Ancora scontri fuori dagli stadi, ancora odio e ancora discriminazione territoriale. Benvenuti in Italia, il paese in cui di calcio non si vive ma si muore o nella migliore delle ipotesi si resta feriti in scontri talvolta inaspettati.
E’ assurdo pensare che ormai andare allo stadio equivale a prepararsi alla guerra, inaccettabile trasformare una passione in un vero e proprio pericolo e invece questo è quello che ormai sta succedendo. Una famosa canzone dice “d’amore non si muore e non mi so spiegare perchè muoio per te”, a tal proposito, perchè morire o essere vittime di aggressioni solo perchè innamorati del calcio?
Le violenze non si fermano nonostante i continui inviti di stop al razzismo, alla violenza dentro (e fuori) gli stadi, e così la Digos di Verona ha arrestato due ultras veronesi con l’accusa di aver aggredito tre seguaci del calcio, a causa della loro provenienza.
Meridionali. Ancora una volta è una colpa essere del Sud, non importa se sei una persona perbene, un lavoratore onesto e diligente, un padre di famiglia o un missionario, per questi esaltati se sei del Sud vai punito a prescindere. Ragionamenti che inorridiscono che hanno dell’inverosimile ma che purtroppo regnano ancora in molte mentalità.
Lunedì sera, per il match Verona-Palermo era stato dichiarato lo stato di allerta delle forze dell’ordine perchè ritenuta questa una delle partite a rischio, ma nonostante la presenza della polizia non è stato difficile per i sostenitori del Verona, colpire tre abitanti del posto con origini meridionali,che avevano deciso di trascorrere una serata diversa sugli spalti per vedere una partita qualunque. Nessuna sciarpa, nessun segno che indicasse la loro provenienza, due campani e un sardo, uniti dalla passione del calcio, sono stati aggrediti dopo aver risposto in silenzio, perchè spaventati, alla domanda sulle loro origini.
Pugni e calci nei confronti delle vittime che non vengono risparmiate dall’odio del razzismo tra persone che ‘teoricamente’ fanno parte della stessa nazione, la violenza c’è ma segue la denuncia,che fortunatamente accompagnata dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza, inchiodano gli aggressori,che si rivelano vecchie conoscenze delle forze dell’ordine a causa di altre aggressioni precedenti.