L’8 marzo donne di tutte le età festeggiano con rami di mimose, pizze tra amiche e in locali di spogliarellisti. L’8 marzo uomini di tutte le età regalano un cadeaux al gentil sesso. Ma cosa significa veramente la “Festa Internazionale della Donna“?
Ogni anno ricorre per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze fisiche cui sono state vittime in tutte le parti del mondo. Si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922. Molti facevano risalire la scelta dell’8 marzo ad una tragedia accaduta nel 1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell’industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. In realtà questo fatto non è mai accaduto e probabilmente è stato confuso con l’incendio di un altra fabbrica tessile della città, avvenuto nel 1911, dove morirono 146 persone, tra le quali molte donne.
Questa festa è stata istituita soprattutto per rivendicare i diritti delle donne, tra i quali quello di voto. Tutto bello e giusto se fosse davvero così. Purtroppo i fatti di cronaca in Italia e nel mondo ci suggeriscono altro, paesi in cui la donna non solo è trattata con meno rispetto degli animali da lavoro, ma è vista come un intralcio, come un peso. Questo accade nei paesi arabi e indiani, dove addirittura quando nasce una bambina l’evento viene considerato funesto.
Ma non stiamo parlando del periodo medievale, stiamo parlando di oggi, del 2016, in cui le donne per conquistare qualcosa devono sudare e faticare mille volte di più degli uomini, dove le donne per avere voce in capitolo devono avere le cosiddette “quote rosa” un contentino che non fa altro che aumentare il divario dei diritti tra uomo e donna. Una società in cui la donna è trattata ancora solo come un’incubatrice di bambini, come una colf o come una badante.
Ma questo è solo la parte più rosea della condizione della donna nel nostro paese. Negli ultimi anni sono aumentanti in modo esponenziale le violenze sulle donne e i dati sui femminicidi nel nostro paese sono agghiaccianti. Una donna su tre ha subito violenze fisiche o sessuali nella maggioranza dei casi da parte del partner o di un familiare. Il 2013 è stato un anno nero per i femminicidi, con 179 donne uccise, in pratica una vittima ogni due giorni, dove in 7 casi su 10 gli omicidi sono avvenuti tra le mura domestiche. Rispetto alle 157 del 2012, le donne ammazzate nel 2013 sono aumentate del 14%. Nel 2014 i casi sono stati 152, in cui il 94% ad opera di un uomo, mentre nel 2015 sono state 128 le donne uccise in Italia, prevalentemente dal marito o dal compagno. Inoltre i dati del Viminale, aggiornati al 22 dicembre, evidenziano che sui 411 omicidi totali nel nostro Paese, il 31,13% vede come vittime donne e anche se quelli del 2016 sui femminicidi non sono ancora stati resi noti, già possiamo avere una percezione preoccupante: quante donne già sono state uccise dall’inizio dell’anno? Uccise per aver lasciato il proprio compagno, perché colpevoli di aver deciso la fine di una relazione ed inoltre nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite.
Solo nel 2014 sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le donne straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%): moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze. Le donne separate o divorziate hanno subìto violenze fisiche o sessuali in misura maggiore rispetto alle altre (51,4% contro 31,5%) ed è drammatica anche la situazione delle donne con problemi di salute o disabilità: ha subìto violenze fisiche o sessuali il 36,6% di chi ha limitazioni gravi ed il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio rispetto alle donne senza problemi (10% contro il 4,7%).
Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici ed anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex. Mentre sono circa 4 milioni 400 mila le donne che dichiarano di subire o di avere subìto violenza psicologica dal partner attuale (minacce, forme di controllo, isolamento da amici e parenti, imposizioni) cioè il 26,4% della popolazione femminile in coppia.
Il modus operandi è quasi lo stesso in tutti i casi di femminicidio: la donna che subisce e decide di lasciare ed allontanare il partner che non si arrende all’idea. In seguito inizia un periodo di stalking che viene denunciato dalla vittima che viene poi uccisa, molto spesso in modo violento e rabbioso, il suo cadavere viene “smaltito” come un sacco d’immondizia in canaloni, in boschi o in chissà quale altro luogo.
I femminicidi e le discriminazioni sociali sarebbero riconducibili ad un’unica causa: il mancato riconoscimento della dignità umana e del valore della donna. Ed è per questo che l’8 marzo deve diventare un’occasione di dialogo tra individui, di confronto e di rispetto tra i sessi per arrestare questo terribile fenomeno di violenza sulle donne. Il pensiero corre veloce a Carla di Pozzuoli, incinta e data alle fiamme dal suo compagno, che sta combattendo ancora tra la vita e la morte e a tutte le donne che invece non ce l’hanno fatta.
Non può esistere il progresso per l’umanità senza il coraggio, il contributo e la forza delle donne.
Fonti e riferimenti: