Violenza=Leggi speciali. Il grande risultato dei black bloc: sarà impossibile protestare
Creato il 18 ottobre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Puntuale come la morte, quando non la si frega suicidandosi, sono arrivate le richieste di leggi e ordinamenti speciali. C’erano nell’aria, come i miasmi del berlusconismo, come i refoli agostani dell’opposizione, come l’effluvio dei profumi più stordenti dopo una cena galante ad Arcore. Arrivano i black bloc. Devastano, indisturbati come sempre, Roma e i politici invocano provvedimenti speciali. Il primo, forse il meno grave, lo ha adottato il sindaco dei parenti ritrovati e sistemati Gianni Alemanno. Per tre mesi nella Capitale niente manifestazioni, niente cortei, al massimo sit-in: tutti seduti e a chi si alza in piedi, sculacciate sul popò. Prima vittima della fresca ordinanza del sindaco lupacchiotto la Fiom: ma guarda tu il destino cinico e baro! Seguendo l’esempio di George W. Bush il quale, dopo la strage delle Torri Gemelle, trasformò l’America in uno stato confederale di polizia, intelligence, spioni e guardia nazionale, anche in Italia si sente il bisogno di dare una stretta alle libertà democratiche fondamentali e si riesuma, come spesso accade quando nelle manifestazioni avvengono fatti come quelli di sabato scorso a Roma, la famigerata Legge Reale. Approvata il 22 maggio del 1975, la legge che portava il nome del ministro repubblicano che la varò all’epoca, si proponeva di combattere il terrorismo limitando e vietando atti e comportamenti che in qualche modo potevano assicurarne l’esistenza e proteggere l’anonimato degli adepti. Erano soprattutto tre le norme attraverso le quali lo Stato si proponeva di combattere il dilagante fenomeno terroristico: l’uso delle armi non solo a scopo di difesa da parte delle forze dell’ordine; estensione del cosiddetto “fermo di polizia” che passò da 48 a 96 ore per la convalida dell’arresto, e il divieto dell’uso del casco e “di altri elementi potenzialmente atti a rendere in tutto o in parte irriconoscibili i cittadini partecipanti a manifestazioni pubbliche”. La Legge Reale inoltre, istituiva una specie di “albo delle armi improprie” nel quale venivano elencati tutti quegli oggetti, anche di uso comune, che si potevano trasformare in corpi contundenti o in vere e proprie armi atte a ferire e ad uccidere. Dai sanpietrini alle aste delle bandiere, dal coltellino svizzero al tagliaunghie per i piedi, tutto diventava una potenziale arma e i possessori erano passibili di ammende e perfino d’arresto. Fino a quando una proposta simile arriva da Bobo Blues Maroni, quello che permette di sparare ai barconi dei disperati e di speronare le carrette marine degli illusi, uno pensa che è normale, ma quando la stessa arriva da Antonio Di Pietro, la sensazione che in questo paese ci sia qualcosa di strano e di venefico nell’aria si fa certezza. Dice Di Pietro: “Non è tempo di rimpalli ma di un’assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per creare una legislazione speciale e specifica che introduca specifiche figure di reato, aggravamento dei reati e delle pene oggi previste, allargamento del fermo e dell’arresto, riti direttissimi che permettano in pochi giorni di arrivare a sentenza di primo grado”. Siamo convinti che in questa intemerata da parte del leader dell’Idv ci sia ancora molto dell’ex poliziotto e dell’ex magistrato, altrimenti non è pensabile che, dopo anni in cui in Italia l’antiterrorismo si è affinato al punto da diventare oggetto di studio per altri corpi di polizia e servizi d’intelligence di mezzo mondo, per fermare quattro delinquenti conosciuti a tutti si debba ricorrere a leggi speciali. A meno che, l’onorevole Di Pietro non pensi di cogliere Berlusconi in flagranza di reato con il cavatappi in mano, il casco di Valentino Rossi in testa e l’asta della bandiera del Milan con la quale solletica Nicole. Un primo, tangibile risultato insomma, quei fascisti della minchia dei black bloc lo hanno raggiunto. Si chiama “limitazione delle libertà personali” ed è uno degli aspetti sul quale puntavano i terroristi per creare intorno a loro il consenso dei cittadini. Nello stesso tempo, però, ci piacerebbe tanto capire cosa potrebbero mai combinare a volto scoperto e senza l’uso del passamontagna o del casco a coprirne i connotati, magari potrebbero ricorrere alle maschere di carnevale o alle facce da zombie di silicone che dilagano per Halloween. C’è anche un ulteriore risultato che i black bloc hanno raggiunto, ma questo solo grazie all’appoggio di una parte della stampa. Sono riusciti a delegittimare la giusta lotta dei No-Tav e a far apparire la Grecia come il ricettacolo degli anarco-insurrezionalisti di tutto il mondo e dell’altra faccia della luna. Chissà come, chissà perché, dopo aver visto le foto scattate dall’alto nelle quali si vedevano i black bloc schierati come una coorte romana, è venuta fuori la notizia che il loro addestramento era stato fatto nei campi dei No-Tav e in quelli degli anarchici greci. Alla fine si scoprirà che dietro di loro aleggiano le figure del “Grande Vecchio”, di Macchia Nera, di Mandrake, di Capitan Uncino e di Pietro Gambadilegno. Corto Maltese no, lui è troppo intelligente e troppo dichiaratamente anarchico.
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