Violenza sulle donne

Da Virginia Less

Oggi, è un’iniziativa mondiale, dedichiamo la giornata alla violenza contro le donne. I media ne parlano da parecchio, è in atto una vistosa campagna di sensibilizzazione, attori noti giganteggiano sui bus romani a personalizzare slogan acconci. Trovo fastidiosa ogni ritualizzazione, giustificata in questo caso più che in altri dalla gravità del problema. Dall’inizio dell’anno in Italia è stata uccisa una donna ogni tre giorni, per un totale di 128 a oggi.

Anch’io mi sono sentita in dovere di fare qualcosa. Finora, visto che scrivo, avevo dedicato al tema alcuni racconti; ma una solidarietà letteraria a poco serve, e così quest’anno mi sono iscritta al corso per volontarie di Telefono rosa. Al termine farò la mia piccola parte in una casa di accoglienza per donne maltrattate. Negli incontri cui ho partecipato finora ho appreso diverse cose interessanti. Colgo l’occasione per condividere un argomento adatto alla circostanza odierna: la tipologia dello stalker, il “persecutore”. Abbiamo figlie e nipoti a rischio, certo, ma potrebbero esserlo, in quanto inclini alla violenza, anche i maschi di casa. E, l’ho già scritto, si tratta di una delle pochissime situazioni in cui noi nonne siamo legittimate a prendere, nei casi critici, le iniziative giuste. A difesa della maltrattata e senza pietismi mal riposti quando colpevole è il nostro discendente.

Il violento può esserlo sul piano psicologico, morale e sociale oppure anche fisico: fino, appunto, al delitto. Si tratta di individui sani, cioè non affetti da malattie mentali, anche se alcuni hanno personalità problematiche. In questa occasione le decliniamo al maschile, ma ci sono anche donne, sia pure molto meno numerose, che attuano comportamenti persecutori. Le tipologie tratteggiate durante l’incontro dedicato allo stalker sono cinque:

  • il risentito

  • il bisognoso d’affetto

  • il “corteggiatore incompetente”

  • il predatore sessuale

  • il respinto

Il risentito si sente offeso, per ragioni soggettive o fornite di qualche fondamento, e vuole vendicarsi. Compie atti che mirano a intaccare la reputazione, l’equilibrio, l’autostima della vittima.

Il bisognoso d’affetto ha un rapporto alterato con la realtà. Vuole stabilire a tutti costi una relazione, rifiutandosi di recepire il disinteresse e fastidio della persona presa di mira. La segue, invia messaggi, viola la sua privacy; molte persone di spettacolo fanno esperienza di questi fan ossessivi. Che possono mostrare, oppure no, un interessamento anche sessuale.

Il corteggiatore incompetente “perseguita” con attenzioni e omaggi non graditi la persona di suo interesse. E’ in genere il meno pericoloso e la difficoltà di gestione dipende molto dalla personalità di chi è corteggiato.

Il predatore sessuale rappresenta il caso più eclatante, ma anche il meno diffuso. Una percentuale molto bassa di donne viene aggredita da estranei. Si tratta di soggetti che intendono l’atto come un esercizio di potere sul soggetto debole e non consenziente.

Il respinto ha (avuto) una relazione con la vittima, che vuole troncarla. La decisione, sempre sofferta e problematica, viene presa dopo una lunga serie di abusi e violenze di vario genere, spesso fisiche. Il respinto non accetta l’abbandono; tenta di ripristinare il rapporto facendo leva sul senso di colpa della partner e promettendo di modificare il proprio comportamento.

I femminicidi sono sono commessi, nella quasi totalità, dai respinti.

Queste condotte hanno alla base personalità in crisi, caratterizzate da disfunzioni a monte: identità precaria, mancanza di autonomia, timore dell’abbandono nell’esperienza primaria ecc. Richiederebbero interventi mirati assistenza e “riabilitazione”; sono rimasta sorpresa nell’apprendere che essi non sono obbligatori neppure per i soggetti colpevoli di violenze fisiche, persino se condannati alla detenzione.


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