno distrutto l’ideale di calcio a favore della violenza.
La violenza dentro e fuori gli stadi è un problema che purtroppo ancora attanaglia gravemente l’Italia che negli ultimi anni conta ancora numerosi scontri e diverse vittime. Secondo la Polizia, nel 2014 erano ben 388 i gruppi di tifosi organizzati, di cui 60 con un chiaro sfondo politico, suddivisi tra 45 gruppi di estrema destra e 15 di estrema sinistra. Geograficamente i gruppi ultras sono così distribuiti: 56 gruppi in Lombardia, 50 in Campania, 42 in Liguria e Toscana, 32 in Piemonte, 29 in Sicilia, fino ad arrivare alla Sardegna e alla Basilicata con 1 gruppo ultras.
Dopo la morte dell’Ispettore Raciti, l’osservatorio nazionale delle manifestazioni sportive registra una diminuzione degli incidenti del 60% circa, rispetto agli avvenimenti passati, un dato in linea con gli standard di sicurezza degli stadi finlandesi e austriaci che purtroppo nel 2014 non è più attendibile, dal momento che il numero di feriti per scontri calcistici torna a salire.
Secondo i dati il 69% degli scontri avviene fuori dagli stadi e solo il 9% durante le partite, e tutto per rivalità calcistiche , nell’ultima stagione scatenati maggiormente dai tifosi di Roma, Fiorentina, Napoli, Verona, Atalanta, Nocerina e Spezia che hanno provocato il 41% degli incidenti e nel caso di Roma, Fiorentina, Napoli,Verona e Nocerina anche il 39% dei feriti.
Nonostante questi numeri, sembra non apparire l’Italia tra le tifoserie più pericolose d’Europa che invece, come riportato da calcio.fanpage.it, lasciano spazio a: GranBretagna, Germania, Spagna, Est Europa (Russia e Polonia), Grecia e Turchia, Balcani.
E’ in questi posti che le tifoserie, animate sempre da uno sfondo politico, molto più di quelle italiane, danno vita a spettacoli raccapriccianti, dove di calcio se ne vede poco o forse niente.
L’assurdità più grave è lasciare che beghe politiche uccidano il calcio, sporcandolo di sangue e violenza. I fatti di Roma hanno rispolverato un argomento che non è mai tramontato, bensì ha spesso allarmato le competizioni calcistiche. E’ giunto il momento di agire e riportare il calcio al suo splendore?