La tavola rotonda della giornata internazionale contro la violenza sulle donne si esprime a gran voce per abbattere i muri del silenzio al Museum Center di Reggio Calabria. La moderatrice Elisa Gambello sottolinea come la violenza sulle donne tocca tutti, indistintamente e indirettamente. Con l’aiuto dello psichiatra Pasquale Romeo si percepisce come, invece, la violenza sia classificabile, spiegando che il femminicidio non è mai fine a se stesso. ma nasconde un percorso involutivo dei rapporti carnefice-vittima, illustrando le forme di violenza e le conseguenze psicologiche che si presentano sulla vittima. Un percorso di violenza che nasce e si sviluppa attraverso l’innamoramento. La donna che riceve violenza non subisce solo una molestia fisica, ma anche, molto spesso, verbale. Subisce una svalorizzazione di sé, un senso di privazione, la difficoltà di concentrazione, depressione, complessità in relazione alla sessualità, paura e sfiducia verso gli altri, apatia e i più frequenti disturbi del sonno. Non sono cose da poco queste. Anzi. Sono traumi difficilissimi da cancellare ed attenuare.
Come afferma la segretaria provinciale Cgil, Mimma Pacifici, la donna può ricevere sostegno grazie agli uffici e gli sportelli di ascolto e si deve operare sulla società per cercare di migliorare la situazione. Valeria Bonforte, presidente dell’Auser territoriale Reggio Calabria – Locri, sostiene questa iniziativa offrendo un aiuto concreto. Non si tratta soltanto una violenza contro una persona, ma contro una società intera. È un problema sociale, che riguarda tutti, ed è la spia di un deficit di democrazia. Perché, qualunque sia la forma, o il luogo dove si manifesta, che sia la casa o il posto di lavoro, la violenza nega alle donne il diritto fondamentale di vivere in dignità e libertà.
Poi Patrizia Gambardella, consigliere onorario di Corte d’appello, racconta di molte donne vittime di un’educazione violenta e parlando della violenza domestica sottolinea i gravi danni che si ripercuotono soprattutto sui minori. Riferisce dei tanti casi in tribunale di minori violentate che necessetiano una prevenzione sulla violenza dei bambini. Indagando poi sulle scuole si scoprono tantissimi altri abusi. Queste violenze specialmente al Sud vengono taciute, perché significa ammettere di aver scelto l’uomo sbagliato: “Bisogna avere la coscienza di non accettare più la violenza”
Rita Amelia Brath del centro antiviolenza Margherita spiega che la violenza si combatte con l’educazione e che bisogna partire dai più giovani. Menziona anche una delle forme peggiori della violenza, il gaslighting che consiste anche solo nel negare, da parte di chi ha commesso un atto di violenza, che gli episodi di violenza siano mai accaduti. Questo tipo di violenza rende le vittime isolate e succubi del ricordo delle violenze subite.
Francesca Mallamaci responsabile del centro antiviolenza Casa Angela Morabito afferma che nel nostro contesto territoriale ci sono molti stereotipi; la donna è colei che sta a casa, e molto frequentemente queste donne sono figlie di padri violenti e contraggono matrimoni con uomini altrettanto violenti. Tra i giovani si verificano spesso episodi violenti: capita di frequente che alcune ragazzine subiscano rimproveri o schiaffi dai propri fidanzatini. Ed è solo partendo dal basso che si possono vincere questi stereotipi, perché non c’è una subalternità e disparità di sessi.
Infine l’artista Domenica Cosoleto, ha presentato il suo romanzo a sfondo sociale “D’improvviso, l’inverno”, in uscita a Gennaio del 2014, una coedizione di Città del Sole Edizioni e del Centro Pierre. La tematica da lei proposta, anche nei suoi quadri che fanno da cornice all’evento, è la manipolazione affettiva.
Il suo progetto artistico e letterario “If invisible were visible” è proprio quello di “rendere visibile l’invisibile”: “La violenza psicologica – afferma Cosoleto – è considerata la violenza che non lascia segni. Ma i segni ci sono eccome. Restano lì anche se non se ne parla, perché non si vogliono riportare alla memoria certi accadimenti, certe parole. Il filo rosso si interrompe e la vittima si ritrova così da sola con le sue paure e i suoi sogni spezzati”
La collezione di opere da lei esposta prende il nome di “Pezzi di vetro 2013″ perché ogni quadro racconta una storia, ogni storia è una vita, ogni vita è fragile.